Giuseppe Caroli, gentiluomo

fino a qualche giorno fa viveva nella mia città un gentiluomo. si chiamava Giuseppe Caroli. se ne è andato con la stessa discrezione con la quale era vissuto, sottovoce e senza disturbare. quella strana forma di annuncio funebre che si palesa con le parole “a tumulazione avvenuta” ne è la prova evidente.

Giuseppe Caroli era, per me, il vecchietto dell’enoteca di Porta Serrata a Ravenna. non era certo una celebrità, non faceva vita mondana, non faceva parlare di sè e più di ogni altra cosa non avrebbe assolutamente voluto che gli accaddesse nessuna di queste cose. gestiva solitario una piccola bottega del tempo che fu dove vendeva vino, liquori e distillati. era una piccola enoteca stretta e lunga, così angusta che in due si era già quasi in troppi. e poi era piena di cartoni e scaffali e certamente di bottiglie, nonchè di un misterioso retrobottega seminascosto dietro una tenda. da laggiù proveniva d’inverno un calore di stufa e molto più spesso della musica, quella non mancava mai. Billie Holiday oppure arie d’opera, Stan Getz o qualche canzone dell’Italia che fu, ma poteva essere anche calypso o molto più spesso l’amato jazz.

naturalmente si giungeva lì per acquistare vino, e la sua competenza e la sua esperienza erano davvero una piccola fonte alla quale abbeverarsi per me giovine bevitore e ansioso di conoscere e degustare. a qualsiasi richiesta la sua risposta era immancabilmente: cosa dovete mangiare? e non ho mai capito se quel plurale era riferito al concetto sotteso che vuole il vino bevuto in compagnia o un inatteso rivolgersi a me con l’antico voi! in ogni caso la sua educazione era commuovente e le amabili chiacchiere nascevano spontanee. si discuteva a bassa voce, si parlava di prezzi e metodologie di produzione, ci si scambiava pareri e si usciva da quel luogo inevitabilmente con due bottiglie avvolte in fogli di giornale e con la piacevole sensazione che il mondo si sarebbe anche potuto salvare.

era un meraviglioso elogio della lentezza, quella che abbiamo perso incolpevoli e per sempre, era il concetto di slow food antenato e scevro dalle fighetterie della moda, era sopra ogni cosa un uomo con una educazione ed un rispetto davvero commoventi, qualcuno che ti ascoltava guardandoti negli occhi e che magari era capace di dirti che quel vino non l’avrebbe comprato perchè costava troppo, e il venditore era sempre lui. portava capelli un poco lunghi e grigi e spesso un fazzoletto al collo, di certo un berretto ereditato in un sogno d’oltralpe e la mestizia che diviene inconsapevole eleganza.

ho un ricordo talmente intenso di un vino bevuto e da lui consigliato, un ricordo olfattivo come solo certi grandi vini sono in grado di donare. ero entrato per comparare un cabernet sauvignon e lentamente mi lasciai invece convincere ad acquistare un bianco francese. cedetti facilmente alle sue motivazioni ed assaggiai per la prima volta un Petit Chablis, chardonnay di Borgogna che fa sognare rose e fragole, e poi sapori minerali e sapidi come solo lassù sanno fare.

credo che fra non molto alzerò un calice in suo onore, penso che gradirebbe il gesto, e poi del resto non saprei cos’altro fare e in realtà non c’è poi molto da fare. quando ogni tanto mi domando in fondo a cosa serva questo blog e non trovo grandi risposte, tergiverso e attendo momenti come stasera, quando mi pare che un poco di questo spazio si riempia di inattesa felicità nel ricordare un gentiluomo che è passato leggero sopra la mia vita e per un poco gli ha dato senso.

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0 risposte a Giuseppe Caroli, gentiluomo

  1. anselm eibenschutz scrive:

    unitamente a te, alzo il calice in onor suo!

  2. borguez scrive:

    doveroso, che altro aggiungere?

  3. anselm eibenschutz scrive:

    nulla.

  4. Hank scrive:

    Lo alzo anch’io.

  5. diego scrive:

    cosa dobbiamo mangiare?

    (commosso)

  6. kekko scrive:

    alla sua.

  7. Anonimo scrive:

    ….calice pieno di vallée d’aoste torrette.

  8. borguez scrive:

    dubito che Diego e Kekko conoscessero il “maestro” Caroli, vista la loro estrazione cesenate, ma per quanto riguarda tutti gli altri si evince chiara una frequentazione e l’inevitabile omaggio sentito…
    se questa nostra città, più odiata che amata, ha mai avuto un’anima piacente non mi è dato di dire, ma se così fosse, di certo in quel luogo risiedette!
    più ci penso e più sento che già mi manca!

  9. diego scrive:

    Ti ringrazio per avermelo fatto conoscere, seppur a posteriori. Il tuo omaggio è stato all’altezza di un gentiluomo. Hai toccato certi tasti (quelli giusti, si direbbe) e non potevo rimanere indifferente. Non lo sono rimasto affatto.

    Il problema, ora, è che ho scoperto lo streaming di rai3 per il Giro d’Italia…
    dovrei farmi decurtare lo stipendio.

    Auro Bulbarelli is my co-pilot.

  10. borguez scrive:

    avrei dovuto censurarti il commento per il solo motivo di aver nominato quel telecronista sportivo sul mio blog: non lo sopporto proprio! ma la prima parte del commento era così doverosamente necessaria…

  11. diego scrive:

    ok, regoliamo i conti in altra sede.

  12. borguez scrive:

    albe? armi bianche? fazzoletti di seta e carrozze ad attenderci? tipo così?

