Geraldo Pino & The Heartbeats Heavy Heavy Heavy

ho una strana memoria a scaglie, porzionata e scomposta. sghemba e dissociata. si imbeve come una falda freatica e rilascia informazioni a suo piacimento. io la nutro di appunti, neuroni morenti e briciole di Pollicino. non saprei raccontare come funzioni esattamente, ma funziona. riemergono gangli dispersi e riaffiorano vecchi vascelli sommersi proprio mentre dimentico volti, nomi e chiavi. bighellonare in rete non sono certo che aiuti. tutt’al più esaspera.

il nome di Geraldo Pino (si può dimenticare un nome così?) gira in memoria da un po’ di tempo. da quanto mi capitò di ascoltarlo a notte fonda sulla mia radio preferita dopo aver letto qualche giorno prima della sua scomparsa. le solite non-coincidenze alle quali fingo di non fare più caso. mi procurai il disco in questione e restai basito e rincoglionito nella meraviglia. una di quelle (ri)scoperte che mettono in pace l’ingordigia musicale con la mia curiosità!
ma le liete sorprese non finivano lì!
è proprio mentre mi accingo a scrivere due righe in questo luogo che mi accorgo che meglio di quanto io potessi, e assai più competentemente, qualcuno ne aveva già scritto. Giulio Mario Rampelli non credo sia un nome nuovo per chi frequenta queste sponde. la sua passione passione per l’Africa e la sua cultura, il suo prodigarsi per la diffusione di quella musica e il blog T.P. Africa sono una delle fortune che mi sono capitate inoltrandomi in questa avventura in rete. la fortuna di aver fatto la sua conoscenza e di poter contribuire a sostenere le sue iniziative.
è per questo che mi permetto di copiare ed incollare la sua recensione apparsa tempo addietro su Music on TnT. con il suo permesso e con il mio sentito ringraziamento.

pino_gerald_heavyheav_101bGeraldo Pino & The Heartbeats
Heavy Heavy Heavy

di Giulio Mario Rampelli

“Stavo suonando Highlife Jazz – disse una volta Fela Kuti – quando Geraldo Pino venne in città, nel ’66 o poco prima, portando il suo soul. Era qualcosa che stava al di sopra di tutto. Portò con sé in città la musica di James Brown, cantando “Hey, Hey, I feel all right”, con un equipaggiamento audio che nessuno aveva mai visto. In breve tempo quell’uomo fece Lagos a pezzi. Wow, aveva la Nigeria intera in tasca. ”
“Aveva tutto ciò che io non avevo. Per tre giorni suonò a Lagos, poi si recò al nord per un mese, tornando ancora a Lagos altri cinque giorni. Poi partì per il Ghana. Quello che mi preoccupava realmente era che lui sarebbe tornato ancora in Nigeria. Ripensando all’impatto che quel fottuto aveva ottenuto a Lagos, quello che avevo in testa è che avrei voluto fuggire, sparire. Andare lontano, in America. Cercare in qualche modo la mia strada. Farlo da solo, perché mi dicevo che non avrei potuto far nulla con quell’uomo in giro anche in Nigeria. Dopo che quel fottutissimo Pino aveva conquistato la scena, non c’era più un cazzo di niente che avrei potuto fare a Lagos”. (tratto da Fela, Fela, This Bitch of a Life , a cura di Carlos Moore, London, 1982). Le parole di Fela non possono non accendere la nostra curiosità.
Il mio primo incontro con la musica di Geraldo Pino fu grazie a un brano contenuto nella compilation Afro-Rock Volume 1, della nuiorchese Evolver (2002, Evolver, EVL2002-2). Era un funky trascinante, dal titolo evocativo di Heavy Heavy Heavy, con un groove irresistibile e uno straordinario hammond in primo piano. Ma era un solo brano. L’anno scorso la Soundway Records , la stessa di Ghana Soundz, ha pubblicato due LP di Geraldo Pino registrati all’inizio degli anni ’70, Let’s have a Party (SNDWLP005) e Afro Soco Soul Live (SNDWLP006), che assieme sono stati pubblicati su CD da Retroafric. Una rivelazione.
A questo punto facciamo un passo indietro. La Sierra Leone è una ex colonia inglese sulla costa del golfo di Guinea, tra la Liberia e la Guinea Conakry. Indipendente dal 1961, la Sierra Leone è, assieme alla Liberia, tristemente nota per la sanguinaria guerra civile durata oltre 10 anni, che ha visto la drammatica partecipazione di truppe di bambini soldato e che si è conclusa nel 2001, lasciando un paese devastato sia socialmente che economicamente, nonostante l’incredibile ricchezza di materie prime, tra cui metalli e pietre preziose. Musicalmente, della Sierra Leone si conosce il gumbe di Ebenezer Calender, il palm wine di S.E. Rogue e qualche nuovo giovane artista, come Seydu o il rapper residente a Londra Abdul T-Jay.
Nel capitolo dedicato alla Sierra Leone della prestigiosa Rough Guide to World Music, di Geraldo Pino non vi è traccia. Forse è per questo che, nelle note di copertina, egli viene definito “un eroe dimenticato della musica popolare africana”. Eppure il sierraleoniano Geraldo Pino fu tra i primi a fare funky soul in Africa occidentale. Nel 1960 formò il suo gruppo, gli Heartbeats, che suonavano cover di musica angloamericana, alle quali affiancarono presto rumbe e cha cha cha, come voleva il gusto africano dell’epoca. Fu allora che latinizzò il suo nome, che originariamente era Gerald Pine.
Nonostante il cambio del nome, la sua specialità rimaneva il funky, che suonava assieme alla sua band nei locali di Freetown come il Flamingo, il Palm Beach e il Tiwana. Alla fine degli anni ’60 rimase folgorato dalla psichedelia che arrivava dall’Inghilterra, e decise di modernizzare il sound degli Heartbeats aggiungendovi le tastiere. A Geraldo alla voce solista e chitarra, in Heavy Heavy Heavy si affiancano dunque un’altra chitarra, le tastiere in primo piano, una sezione ritmica formata da basso, batteria e percussioni e il coro. In sintonia con i tempi, i temi delle canzoni sono spesso politico sociali, come il black power e l’unità degli africani.
I primi sei brani sono registrati in studio, mentre i secondi sei sono dal vivo. E’ stupefacente come, a parte la presenza del pubblico, nel passaggio da uno all’altro non si avverta una differenza significativa, sia nella qualità del suono che nell’equilibrio tra strumenti differenti. Quindi, ancora una produzione strepitosa targata Soundway Records / RetroAfric, povera soltanto nelle note di copertina.
Ma tutto ciò mi sembra avere poca importanza rispetto al groove devastante, che conferma pienamente le parole di Fela. In realtà è irrilevante anche che questa musica venga dall’Africa, e lo scrivo anche perché in qualche passaggio può risultare persino difficile accorgersene.
In poche parole, Geraldo Pino può permettersi di non chinare la testa di fronte agli eroi del soul e del funky a stelle e strisce, anche di quello piò sporco e profondo. Non esistono brani deboli negli oltre 70 minuti di musica di questo Heavy Heavy Heavy. E’ semplicemente solido, martellante e scuro funky groove, con voci graffianti, basso e batteria in tiro continuo, interminabili assoli di organo e chitarre ritmiche in continuo rinforzo. Ascoltare per credere.

