Blackbird

questa non è altro che l’osservanza e la degna continuazione di una promessa fàttami (a me medesimo) tempo addietro. mi dicevo che mi sarebbe piaciuto affrontare la maestosità di uno dei dischi più importanti della mia vita approcciandolo cautamente, lateralmente e a piccoli passi brevi, per non rimanerne schiacciati e per non affogare in tanta vastità. 30 piccoli passi: così quanti sono le canzoni che lo compongono! ce ne fu principalmente un primo e poi un altro (che in realtà era una visione altra e d’insieme) ed ecco giungerne un ulteriore…

il disco è (e sarà per sempre) The White Album, in realtà intitolato The Beatles, ma universalmente riconosciuto per il candore e lo stupore latteo di quella copertina. 1968 l’anno!

la canzone è la terza del lato b del primo vinile (chè di doppio trattavasi) e porta il titolo di Blackbird. tutta farina (bianca) del mulino di Paul McCartney ma – così come usavano fare – attribuita anche alla penna di Lennon. ma qui c’è solo Paul e la sua chitarra. canzone politica sotto mentite spoglie: si allude ai disordini politici e razziali americani della primavera del ’68, a quelli McCartney dice di aver pensato nel comporla mentre si trovava in Scozia. ammise poi anche di aver scimmiottato la celebre Bourrée in Mi minore di J.S.Bach nella parte introduttiva del brano e di averla usata come prima serenata alla moglie Linda… ma alla fine poco importa!
importa che l’11 giugno 1968 nello studio B di Abbey Road, imbracciando una Martin acustica D28, la registrò sotto l’occhio (e l’orecchio) attento di George Martin, e questo fu il risultato…

lo so, non c’era neppure bisogno di farla riascoltare, ma ci sarà pure qualcuno che non l’ha mai sentita! e in ogni caso è necessario per introdurre l’unico discorso che mi sento in grado di affrontare a proposito di questo monumento della canzone d’autore. eviterò di addentrarmi nella progressione armonica, nell’accordatura e nella diteggiatura. non importa qui!
quello di cui vorrei parlare è la storia di quel pulsare percussivo che accompagna tutto il brano! croce e delizia della curiosità di un adolescente che si arrovellò nel cercare di capire di cosa si trattasse! (riascoltare per i più distratti)
sulle prime (sto parlando di anni ’80) pensai che fosse un graffio sul vinile, ma ci misi poco a comprendere che, per quanto leggermente fuori tempo, non poteva essere. poi pensai ad una percussione di Ringo Starr: ma quale? le note del disco non menzionavano nulla del genere! non poteva essere il pollice sulla cassa armonica della chitarra e neppure un clap di mani (e di chi poi?).
internet, allora, era ben lungi dall’essere immaginata e così i suoi figliocci saggi (Wiki e compagnia bella) e allo stesso modo dvd e cofanetti esaustivi. allora saccheggiai librerie e biblioteche, ma inequivocabilmente risultava che Blackbird fosse stata incisa da McCartney con chitarra e voce (e sovraincisione di cinguettìo). niente di più e nulla da fare! ma quel tamburellare continuava indefesso a segnare i miei ascolti, e, in definitiva, a significarli!

poi, a metà dei ’90, arrivarono le tre antologie (1, 2 e 3) e con esse un cofanetto di 5 dvd dal titolo The Beatles Anthology. onnivoro e accanito acquistai ogni cosa! ascoltai ogni cosa e mi misi d’impegno a visionare tutti quei dvd!
per un curioso, giungere alla fine alla meta del proprio ricercare è un poco come una piccola epifania della perfezione della vita. se poi questo disvelamento (nel caso specifico di questa canzone) conserva una particella di ridicolo e di irrazionale, di banale o di sbeffengiante in sè, allora la vita si rivela per quel è: perfetta e ridicola!

un paio di scarpette da tip-tap, alquanto buffe e bicolore, che picchiettano sul pavimento di legno dello studio.
ecco l’ardire del mio ricercare!
anche questo (e molto altro…) erano i Beatles!
continua…

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0 risposte a Blackbird

  1. SigurRos82 scrive:

    Forte! Ogni tanto me lo chiedevo anch’io cosa fosse quel battito, ma ho sempre dato per scontato che fosse la mano di qualcuno che percuoteva la cassa armonica di una chitarra 😉

  2. Anonimo scrive:

    McCartney, sei un figlio di pu……!!!! Avevo 14 anni, e passavo interi pomeriggi a cercare di imparare con la mia chitarrina fresca fresca le intavolature che settimanalmente venivano pubblicate su Ciao 2001. Una di queste era proprio Blackbird. Comprai l’album bianco proprio per quella canzone, che ascoltavo e riascoltavo, cercando di riprodurre in qualche modo, nel corso degli arpeggi, quel ritmico ticchettio sulla cassa armonica dello strumento, naturalmente finendo alla fantozzi con un tragico intreccio di “diti”……c’era qualcosa che non tornava, e solo ora ho capito cosa!!!!!
    Hermitage

  3. hrudi v. bakshi scrive:

    cerca, cerca, cerca,….e bravo il nostro Ellery Queen!

  4. davide scrive:

    🙂
    (elementare Watson!)

  5. borguez scrive:

    c’è poco da ridere!!!!
    mi ci sono proprio scervellato per un bel pezzo!
    da lì giunge assai più grande soddisfazione!
    e poi qualy Ellery o Holmes… questa è roba un po’ più da sfigati: alla Marlowe, Carvalho o Montale (quello di Izzo)!

  6. borguez scrive:

    Ebbene sì caro Hermitage: chiunque non si sia cimentato nella riproduzione di qualche canzone dei Beatles non sa della frustrazione che proviene dal non riuscirvi!
    ma tant’è…teniamoci quest’eredità di fedeli ascoltatori, che non è poco!

    a proposito: rigiro a tutti una info che mi sobillò in silenzio l’amico Hank!
    L’intero catalogo del quartetto rimasterizzato e rieditato!

    c’è di che esserne lieti, e altri cari euro scivoleranno via!

  7. hrudi v. bakshi scrive:

    cerca cerca cerca….un plauso al tuo perseverare!

  8. borguez scrive:

    …perseverare è diabolico!

  9. linda scrive:

    You were only waiting for this moment to arise…!

  10. zazie scrive:

    Io quel vinile ce l’ho…mi sono sempre chiesta invece : perchè la mela tagliata a metà’?.

    Hai scritto “indifesso”; mi chiedo se è un lapsus.
    Scusami, stasera sono piena di interrogativi stupidi.

    • borguez scrive:

      quel vinile dovrebbero avercelo tutti. dovrebbero insegnarlo nelle scuole così come si insegna dove stavano i boscimani o la tabellina del 7!
      “indifesso” è analfabetismo di ritorno che mi accingo a correggere, non c’era volontà – piuttosto fretta e ignoranza!

      la mela credo abbia a che fare con il nome dell’etichetta fondata dai fab four, che si chiamava per l’appunto Apple. se non sbaglio debuttò proprio in quel 1968!

      a presto zazie

  11. Sonia scrive:

    credevo fosse un metronomo!!!

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