  13. Anonimo scrive:

    guanti?

  14. borguez scrive:

    guanti…certo!

  15. Maud scrive:

    non conoscevo questo vecchietto, e a questo punto me ne dispiaccio… mi sono anche un po’ commossa… ed ho in mente l’immagine di questo signore che se ne va in sordina, lasciando il suo retrobottega ed il suo jazz…
    si è sempre troppo distratti.

  16. Anonimo scrive:

    maud – ….in realtà, borguez non ha terminato il percorso dell’attività dl giuseppe (che in effetti visto il post può essere irrilevante!)
    ….ma se la tua immagine “lasciare il suo retrobottega ed il suo jazz” è relativa al morire e a lasciare questo mondo, il post è perfetto perchè in realtà è quello che voleva suscitare anche a chi mai aveva conosciuto Giuseppe Caroli.

  17. Anonimo scrive:

    ….forsi si sono attorcigliati i pensieri che avevo in mente, perchè mi sembra di non aver detto nulla!
    sarà bisogno di caffè!

  18. Maud scrive:

    in effetti la mia immagine del retrobottega era relativa al morire, da cui si deduce la perfezione del post!
    in quanto a pensieri che si attorcigliano posso solo dire: coraggio, è venerdì, ce l’abbiamo quasi fatta!

  19. Anonimo scrive:

    grazie!

  20. borguez scrive:

    giustamente l’anonimo mi consente di sottolineare qualcosa che avevo volutamente omesso: da qualche anno l’enoteca di Caroli si era trasferita in via Circonvallazione alla Rotonda dei Goti, 31, prendendo il nome di “La Vecchia Enoteca di Porta Serrata” per dare seguito e continuità alla precedente esperienza. il giovane Maurizio divenne socio del nostro maestro e credo che ora proseguirà in solitaria questa esperienza. a lui i miei migliori auguri…
    l’omissione era effettivamente irrelevante per quello che volevo raccontare e per l’immagine che vive nel mio ricordo.

    sono fiero dei miei lettori, lasciatemelo dire!

  21. diego scrive:

    lusingato! 😉

    A stasera. Intanto mi preparo psicolgicamente alla tua nenia su De Zan.

  22. Anonimo scrive:

    disputa?
    …vi prego ridateci de zan!
    non dico il padre che purtroppo………ma almeno il figlio!
    passi cassani (che ormai non ne può più di dire le stesse cose),
    ma bulbarelli non si sopporta più!

  23. diego scrive:

    Parlare di De Zan padre e di De Zan figlio è come parlare di De Sica padre e di De Sica figlio. Ecco.

  24. Anonimo scrive:

    …il paragone mi sembra eccessivo!
    un po’ troppo discriminante nei confronti di de zan figlio.
    …vista la poca considerazione che io ho per de sica figlio.

  25. borguez scrive:

    Bulbarelli lo ricordo molti anni fa in corsa, sopra una moto a seguire la cronaca nel mezzo dei mozzi e dei manubri, ma vista la sua mole e l’impossibilità di superare il Mortirolo in sella alla bicilindrica lo spostarono anzitempo all’arrivo, il posto vacante lasciato dalla prematura scomparsa del decano dei telecronisti fece il resto… immeritato passaggio di ruoli!
    piuttosto fino a qualche anno fa, diciamo due o tre (non ricordo), vi era in moto un sagace cronista dalla battuta facile e dallo spirito antico, qualcosa d’ispirazione breriana e di favella alla Mura… chi ne ricorda il nome? credo che il Bulbarelli invidioso lo abbia epurato!

  26. Anonimo scrive:

    per caso santini?
    ma forse c’era ancora de zan (10 15 anni fa)
    quelli che sono venuti poi si da sono dati il cambio e bazzigano nel giro sera, ma non ricordo i nomi!

  27. déserteur scrive:

    Cosa dovete mangiare? Già, in effetti qualcosa dovevi dirglelo tu, perchè di etichette in giro se ne vedevano davvero poche…. C’era una strana legge fisica che permetteva a quel luogo di fagocitare cartoni di vino in apparente ordine sparso, salvo poi riordinarsi non appena la mano di Caroli iniziava la ricerca. Purtroppo il trasloco aveva già cancellato anni fa quella magia, il retrobottega senza tempo, la stufa; bon voyage monsieur

  28. borguez scrive:

    già caro déserteur, magia alla quale inchinarsi per noi giovini aspiranti conoscitori di bacco…
    sono così lieto di aver suscitato ricordi piacevoli a tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscere questo “gentiluomo”. e come in tutte le più belle storie è bene non interrogarsi sui perchè e sui percome…

  29. UPUPA scrive:

    ai Caroli di ogni angolo di questa romagna, di questo piccolo pianeta, che vendono vini o mangimi che scrivono poesie in dialetto e si sentono analfabeti, a tutti quegli occhi catarattici eppur vivi dei gentiluomini che non esistono più.
    al vino buono

  30. borguez scrive:

    UPUPA… chapeau!

  31. Loaded scrive:

    Uno è portato a lasciarsi convincere che colui che si mette più in mostra è quello che sarà ricordato più a lungo. Piace rendersi conto che il fragore della discrezione e della educazione è molto più forte. Nel posto dove vivo io – il pianeta Terra – le persone così sono poche (oppure ci sono ma, per l’appunto, non le si nota) perchè, oggi, è più facile lasciarsi attirare da una immagine ad effetto piuttosto che dall’ effetto di un’immagine magari in bianco e nero un po’ datata.

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