André Mehmari & Gabriele Mirabassi Miramari

ho accresciuto nel corso del mio tempo una forma di sudditanza inconscia per il misterioso suono del clarinetto; un riflesso condizionato, un incantamento da serpente nella cesta, un balsamo per nervi e tempie. mi quieta e mi trasporta altrove, e in fondo, alla musica, non credo di chiedere altro.
e se esiste un clarinetto capace di sobbarcarsi tutti questi poteri mesmerici è di certo quello di Gabriele Mirabassi che vado seguendo nelle sue peregrinazioni apolidi, com’è in fondo la natura del suo strumento. da qualche tempo Mirabassi fa spesso rotta verso il Brasile dove racconta di aver trovato la quadratura del suo cerchio. lo racconta in una breve intervista sull’utimo numero di Mondomix Italia (scaricabile): “In Brasile ho realizzato un sogno. Ho trovato la realizzazione della mia utopia. L’utopia è stata quella di riuscire a trovare un luogo dove si potessero combinare il groove, lo swing, l’improvvisazione e la la melodia con l’approccio cameristico. Questo in Brasile si pratica da sempre ed è normale.
galeotto dell’incontro fra Mirabassi e il giovane (talentuoso) pianista André Mehamari è stato il comune amico (e mentore) Guinga. alcune frequentazioni e scambi di vedute e i due hanno capito che sarebbe potuto nascere un progetto comune; scorribande notturne sulle rive del mare umbro e passeggiate urbane hanno generato titoli e melodie.

Miramari (felice acronimo) vede la luce, autoprodotto, nel 2009. in Brasile per la Estúdio Monteverdi mentre in Italia per la lodevole Egea. 17 brani suddivisi equamente fra i due con l’inserimento di alcune riletture (Guinga, Mauro Aguiar, Simone Guimares) a far da bussola all’orientamento del viaggio.
musica da camera, musica da camera in piena luce e frusciata dai venti di finestre aperte sul mare. colpisce l’equilibrio naturale fra l’inclinazione colta e l’estrazione popolare della tradizione, il senso della misura cercato e voluto. fra choro, valsa e tanta libertà figlia di una tecnica evoluta ed adulta nascono meditazioni intime da annusarsi nella piena olfazione della salsedine.

risulta quasi di troppo l’inserimento, in pochi brani, di una sezione ritmica (Ricardo Mosca alla batteria e Zé Alexandre Carvalho al basso) che riporta l’ensemble a sonorità latin jazz che male si sposano con l’afflato intimo e cameristico del resto del disco.
ma quando i due soli trovano la via reciproca verso la melodia sfuggente il disco riempie le stanze in un pomeriggio di pieno sole. mi scappano dalle dita parole come libertà e lieta malinconia e mi vergogno ancor prima a pensarle che a scriverle: ma da quelle parti si ciondola nel belvedere di questo ponte fra mari reciproci. e tutto è così leggero che ogni mia parola non potrebbe che gravare inutile e superflua.

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André Mehmari & Gabriele Mirabassi Miramari

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0 risposte a André Mehmari & Gabriele Mirabassi Miramari

  1. Lionel Essrog scrive:

    Di Gabriele Mirabasssi ho ascoltato “Canto di Ebano” e “Cambaluc” ma lo trovo poco accattivante e terribilmente noioso….Questo non mi attira particolarmente ma proverò ad ascoltarlo.

  2. borguez scrive:

    benedetta sincerità!
    la carriera di Mirabassi sta ingigantendo col passare del tempo, e i dischi a cui fai riferimento appartengono ad un primo periodo (oramai) sorpassato.
    fermo restando che questo disco (potrà) potrebbe non piacere, mi rallegro ancora per la tua franchezza e la capacità di esprimere un tuo sacrosanto parere.
    discutevo poche sere fa con un amico del fatto che oramai nessuno più fischia (esprimendo disappunto) ai concerti o alle esibizioni artistiche in genere.
    un grande manto omologante sta scendendo sullo spettacolo così come è successo con la politica. tutto è bello, tutto è straordinario.
    il tuo commento è come un fischio proveniente dalle ultime file.
    e io l’accolgo con gaudio – come fosse un applauso!

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