ancora di Genova

Chi guarda Genova sappia che Genova
si vede solo dal mare
quindi non stia lì ad aspettare
di vedere qualcosa di meglio, qualcosa di più.

(da “Chi guarda Genova” Ivano Fossati)

mi sarei dovuto fidare delle parole di un genovese, eppure il naso e lo sguardo tiravano altrove, a rimirare incuriosito, come a cercare di vedere e di capire.
ancora di Genova. ritorno con il pensiero a Genova perché come in quei sogni che lasciano confusi al mattino, a me restano alcune parole da dire, note da appuntare. da ricordare. e dunque faccio uso privato ed improprio del mio blog (me lo concedo), e annoto. sottolineo.
ho ritrovato sul mio taccuino due parole: Caproni – Castelletto
riguardano quella piccola iscrizione all’ingresso della galleria che da Piazza Portello porta all’ascensore di Castelletto, da dove ho abbracciato con lo sguardo la più parte di una Genova ventosa. è forse da quel punto che pare poter rubare “qualcosa di meglio, qualcosa di più”, oltre la vertigine rovesciata dei caruggi e il caotico del porto che si confonde fra mare ed intestini della città vecchia.

Quando mi sarò deciso
d’andarci, in paradiso
ci andrò con l’ascensore
di Castelletto..

Giorgio Caproni è nato a Livorno ma nella città ligure visse gli anni dell’infanzia e della giovinezza. le poche righe di quella targa fanno parte di una poesie più ampia che porta il titolo L’ascensore dalla raccolta Il paesaggio di Enea (Firenze, 1956).

non conoscevo questa poesia e neppure quella contenuta in un volume che mi è “caduto” in mano precipitando dalla libreria di Alice. non le chiamo più da tempo coincidenze.
Litanìa è contenuta nella raccolta Il seme del piangere (Milano, 1959). mi dicono essere troppo “lunga” per la logica essenziale di un blog, per la facilità di lettura, l’agilità o qualsivoglia sciocco comfort che ha a che fare con questi tempi che inghiottono e distruggono. la poesia se ne infischia. e francamente anch’io, perché nelle parole di Caproni c’è la Genova che mi è parso di annusare e che su questo spazio (che si diceva essere mio) voglio annotare.

Genova mia città intera.
Geranio. Polveriera.
Genova di ferro e aria,
mia lavagna, arenaria.

Genova città pulita.
Brezza e luce in salita.
Genova verticale,
vertigine, aria scale.

Genova nera e bianca.
Cacumine. Distanza.
Genova dove non vivo,
mio nome, sostantivo.

Genova mio rimario.
Puerizia. Sillabario.
Genova mia tradita,
rimorso di tutta la vita.

Genova in comitiva.
Giubilo. Anima viva.
Genova in solitudine,
straducole, ebrietudine.

Genova di limone.
Di specchio. Di cannone.
Genova da intravedere,
mattoni, ghiaia, scogliere.

Genova grigia e celeste.
Ragazze. Bottiglie. Ceste.
Genova di tufo e sole,
rincorse, sassaiole.

Genova tutta tetto.
Macerie. Castelletto.
Genova d’aerei fatti,
Albaro, Borgoratti.

Genova che mi struggi.
Intestini. Caruggi.
Genova e così sia,
mare in un’osteria.

Genova illividita.
Inverno nelle dita.
Genova mercantile,
industriale, civile.

Genova d’uomini destri.
Ansaldo. San Giorgio. Sestri.
Genova in banchina,
transatlantico, trina.

Genova tutta cantiere.
Bisagno. Belvedere.
Genova di canarino,
persiana verde, zecchino.

Genova di torri bianche.
Di lucri. Di palanche.
Genova in salamoia,
acqua morta di noia.

Genova di mala voce.
Mia delizia. Mia croce.
Genova d’Oregina,
lamiera, vento, brina.

Genova nome barbaro.
Campana. Montale, Sbarbaro.
Genova dei casamenti
lunghi, miei tormenti.

Genova di sentina.
Di lavatoio. Latrina.
Genova di petroliera,
struggimento, scogliera.

Genova di tramontana.
Di tanfo. Sottana.
Genova d’acquamarina,
area, turchina.

