DMCA

in data 26 ottobre 2009 ricevo una comunicazione da parte dello staff di WordPress relativa ad un mio post di qualche giorno addietro: Yoñlu (fra) Dylan (e) Cohen! mi avvertono di una notifica di violazione sul copyright a loro giunta da parte della DMCA! post classificato come privato e a tutti gli effetti bloccato, blog inabilitato a qualsiasi tipo di editazione e richiesta di comunicazione immediata con lo staff direttivo di WordPress!

sulle prime non ho ben capito se dovevo essere spaventato oppure orgoglioso di tanto interesse! poi ho capito dove stava il problema: in quel post erano (volutamente) linkati gli indirizzi per scaricare i tre dischi in questione (fra i quali l’ultimo di Dylan). una rapida esplorazione fra rete e fonti mi ha permesso di capire che era proprio la strenna natalizia del menestrello di Duluth l’oggetto che aveva attratto tanto interesse (e astio iracondo)! un paio di mail cordiali con lo staff di WordPress e la promessa (a mo’ di scolaro riammesso a scuola dopo una sospensione) di cancellazione di quel post!
se qualcuno si stesse chiedendo per cosa stia l’acronimo DMCA glielo svelo subito: Digital Millennium Copyright Act! senza rispolverare qui questioni già discusse in passato ho educatamente obbedito e mi è però soggiunto un pensiero buffo: proprio Dylan vo’ dicendomi! quello di The Times They Are A-Changin’! evidentemente i tempi non sono ancora maturi affinchè questi signori possano capire che vanno combattendo una battaglia che loro stessi hanno voluto perdere! vabbè… ma siccome le mie parole sono ben più importanti delle loro censure ho deciso di ricopiare diligentemente quel post (in questo): omettendo naturalmente quei link incriminati, va da sè, ma se qualcuno volesse sapere di quali link si trattava è bastante che mi scriva alla mail qui a fianco!

Yoñlu (fra) Dylan (e) Cohen

la casualità nasconde sempre un mistero! non credendo alla casistica o al fato, a indistruttibili tesi devozionali o monoteismi di ogni sorta, mi rifugio solitamente nel labile raziocinio e tento di tirarci fuori uno straccio di senso, buono per l’istante e friabile al corso degli eventi! ne nascono tesi bizzarre e pressoché inutili dietro le quali costruisco una scuola di pensiero che non avrà discepoli o seguaci.
di questo ragionavo proprio mentre mi vedo giungere contemporaneamente tre dischi, nel medesimo spazio di un pomeriggio di uno stesso giorno. casualità o chissà che altro? i pensieri si aggrovigliano agli ascolti, i motivi nascosti dietro in fila indiana e punti interrogativi ed ipotesi a germogliare come verze! che ci farà mai l’esistenza interrotta e gracile di un ragazzino brasiliano nel bel mezzo delle rughe e dei brontolìi di due dinosauri della canzone? una geometria spuria, un podio senza gradini, un triangolo scaleno?
A Society in Which No Tear Is Shed Is Inconceivably MediocreYoñlu è il nickname che scelse Vinicius Gageiro Marques per intraprendere il suo cammino dentro una rete globale che si è rivelata principio e definitiva cristallizazione della sua esistenza in divenire. la sua vicenda, tanto tragica quanto metaforica, rappresenta probabilmente il primo caso di partenogenesi della rete. un talento geniale e sapiente che dalla rete ha ricevuto tanto quanto le ha donato, esistendo in essa e ad essa affidando ogni afflato di creazione e memoria. Porto Alegre la sua città, il Brasile la sua culla. multistrumentista e poliglotta, la scaltrezza di un hacker e il gusto splendido e acerbo dell’adolescenza. tracce casalinghe registrate e gettate in rete, ballate, pasticci tropicalisti, rumorismi e una voce già adulta e conscia. non sarà difficile riconoscere affinità e passioni del ragazzo e neppure stupirsi della sua matura manualità con la materia musicale. David Byrne e la sua Luaka Bop avranno di certo annusato la parentela che lega questo virgulto del genio sudamericano con le attitudini dell’etichetta: è nato così A Society in Which No Tear Is Shed Is Inconceivably Mediocre (un plauso al titolo), insieme debutto e definitiva eredità di una genialità fotografata nel suo gesto primigenio!

