Cheikha Remitti Aux Sources du Raï

mi ricordo un celebre verso di una canzone di Lennon…Life is what happens to you while you’re busy making other plans! sacrosante parole direi che spesso si associano ad una specie di rammarico o ad un senso di colpa. beh, io a Parigi in quei tre giorni di febbraio del 1994 ci sarei potuto essere. sarei potuto essere all’Institut Du Monde Arabe. edificio amato, magico e meta di ogni mio pellegrinaggio nella ville lumière. sarei potuto essere testimone di un evento straordinario ed irripetibile fortunamente registrato e editato in questo compact disc dalle stesse edizioni dell’Istitut.

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Cheikha Remitti (شيخة ريميتي) o Rimitti (credo a seconda della dizione francese o anglofona) è stata probabilmente la più grande cantante algerina del secolo scorso. di certo la più nota. considerata unanimemente la madre del genere Raï e fornita di una biografia a dir poco leggendaria. al libretto di quest’edizione che consiglio vivamente di procurarsi rimando per le narrazioni di vicissitudini e storie che hanno accompagnato la sua vita.
nei giorni dell’11, 12 e 13 febbraio del 1994 ebbe la sua consacrazione di esule nella città che la aveva naturalmente accolta e che le aveva donato il lustro e lo splendore che una stella di tale portata merita.
3 giorni di concerti accompagnata da quattro fidi musicisti acustici. Nouba Belahcène (derbouka), Abdelkader Medjhari (guellal) Mohamed Hamnache e Cheikh Nedromi (gasba) e quindi Cheikha Remitti al canto ed al tamburello.

ne nacque un concerto ed un disco che trascendono i confini geografici e le epoche musicali con i suoi generi e le costrette classificazioni. lo stesso anno Robert Fripp e l’establishment commerciale si accorsero di questa perla rara e tentarono di farla splendere fra produzioni e strumentazioni “occidentali”. ne nacque Sidi Mansour da molti considerato il capolavoro della Remitti. dissento, ma gentilmente. io davvero preferisco la purezza di quel live.
preferisco il mistero e la profondità di quella voce ancor prima di scoprire le tematiche sociali di cui canta, la vicenda che trasporta il Raï e le implicazioni politiche di una terra martoriata di Algeria. preferisco un suono che riconcilia con la musica tutta e non mi addentro oltre nel descrivere ciò che in realtà andrebbe davvero solamente ascoltato.
ciò che dico è che questo disco andrebbe cercato e fatto proprio, conservato come un pezzo di mondo da tramandare. è il suono di uno spigolo di storia che si riflette ovunque trasportato da quel canto e dalla presenza immensa di una sarcedotessa.
…e aggiungo solo che quel giorno a Parigi davvero avrei voluto esserci!


Cheikha Remitti Ya Lem-Mima (La Mère)

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