Genova di luci ladre.
Figlioli. Padre. Madre.
Genova vecchia e ragazza,
pazzia, vaso, terrazza.

Genova di Soziglia.
Cunicolo. Pollame. Triglia.
Genova d’aglio e di rose,
di Pré, di Fontane Masrose.

Genova di Caricamento.
Di Voltri. Di sgomento.
Genova dell’Acquasola,
dolcissima, usignuola.

Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.
Genova viva e diletta,
salino, orto, spalletta.

Genova di Barile.
Cattolica. Acqua d’Aprile.
Genova comunista,
bocciofila, tempista.

Genova di Corso Oddone.
Mareggiata. Spintone.
Genova di piovasco,
follia, Paganini, Magnasco.

Genova che non mi lascia.
Mia fidanzata. Bagascia.
Genova ch’è tutto dire,
sospiro da non finire.

Genova quarta corda.
Sirena che non si scorda.
Genova d’ascensore,
paterna, stretta al cuore.

Genova mio pettorale.
Mio falsetto. Crinale.
Genova illuminata,
notturna, umida, alzata.

Genova di mio fratello.
Cattedrale. Bordello.
Genova di violino,
di topo, di casino.

Genova di mia sorella.
Sospiro. Maris Stella.
Genova portuale,
cinese, gutturale.

Genova di Sottoripa.
Emporio. Sesso. Stipa.
Genova di Porta Soprana,
d’angelo e di puttana.

Genova di coltello.
Di pesce. Di mantello.
Genova di lampione
a gas, costernazione.

Genova di Raibetta.
Di Gatta Mora. Infetta.
Genova della Strega,
strapiombo che i denti allega.

Genova che non si dice.
Di barche. Di vernice.
Genova balneare,
d’urti da non scordare.

Genova di “Paolo & Lele”.
Di scogli. Furibondo. Vele.
Genova di Villa Quartara,
dove l’amore s’impara.

Genova di caserma.
Di latteria. Di sperma.
Genova mia di Sturla,
che ancora nel sangue mi urla.

Genova d’argento e stagno.
Di zanzara. Di scagno.
Genova di magro fieno,
canile, Marassi, Staglieno.

Genova di grige mura.
Distretto. La paura.
Genova dell’entroterra,
sassi rossi, la guerra.

Genova di cose trite.
La morte. La nefrite.
Genova bianca e a vela,
speranza, tenda, tela.

Genova che si riscatta.
Tettoia. Azzurro. Latta.
Genova sempre umana,
presente, partigiana.

Genova della mia Rina.
Valtrebbia. Aria fina.
Genova paese di foglie
fresche, dove ho preso moglie.

Genova sempre nuova.
Vita che si ritrova.
Genova lunga e lontana,
patria della mia Silvana.

Genova palpitante.
Mio cuore. Mio brillante.
Genova mio domicilio,
dove m’è nato Attilio.

Genova dell’Acquaverde.
Mio padre che vi si perde.
Genova di singhiozzi,
mia madre, Via Bernardo Strozzi.

Genova di lamenti.
Enea. Bombardamenti.
Genova disperata,
invano da me implorata.

Genova della Spezia.
Infanzia che si screzia.
Genova di Livorno,
Partenza senza ritorno.

Genova di tutta la vita.
Mia litania infinita.
Genova di stocafisso
e di garofano, fisso
bersaglio dove inclina
la rondine: la rima.

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0 risposte a ancora di Genova

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    anche due sole parole sarebbero troppo lunghe
    per chi non ha voglia di leggere o ascoltare
    …o di vedere ed osservare

    genova ti abbraccia
    ti rigurgita ti uccide
    e forse un poco amare

  2. alice scrive:

    e ci si accorge che queste parole così scritte – e i poeti sanno trovare la forma delle emozioni – diventano davvero la lunga scalinata che si snoda in un quartiere
    fatto di vecchiette che tentano un equilibrio tra gradini e sporte della spesa
    e bambini che saltano guardando il mare dall’alto
    quella lunga lunghissima scalinata
    quella lunga lunghissima fatica
    che termina con un premio che è proprio Castelletto, la sua spianata e l’ascensore coi vetri di colori differenti
    per tornare coi piedi per terra in un solo respiro

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