Franco Carlini

era mia intenzione oggi di parlare di tutt’altro argomento e raccontare di diverse questioni, ma la radio all’alba e poi il giornale più tardi mi rinfacciano la stessa triste notizia della scomparsa di Franco Carlini. per molti potrebbe essere un emerito sconosciuto, così come lo siamo un po’ tutti, per me, per quelle strane vicende che accadono agli esseri umani, era quasi fraternamente familiare.

fino a pochi istanti fa non ne conoscevo neppure il volto, eppure la sua voce e le sue parole hanno accompagnato così tanti istanti della mia vita da non poter rimanere indifferente a notizie come queste. dai microfoni della mia amata RadioTre la sua voce calda e conciliante ha per così tanto tempo raccontato di vicende a me estranee, di questioni scientifiche in genere e di argomenti di cui ero a digiuno. RadioTre Scienza era anche una sua creatura che lasciavo entrare discretamente nella vita privata del mio appartamento così come permettevo alla sua intelligenza di contagiare un poco la mia, conscio dell’altissima levatura e finezza della sua.

questioni antropologiche e psicologiche, puramente scientifiche o tecnologiche, approfondimenti sul mondo web o delizie enogastronomiche, ogni cosa era affrontata con un’eleganza antica eppure modernissima, spiegata ai profani con quella capacità rara che hanno i grandi oratori. inoltre ritrovarlo sempre più spesso sulle pagine del Manifesto mi dava la misura di quanto non stessi affatto sbagliando, di quanto si fosse creato un circolo virtuoso nel quale mi piaceva farmi accogliere. e forse è proprio per questo che lascio la parola, commossa, a chi ha realmente lavorato e vissuto con lui, condividendo battaglie e idee, pensieri e sogni. Mariuccia Ciotta, co-direttrice del quotidiano comunista, lo ricorda così oggi sulle pagine del suo giornale…

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Franco era la stella di una costellazione di passioni, affetti, curiosità, di una tribù che aveva come obiettivo “cambiare il mondo”. E questo mondo da cambiare lo scovava ai margini delle notizie, tra una riga e l’altra, lontano dalle cattedre, lui che era stato docente di cibernetica e di biofisica. Franco non era solo ricercatore scientifico, giornalista, teorico del web, analista politico, ambientalista. Non solo applicava conoscenza e competenza per interpretare i fatti del mondo, dalla tortura ai social network, dai conflitti del lavoro alla democrazia della Rete, dalla privacy, come diritto e trasparenza, alla giustizia fino alla psicologia della percezione visiva e all’economia della felicità. Era così giovane dentro.

Per me, per noi, non è facile raccontare com’era perchè non c’è passato che lo rappresenti. Franco era l’intelligenza di un futuro all’opera, entusiasta di sfidare i rapidissimi mutamenti globali. Sapeva che di questi tempi era necessario anticipare l’avversario, studiare le mosse del mercato mediatico e delle grandi corporation, frastornate dal cambio antropologico dei consumi, per azzardare ipotesi di rivoluzioni non solo virtuali. Come fare della “pirateria di massa”, ribellione alle censure, gabbie informatiche, divieti, una forza di individui capaci di progettualità, di antagonismo alla proprietà dei mezzi di produzione materiale e intellettuale.

Avevamo in progetto con Franco un nuovo settimanale del Manifesto, dedicato ai temi della globalizzazione e dell’ambiente, dove avrebbero trovato spazio le sue preziose pagine di chip&salsa, arricchite dall’esame critico dei tanti neo-gioielli tecnologici da smontare in mille pezzi, e anche il suo gusto per lo Slow Food, avversario del saccheggio di risorse e di energie del pianeta.

Franco era qui, molto presente, in questi ultimi anni e in queste ultime ore, nonostante le sue mille attività. Sempre vicino, anche se la sua voce mi arrivava da Genova, una voce musicale, andante con brio, che risuonava sulle frequenze di RadioTreScienza, programma che conduceva periodicamente. Le sue “lezioni” erano, per chi ascoltava, un grande piacere perchè rendeva complici, unpo’ più sapienti con il suo modo di spiegare con semplicità sistemi complessi. Per la radio veniva a Roma, e alloraecco Franco in via Tomacelli, sottile ragazzo con il giubbotto, fonte di idee spericolate eppure saggio, dolce eppure furioso quando c’era qualcosa che “prorpio non si doveva fare”. In lui riconoscevo la bellissima innocenza del “giustiziere”, di chi si mette in gioco e combatte.

Senza di lui se ne va una parte di noi, non tanto della nostra storia, ma del nostro difficile domani. E’ per noi che piangiamo oggi. E per riaverlo non ci resta che cliccare sul web “Franco Carlini” e tutti i suoi messaggi e i suoi pensieri compariranno per accompagnarci in quel suo cyber-spazio sospeso tra cielo e terra.

 

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0 risposte a Franco Carlini

  1. maud scrive:

    ma quanto sono ganzi i fisici?!

  2. diego scrive:

    Franco Carlini R.I.P.

    col massimo rispetto, ironia della sorte (o della morte), sul manifesto manca storicamente la pagina dei necrologi. Voglia questo blog farvi da appendice?

  3. borguez scrive:

    ho come la vaga impressione che qualche volta tu mi prenda per il c. (cuore) e punzecchi infingardo e bizantino, ed io, amorevolmente, sto al gioco…
    effettivamente il quotidiano non ha la pagina dei necrologi anche se purtroppo tutti i giorni è zeppo di tristi notizie. fra attori dimenticati, misconosciuti jazzisti e emeriti sociologi, immancabilmente qualche notizia del genere vi è sempre!
    nel caso odierno si tratta davvero di una grave perdita per la comunità intellettuale tutta e forse non sono riuscito, sull’onda emozionale, a trasmettere quanto la sua “presenza” mi fosse familiare e presente.

    da molti anni, come mi ha insegnato il mio maestro, osservo la pratica di allontanare gli intrusi dalle proprie emozioni (in questo caso le mie), e quindi diviene assai più doloroso vedere partire chi in questa mia intima sfera emozionale e intellettuale aveva uno spazio privilegiato nutrito di univoca fiducia e contiguità politica.
    è lutto anche la perdita di una voce, di una parola scritta…

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