Fernande

ora, mi sia concessa una doverosa premessa.
lungi da me l’idea di cavalcare l’onda del gossip o del voyeurismo nazional-popolare e pure quella di occuparmi di politica sbeffeggiando o sciupando tempo a rincorrere vizi e vizietti di onorevoli, presidenti e relative consorti, ma il fatto è che amo Georges Brassens e le sue canzoni e cercando e ricercando in rete mi sono imbattuto in questo…

[youtube=http://it.youtube.com/watch?v=f03KAiuMVRw&feature=related]

ora, di nuovo, io non so bene a quando risalga questa interpretazione e direi che poco importa e non vorrei neppure addentrarmi in un giudizio critico della carriera canora di Carla Bruni (peraltro dignitosa), ma quello che so è che chiunque interpreti o riproponga il canzoniere di Brassens merita a prescindere la mia ammirazione. lo hanno fatto tempo addietro Fabrizio De André e Nanni Svampa, ed ora tocca pure alla Bruni, niente da eccepire. perché Brassens andrebbe insegnato nelle scuole, reso obbligatorio come qualcuno vorrebbe fosse per il battesimo o rispolverato e riletto ogniqualvolta si vuole comprendere o ridere della natura umana. e se a questo aggiungiamo che il brano interpretato dalla première dame francese è Fernande, la cosa diviene assai curiosa.
breve sinossi per esplicare a chi non ne conoscesse il testo:
la visione di Fernande procura a Brassens un inevitabile segno di gradimento squisitamente maschile e la stessa cosa succede quando compaiono Felicie e pure Léonore, ma ahimé, quando appare Lulù il fatto non si ripete più. e questo ritornello assai cantanticchiabile diventa il trastullo del piantone di sentinella, del guardiano del faro, del semiarista, del milite ignoto fino a divenire l’inno nazionale di tutti i solitari.
Brassens descrive il fenomeno “emotivo” con l’espressione “je bande”, e una rapida scorsa al dizionario di francese farà propendere l’esatta traduzione ben oltre i due transitivi “bendare” e “fasciare” fino a giungere a “irrigidire”, che mi pare quanto di più probabile intendesse il poeta. non sarà dunque difficile intuire poi cosa significhi bandaison, che, appunto, non si comanda affatto.
ascoltare questa canzone reinterpretata (pure bene, direi) con viso un po’ furbo e ammiccante da colei che si è ritrovata ad essere prima dama di Francia fa un po’ sorridere e rincuora sulle capacità autoironiche della signora. certo non ha cantato Mélanie, e vorrei vedere pure!, ma merita comunque il mio plauso.
a questo proposito mi sovviene pure una preoccupante coincidenza fra canzoni d’autore francesi e celebri personaggi politici. c’era una volta un cantante che esibiva le sue doti melodiche sopra navi da crociera e che interpretava assai bene (bisogna dargliene atto) Que reste-t’il de nos amour di Charles Trenet e Das mon ile di Henri Salvador, ma che poi purtroppo ha deciso di cambiato mestiere. ahimé, e aggiungo pure vabbè! si indagherà su questo curioso legame….

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12 risposte a Fernande

  1. borguez scrive:

    dimeticavo un doveroso appunto per chi non sapesse.
    il padre dell’interprete di cui sopra è stato, fra le altre cose, compositore moderno di autorevole pregio.
    Alberto Bruni Tedeschi
    per la precisione, o forse per la cronaca…

  2. alice scrive:

    curiosando e immaginando potesse succedere, incontro nella “rete francese” divertenti, interessanti, lodevoli tentativi di scartavetrare fino all’osso questo morceau.
    allora c’è chi spiega chi è Félicie e come Brassens non potesse non citare chi ne aveva già cantato:
    Félicie Aussi di Fernandel
    e allora chi era Lulu, che non lo faceva bander?
    pare potesse essere un uomo. ebbene sì. un uomo, il padrone della cantina di Rodez dove Brassens capitava per bere Marcillac. o almeno questo ipotizzano gli amanti delle parole di questo inventore d’Oltralpe. solo un uomo dunque poteva questo, a quanto raccontano.
    qualcun altro si avvicenda in Rabelais, per spiegare che fu il primo a dare a lanterne il significato volutamente equivoco di ciò che immaginiamo possa sembrare una lanterna.
    ma accurato e puntuale è chi accosta il bander al vivere.
    verbo intransitivo, urlano. non si comanda, non si decide, lo si subisce, lo si accoglie, come “vivere”, come “morire”.
    e allora prende piede la metafora che si impone e che spinge a poter affermare che in fondo Mon Dieu, je bande encore… Caro Dio, io vivo ancora.

    un bel link: Analyse Brassens.com

    pas mal

  3. borguez scrive:

    prezioso commento, Alice.
    perché rilancia, completa, incuriosisce e porta ancora oltre il ragionamento.
    per solo fatto di vedere Fernandel, per scoprire di un “marcillac” e per giungere all’amato Rabelais, fino a quel sito doveroso per un grande poeta. interessante davvero.
    e dunque, siccome la curiosità è pungolata, la materia è viva e, è ben certo, l’arte di Brassens è assai viva, non resta che considerare e sbottare in un “Mon Dieu, je bande encore…”

  4. Toni scrive:

    Nanni Svampa:anche lui ha interpretato Fernande.L’ho sentita molto tempo fa in televisione,ma sfortunatamente non sò il titolo in italiano ne se Nanni l’ha incisa.Se qualcuno ne è a conoscenza mi farebbe cosa gradita. Quand pensi a la Cesira el me tira…

    • borguez scrive:

      grazie della visita Toni!
      non sbagli! anche Nanni Svampa (dei gloriosi Gufi – e qui mi tocchi il cuore) ha interpretato questa canzone, e insieme a questa molte altre di Brassens, che lui stesso considera il suo maestro. il tuo commento giunge opportuno a rispolverare una ricerca che avevo accantonato. possedevo una vecchia cassetta (tape) con qualche canzone tratta da un vinile che consideravo oramai disperso “Nanni Svampa canta Brassens”. pensavo di non trovarlo più…e invece!
      Nanni Svampa canta Brassens

      visto il prezzo mi sa che ne approfitto per recuperarne una copia…
      grazie del suggerimento e dello stimolo.
      a presto Toni

  5. Toni scrive:

    Grazie della risposta. Io continuerò a cercare il titolo in italiano,se lo scoprirai sarai così gentile da comunicarmelo? Grazie ancora:Ciao

  6. Toni scrive:

    Ho trovato finalmente dove è pubblicato il brano tradotto da Nanni Svampa,Fernande,con il titolo in italiano:La Cesira.Quando l’ho ascoltata io(molto tempo fa..)era cantata in milanese.Non sò se in questa raccolta è cantata in dialetto o in italiano.Comunque il titolo è:Donne,Gorilla,Fantasmi e Lillà.Del 2004 da Recording Artist.Ho visto il prezzo su internet ed è un pò caruccio però: 37 €.Ciao.

    • borguez scrive:

      ottimo lavoro!
      quel prezzo è assai caruccio, ma ho fiducia nelle risorse infinite della rete!
      mi metto alla ricerca. non si sa mai!
      a presto,
      grazie!

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