chissà come e perché questo giovanotto arriva dalle mie parti assieme a due palafrenieri della canzone? quale il nesso?
Leonard Cohen
e Bob Dylan come numi tutelari o come parabole compiute di quel talento di cui Yoñlu ha incarnato solo il principio? testimoni ed esempio fulgido di cosa sarebbe potuto essere…
frontnel 1970 all’Isola di Wight, Cohen aveva barba e capelli incolti, un’impermeabile blasè da esploratore di savane metropolitane e l’attitudine freak che in quel tempo contagiò chiunque. svogliato e malinconico anche l’approccio fra preghiere e prese di coscienza, pronto a sfottere se stesso e il pubblico. sentimentalismi da amore cosmico e ensemble musicale da comune aperta: ma più che l’età adulta (36 allora) furono le sue canzoni a stagliarlo netto nel contrasto con la scena che lo circondava. canzoni di una solidità marmorea che con il senno di allora sono giunte fino a questo 2009 e ancora altra strada hanno di fronte. il disco, acustico e bellissimo, è l’ennesimo breviario di medesime preghiere, conosciute e mandate a memoria, eppure splendide e straordinarie a collocarsi in un luogo dove forse il tempo non ha più diritto di legislazione.

Cohen che giunge da un lontano 1970, Dylan che si appropria del prossimo Natale raccontando dei suoi precedenti ed il piccolo Yoñlu che decide di congelare al freddo del tempo le sue fragili composizioni. assieme e nel medesimo istante del mio tempo: una casualità? o piuttosto una trinità simbolica?

Bob Dylan - Christmas in the HeartBob Dylan si nasconde dietro la benificenza per gratificare un suo sogno inconfessabile: cantare le canzoni che ha ascoltato nell’infanzia dei suoi Natali! ricantarle con i campanelli, i cori e tutta la melensaggine che di solito le accompagnano, ma attenzione: questo è Bob Dylan! è pur sempre il testardo bastian contrario, quello pronto a fare esattamente ciò che non ci si aspetta da lui: e allora eccolo riprendere 15 classici di Santa Claus e sporcare il candore della neve con la sua voce e la sua andatura sghemba. Christmas In The Heart è esattamente ciò dovrebbe essere: canzoni natalizie, tutto qui! le critiche ed i delatori faticano un poco a farsi ascoltare… è di pochi mesi fa l’ultimo disco di Dylan e non mi pare si possa discutere: perchè dunque pretendere da questa ennesima strenne che ci venga raccontato qualcosa del Natale che in realtà non esiste! ciò che esiste è la trita tradizione, e la tradizione ha quel suono e quell’apparato caramelloso irrinunciabile: ma a ben auscultre (a parer mio) vi sono pure felici intuizioni e gradevoli pensate sul piano degli arrangiamenti!
ammessa dunque la lodevole causa che va a sostenere, ammesso pure che non vi era esatta necessita di un’ennesima raccolta natalizia e dato per assodato che ogni disco di Dylan da qui a venire sarà da prendere come manna: sommando l’ordine di questi fattori mi rallegro per questo disco e mi allieto all’idea che non si finisce mai di sorprendersi e di fallare (come fa Dylan amrevolmente).

Yoñlu (fra) Dylan (e) Cohen: mi scervello per risolvere la sciarada della casualità, e nel mentro ci ragiono, me ne rallegro e la chiamo epifania. se qualcuno ha altre idee son pronto ad ascoltare…

Questa voce è stata pubblicata in 2009. Contrassegna il permalink.

0 risposte a DMCA

  1. SigurRos82 scrive:

    Cavolo, in effetti mi stavo domandando dove fosse finito il post O_O

    Incredibile…

    P.S.: nel caso ti fosse sfuggito il link al forum in cui scrisse Yonlu, lo ri-posto qui di seguito 😉

    http://www.rllmukforum.com/index.php?showtopic=127772

  2. borguez scrive:

    Incredibile, sì!
    è anche curioso che io e te stessimo parlando proprio di É proibido proibir!
    detto fatto!

    ci sarebbero un sacco di cose da dire, ma io mi limito ad un grazie a te ed anche a una buona serata!

