Barbier "Cieco, Cieco" Charles Prévost Linton

amo le canzoni! credo di aver aperto più di un post con questa affermazione perentoria e non giurerei sia l’ultima volta che accade. mi viene facile affermarlo e ancor più semplice ripeterlo! amo quel rapporto emozionale che instauro con le canzoni che incontro, che si appiccicano alla memoria e che difficilmente se ne andranno. la maggior parte di loro segnano il tempo che è passato, i ricordi, altre le emozioni, molte la bellezza intrinseca che portano con loro. oggi vorrei semplicemente parlare di una canzone che mi fa ridere, e basta! credo di non essere il solo ad aver voglia di una risata che esuli dallo squallore e dal pericolo che circonda questa terra italiòta!
due passi indietro allora! chi ricorda lo splendore di quel piccolo film d’animazione dal titolo Les Triplettes de Belleville? spero molti e invidio chi ancora non ha avuto il piacere! lo reputo imperdibile, non fosse altro perchè ambientava vicenda, suoni e memorie esattamente attorno ad un universo che da molto tempo mi circonda. la Francia, Jacques Tati, Charles Trenet, Josephine Baker e il Tour de France. e poi Django Reinhardt, Glenn Gould, Fred Astaire e Bach! era il 2003 (trailer americano) e il film fu presentato al festival di Cannes. da allora credo di averlo visto un po’ di volte e infine anche qualche giorno addietro. non volendo certo raccontare trama o vicenda, mi limito a sottolineare quello di cui, in realtà, volevo parlare: ossia una attenzione al suono che mi ricorda felicemente i film dell’amato Jacques Tati e in più una colonna sonora che si impreziosiva di brani come questo!

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=8UQcGJFFJMA&feature=related]

ma è tutta la colonna sonora ad essere gioiosa e interessante come il film, perfettamente aderente alle scene, a metà strada fra il balordo e la tradizione, in partenza da quel pizzico di assurdo per raggiungere, con non poco stile, una bella coerenza e un disco che si lascia amare anche al di fuori della celluloide. lo ha composto Benoît Charest con la sua chitarra e dal suo Canada e lo ha lasciato vivere affidandolo a vari musicisti ed interpreti (video). tempo addietro lasciai appoggiato sul panoptikum qui a fianco quel disco, qualcuno lo colse (a quello serve) e per i più distratti correrò al riparo ora!

les triplettes de belleville

Les Triplettes de Belleville (Bande Originale) – Benoît Charest

la vicenda del film conduce i protagonisti dalla terra di Francia ad una verosimile New York. nel caos cittadino, fra pedinamenti e inseguimenti, la scena giunge alla bottega di un barbiere. bottega metropolitana, con il comodo sedile affacciato sul traffico e immancabile armamentario da italiano di broccolino!

Immagine 4barbiere cieco, rasatura rapida e perfetta e una radiolina che diffonde nel caotico d’intorno questa canzone…

…e di nuovo rido!
operetta, opera buffa, melodramma, melò e italiano maccheronico, serie irresistibile di luoghi comuni del Bel Paese mescolati alla nomenclatura enogastronomica che ci rende celebri. volgarità, assurdità e pazzia! mandolino, fisa e contrabbasso nel vortice dell’interpretazione di Charles Prévost Linton, un soprano (o forse più baritono?) canadese che se lo cerchi in rete lo trovi a cantare inni nazionali o in foto come questa! ma è il testo, unito all’interpretazione, che suscita le risa. in rete ne ho trovato una versione, ma mi pare che vi siano imprecisioni e punti interrogativi, e del resto non è facile…

Zito maccherone
sono barbiere un po’ più cieco
e c’ho le palle di un grosso toro pronto.
Un toro seduto
che grida “alè guagliò”
e a cavallo su un tarallo vola a Toronto.
Sulla scala di Milano
un guascon (?) napolitano
scappa senza scarpe a cavallo.
Tutto non voler…
tutto non chieder…
e lui grande guaglione (?) e se ne va..
Possessione ossessione
ossobuco pantalone
ha mia moglie militare
“ma non mi spare”(?)
Ha l’illusione di stagione
dell’amore in cucina,
pazzo con il mazzo (?) nella farina.
Un macellaio incazzato
che bordello, ah che guaio!
con parrucca scaloppina bruciatina.
Questa è la verità… è la vita mia,
e i capelli si riveriterà.
Elvis italiano con le basette di lasagna
canta un formaggio un giorno di maggio:
l’alpinismo, realismo,
ditoni mambo e capo di Bombay.
I fagioli mi fanno loffa,
farete un po’ di dolce, Genivoffa?
Senza scarpe di Cosa Nostra,
a cavallo su un tarallo
un barbiere cieco cieco
attenzione o il pennello vi rompe le palle.
A-ha!
Zito maccherone
sono barbiere cieco cieco
e c’ho le palle di un grosso toro pronto.
Un toro seduto,
che grida: “Alè, guagliò”
e a cavallo su un tarallo vola a Toronto.
Sulla scala di Milano
un guascon napolitano
scappa senza scarpe a cavallo.
Tutto non voler…
tutto non chieder…
e lui grande guaglione se ne va…
Tutto non voler…
tutto non chieder…
e lui grande guaglione se ne va!!!

e io rido! penso al timballo di Big Night, al pasticcio colto di Ottocento o ad un nuovo inno nazionale che ci ricopra ulteriormente di ridicolo! rido e mi dico che forse sarà proprio una risata che alla fine li seppellirà, forse non questa, questa per ora fa ridere me, e non è poco!

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5 risposte a Barbier "Cieco, Cieco" Charles Prévost Linton

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    ..c’è da ridere un po’ ovunque… ti ci hanno messo delle foglie (grande)

    • borguez scrive:

      dalle nostre parti si recita l’adagio “vai avanti te, che a me scappa da ridere!”, amara constatazione mutuata da un “fatto vero mai successo”!
      oppure si ride per non piangere…
      diciamo che propendo ancora per la risata pura, quella infantile, in qualche modo innocente!
      Les Triplettes sono dispensatrici di quella risata: basterebbe questo per essere riconoscenti per lungo tempo!

      p.s. e poi Big Night, piccolo gioiello dimenticato di cinema italo-americano, con tanto di enogastronomia, Louis Prima e uno splendido Stanley Tucci!

  2. punck scrive:

    http://virb.com/punck

    si ascolti “from belleville to ravenna”……:-)

    • borguez scrive:

      caro punck,
      ricordavo la piacevole consonanza riscontrata in quel disco che mi donasti personalmente! da fine “auscultatore” dei suoni del mondo non ti sarebbe potuta sfuggire la minuzia e la delizia dei crepitìi e dei mugolìi di quel film!
      mi torna alla mente un vecchio film di Nichetti (era Volere Volare? boh!) in cui faceva il rumorista, ma più che altro mi sovviene la stima che lo stesso Nichetti aveva per Jacques Tati! lo confessò pubblicamente in un convegno organizzato per ricordare Tati, e nello stesso luogo raccontò l’incontro avvenuto in Francia anni prima.
      mi sono dilungato… volevo semplicemente dire: qualcuno di assai esperto di suoni e acuto di ingegno e di gusto dovrebbe prima o poi riprendere in mano la finissima arte di ascoltare di Jacques Tati, e trasportarla in questi anni 2000 così sterili e balordi!
      è solo un suggerimento, ma, visto il mio interlocutore, se non lo faccio ora, quando?
      a presto

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