Cüneyt Sepetçi & Orchestra Dolapdere
Bahriye Çiftetellisi

credo si debba essere grati a musicisti come Jeremy Barnes! grati oltreché alla musica dei suoi A Hawk and A Hacksaw (naturalmente assieme alla sodale Heather Trost, sia ben detto) anche alla sua missione di etnomusicologo curioso che esercita in qualità di fondatore e boss della sua etichetta L.M. Dupli-cation. grati perché il costante perigrinare per il mondo in un never ending tour del suo gruppo viene però espletato con l’orecchio attento del musicofilo innamorato delle musiche turbolente che infestano i balcani (per tentare una definizione in genere). e quindi se da una parte si suona e si viaggia, dall’altra si ascolta e si annota e magari succede pure che si riesce a portare in studio di registrazione chi uno studio di registrazione non l’ha mai visto per indefessa vocazione alla strada ed un’esistenza ribelle, scarmigliata e gitana.
nell’estate del 2012 A Hawk and A Hacksaw sono ad Istanbul: un buon informatore li spinge nel quartiere di Dolapdere dove vive la maggior parte dei rom stabilitisi in città. fra questi vi è un musicista che da quattro generazioni porta avanti l’arte sublime del clarinetto rom, di padre in figlio fino a giungere a lui, come un griot africano, attraverso le migrazioni che hanno spinto il suo popolo dalla Tracia (Thessaloniki) fino alla Turchia in seguito allo stesso conflitto che “espatriò” anche la musica rebetika dal suo territorio d’elezione. è così che la grande comunità dei rom turchi ha nel quartiere di Dolapdere la sua più vivida e colorita rappresentazione e nel baffuto Cüneyt Sepetçi il clarinettista più rappresentativo delle musiche di queste genti.

musiche che hanno attraversato terre ed acque spostandosi assieme ad un popolo errante e dromomaniaco: musiche che hanno innervato le tradizioni popolari incontrate e rubato da esse trasformandosi, imbastardendosi e mutando per non morire. dentro il caleidoscopio inebriante della musica di Cüneyt Sepetçi e della sua Orchestra Dolapdere la tradizione rom si mescola con canzoni popolari albanesi, macedoni e spagnole adattate alle sonorità e ai ritmi turchi del luogo del provvisorio stanziamento.
il clarinetto di Cüneyt Sepetçi è accompagnato da musicisti rom che popolano il quartiere. un violino, un oud, una darabouka e un tapan a reggere i ritmi indiavolati ed un qanun a speziare le musiche con gli stessi profumi che in altri luoghi più a nord emana il cymbalon.

Bahriye Çiftetellisi (L.M. Dupli-cation, 2013) è il frutto di questa seduta di registrazione dove per la prima volta questo gruppo ha avuto l’opportunità di incidere le musiche che da molti anni portano per le strade a celebrare le cerimonie, i matrimoni, le circoncisioni ed ogni tipo di festeggiamento degno di chiamarsi tale. un’istantanea inebriante di un suono sublime, selvatico ed elegante al medesimo tempo: irrequieto ed errabondo come il destino delle genti che lo hanno generato, sinuoso e regale come le epopee del più fiero dei popoli.
per le orecchie di chi scrive questi suoni sono il più immaginifico viatico alle scorribande fra illusioni di viaggio nel tempo e nello spazio, e Jeremy Barnes sfonda qui una porta già ampiamente spalancata del mio ludibrio. mi auguro sia l’inizio di una bella migrazione sonora anche per chi avrà voglia di intraprenderla. buon ascolto.

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