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9 risposte a Geraldo Pino & The Heartbeats Heavy Heavy Heavy

  1. SigurRos82 scrive:

    Vivo per scoperte del genere, aww *_*

    Grazie, a te e al mitico blog T.P. Africa 🙂

  2. borguez scrive:

    ti capisco, eccome se ti capisco….
    prego per quanto riguarda me, ma stavolta mi associo ai ringraziamenti per TP Africa!
    a presto….

  3. costantino spineti scrive:

    …Geraldo Pino (un uomo…e un nome che non si possono dimenticare!)
    Un groove e un funky da far tremar la terra (e a quanto pare anche i denti di (mio) Papà Fela Kuti…).
    Ringraziare il nobile lavoro di T.P.Africa mi sembra veramente doveroso…borguez Cavalier con le robe e l’armi della rete riesce a far diventar fresco di giornata anche le cose più datate (attento ai NAS!)…ma che ne dite di questa Sigur Ros 82?Avete mai letto Stone Free il suo blog musicale tra il serio e il faceto? Noo?….Peccato, non sapete cosa perdete…in compenso fate sempre in tempo…trattasi di femmina prolifera e secondo me…anche avvenente! Da quando sono rimasto intrappolato nella rete è uno dei miei bar preferiti…vecchi rum jamaicani, whisky di puro malto scozzese serviti con ghiaccio o senza (io, li preferisco lisci!),bourbon, birre fermentate cariche di luppolo e fantasiosi cocktails di frutta fresca alcolici e non…distillati puri….di musica! Tutta “robba” de qualità…a prezzi modici e popolari!Venghino Siòri venghino…

    Domani sera Venerdì 22 Maggio 2009 D.C.(anno domini!), a Bologna…un sax africano (etiope), che profuma di spezie, droghe e peperoncini piccanti, accompagnato e miscelato dal rock punk occidentale degli “EX”…roba da mettere a dura prova interi sistemi cardiovascolari…fibrillo e gongolo come un birillo da bowling…che non vuol cadere!…E che non cadrà!

    GETACHEW MEKURIA + THE EX in MOA ANBESSA live@teatrosanleonardo

    …in quel di Bologna biglietto (soli) 15 euros

    Un assaggio…. http://www.youtube.com/watch?v=h5-aO-5k-_g

    …Ho annusato che T.P.Africa non può venire….ma non preoccuparti fratello Giulio Mario….

    ……Costantino Spineti (se ti serve)…sarà lì anche per te!

  4. tpafrica scrive:

    E allora attendo cronaca 🙂

  5. costantino spineti scrive:

    ….Yeah…

    Mr. Giulio Mario Rampelli

    …E’ un vero onore…sono contento, lusingato ed onorato
    di essere un invi(t)ato speciale di Tout Pouissant Africa.

    Farò del tutto per essere (o sembrare) sobrio…almeno quando scrivo!

  6. borguez scrive:

    e io, per una volta, farò il correttore di bozze di Costantino. nel senso che sarò pur’io presente stasera a Bologna e vigilerò sugli uni sul palco e sugli altri sugli spalti!
    assistendolo naturalmente….

  7. borguez scrive:

    mi associo ai complimenti rivolti al blog Stone Free e anzi, immantinente, lo aggiungo alla lista dei blog qui a destra… per averlo d’ora in poi a portata di click!
    a presto!

  8. ReeBee scrive:

    solo un timido:
    come è andata?

  9. borguez scrive:

    non me la sento di infierire, così come non volli allora, al tempo della mia assenza “forzata” da re Mulatu!
    ma avrai presto un resoconto da una persona assai competente ed accaldata che si dimenava a fianco di me mentre il sax etiope incendiava la chiesa sconsacrata del teatro San Leonardo di Bologna.

    e sarà un poco come esserci stato….

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