  3. hrundi v. bakshi scrive:

    !

  4. Lucien scrive:

    Si rendono ridicoli. E’ capitato anche a me tempo fa e neanche per un album intero, ma per un solo brano e per giunta di un gruppo emergente e che quindi ha bisogno di farsi conoscere. Delle volpi sono.

    • borguez scrive:

      vogliono svuotare il mare con un secchiello!
      l’impresa ha del visionario e del chisciottesco: sarebbe in qualche modo apprezzabile e sostenibile per la sua natura coraggiosa e ribelle!
      peccato solo che sia dalla parte sbagliata della barricata!
      ciò che più mi duole e che non si rendono conto di essere i responsabili!
      mah…..!
      che vuoi aggiungere?
      grazie del sostegno,
      a presto Lucien

  5. costantino scrive:

    ….AAAhhh!! Ora ho capito cosa erano quelle sirene spiegate che si sentivano per tutta Ravenna l’altro giorno!! Ma sono venuti a “prenderti” a casa? Sei uscito con un giornale sul volto? Ti hanno fatto accomodare in auto tenendoti una mano sulla testa? …Se ti dovesse servire un legale…sono pronto!!

    Una censura coi tempi che corrono…carissimo borguez…equivale ad una consacrazione!
    …Anzi colgo l’occasione per ringraziarti pubblicamente del tuo splendido lavoro, della tua bellissima scrittura (molto fisica!) e di tutta la splendida musica che ci fai ascoltare e che ci regali!!

    Concludo con un potente e sonoro grido…..BORGUEZ LIBERO!

    • borguez scrive:

      grazie Costantino,
      mi fai sentire un’irredentista di me stesso, un tupamaros della rete!
      censura = consacrazione (non è male questa)
      ringrazio te per il sostegno indefesso (non è una parolaccia) e illimitato!

      in ogni caso si continua: che altro si può fare?

      • alice scrive:

        altro che detective della musica ingabbiata… dovrebbero venirti a cercare i poliziotti paracadutisti alla ricerca dell’apostrofo libero… ihihihihihihihih

  6. Fabio scrive:

    Dischi accostati anche in una collonina da Rough Trade questa settimana.

    Sulla questione ho sentimenti contrastanti, come ben si addice a un uomo di mezza eta’ cresciuto a pane e vinile e incapace ormai di considerare la musica scissa da un qualsiasi supporto manufatto.

    Invidio le nuove generazioni senza alcun desiderio di appartenervi. E’ grave secondo lei dottor Borguez?

    Parliamo di musica, va.

    • borguez scrive:

      Parliamo di musica, certamente!
      anche i miei sentimenti sono spessi contrastanti, ma assai di più impotenti! infatti fatico ad assumermi colpe o ad organizzare difese partigiane: mi sento sinceramente più vittima che carnefice! anch’io cresciuto, come te, a pane e vinile: ma anche a cassette!
      e in fondo mi chiedo in che cosa fosse realmente differente la cassetta (tape) dell’epoca da ciò che oggi si fa on-line! non troppo….

      per quanto riguarda i sintomi d’invidia mescolati al rifiuto d’appartenenza, il medicone che è in me rimanda ad una massima che mi ripete spesso un amico poco più adulto di me…
      L’importante è essere vecchi dentro!

      p.s. grazie delle tue parole. io so che un giorno o l’altro giungeremo a farle di persona. per ora aspetto. io so aspettare.

      (sai che non ho ben compreso qualla dei dischi accostati da Rough Trade)

  7. Fabio scrive:

    Ti rispondo un po’ al volo, attendendo anche io di parlare un po’ di persona. Tra l’altro Michela adesso vive una parte consistente della sua vita a Ravenna, e non la vedo da almeno due mesi (ma la vedro’ al concerto di Gilberto Gil tra 2 settimane).

    Da Rough Trade ci sono delle colonnine con una cuffia. In base al numero, puoi scegliere quale disco ascoltare. Ce ne sono molte, tipo 10 o 12 e ognuna contiene 3 CD. In una di queste colonnine hanno accostato Dylan e Cohen. Questo volevo dire.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.