Cabrales

esulo dall’amata e consueta musica per raccontare (a me) una di quelle sturiellet che tanto mi divertono, e nel fare questo inauguro – finalmente – una nuova rubrica (credo si dica tag) che narra di peregrinazioni fra il cibo ed il vino, fra terre e luoghi. si chiamerà Gastronautica, mutuando un poco il felice neologismo del caro Davide Paolini. Gastronautica… oh mia passione mai completamente sedata, mai veramente abbandonata e mai davvero intrapresa come si sarebbe dovuto. come certi viaggi ancora da affrontare, ancora da pensare, ancora da assaggiare…

e dunque parto dal Cabrales! Carneade, chi era costui? appellativo irriverente usato per le strade di Guadalajara? titolo di uno spaghetti western con Klaus Kinski intento ad ucciderne a dozzine? niente di tutto ciò! il Cabrales è un formaggio spagnolo (Queso de Cabrales) prodotto utilizzando latte vaccino, ovino e caprino (insieme, sia ben inteso). La zona di produzione è quella delle montagne dell’Asturia, dove viene fatto invecchiare in alte cave arieggiate dai venti freddi, umidi e salmastri della Baia di Biscay. questa pratica favorisce la formazione delle muffe che gli conferiscono l’aspetto e l’appellativo di blue cheese o erborinato. e l’aspetto con il quale si presenta non è certo meno inquietante di certe inquadrature di Klaus Kinski.
il mio primo incontro con questo formaggio avvenne in un’edizione di Cheese di molto tempo addietro (credo fosse nel 1999). nella grande sala delle degustazioni della manifestazione mi approssimai al banco per assaggiare qualche formaggio sconosciuto. interrogai il mastro formaggiaio al fine di scoprire qualche erborinato particolare, e lui, senza esitare, mi indirizzò sul Cabrales.
certi incontri non si dimenticano. la potenza e la persistenza gustativa di quel formaggio non sono cose che possano lasciare indifferenti. inoltre la sensazione di annichilimento delle papille gustative non permette a qualsivoglia liquido di alleviare la sensazione amara ed astringente. esperienza unica, incontro fatale e aggiornamento immediato della memoria olfattiva.
tale e tanto fu il ricordo che continuai a parlarne, in tutti questi anni, con amici curiosi, cuochi e sommeliers, ma non ebbi mai più il piacere, e l’onore, di assaggiarlo di nuovo.
ma ecco che pochi giorni addietro, due carissimi amici di ritorno dalla Spagna, evidentemente colpiti dai miei racconti passati, si presentano come i magi con sorrisi, soddisfazione e… Cabrales!
lo abbiamo assaggiato assieme stabilendo (e riconfermando per quanto mi riguarda) che pochi alimenti al mondo hanno tanto carattere e persistenza e pochissimi “nemici” liquidi per tentare di costruire un abbinamento. forse solo uno Sherry Pedro Ximénes ha retto qualche round sul ring degustativo, ma ai punti ha poi vinto il Cabrales.
penso che la produzione annua sia assai limitata e se a questo aggiungiamo una non proprio facile appetibilità commerciale ritengo difficile poter incontrare nuovamente il Cabrales in terra italica così facilmente, ma consiglio a chiunque (che sia curioso, sia ben detto) di annotarsi questo nome e di non perdersi l’esperienza dovesse mai un giorno imbattersi nella sua onnipotenza.
io attendo una prossima volta. perché so già che ci sarà. la venganza del Cabrales!!!

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0 risposte a Cabrales

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    ..e dentro!

  2. borguez scrive:

    non credo che hrudi v. bakshi si riferisca esattamente al cabrales!
    ma forse piuttosto al primo presidente bianco degli stati uniti!
    era ora, direi!

  3. hrudi v. bakshi scrive:

    no no pensavo proprio al cabrales.
    amante degli erborinati, ricordo la sensazione
    di qualcosa che non riesce mai a finire e che nulla
    riesce a portarlo via!
    non ricordo dove l’ho assaggiato però

  4. borguez scrive:

    allora è proprio il cabrales!
    pensavo fosse Bush! (ricordo la sensazione
    di qualcosa che non riesce mai a finire e che nulla
    riesce a portarlo via!
    )

  5. marco scrive:

    in quella vita svitata, in quegli anni un po’ tristi un po’ esalta(n)ti, in quei piatti disadorni ma appassionati – nella vecchia osteria di oblomov insomma – il cabrales qualche volta c’era. non te lo ricordi?

  6. borguez scrive:

    questa è ciò che chiamo una bellissima sorpresa!
    ritrovare Marco in questo luogo ameno è davvero un piccolo tuffo al cuore e una montagna di bellissimi ricordi.
    immagino che la tua peregrinazione sia stata guidata da due magi che ti ho inviato in quel di Genova. tempo addietro (era la primavera scorsa) ti cercai per Genova rintracciando i tuoi passi, da un locale all’altro fino a giungere al bellissimo Anciôe Belle Donne. ma era la tua serata libera ed io me ne partivo il mattino seguente.
    cenai e poi ti lasciai un biglietto, ma complice un pinot nero e un po’ di esuberanza non credo che riuscìi ad essere chiaro. mi ero ripromesso di scriverti, ma la pigrizia (che se non ricordo male non debbo insegnarti) ha avuto la meglio. ma ho in programma una prossima visita a Genova e non mancherò di ritrovarti.
    per ora ho la tua mail e non escludo due righe future.
    bello ritrovarti. bello ciò che hai fatto e che stai facendo. bella Genova. bello essere ancora qui a vivere.
    ciao Marco da Marco che in questo luogo si appella con in nomignolo di borguez!
    a presto

  7. borguez scrive:

    ah, dimenticavo… non ricordo esattamente il cabrales in quel di Oblomov ma un sacco di delizie sì, e l’educazione e la curiosità per la quale debbo ringraziare!

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