Give God a Chance

God is a concept by which we measure our pain…

e poi viene un tempo in cui è necessario riascoltare vecchi dischi che mi hanno accompagnato per lunghi anni, fidati compagni di viaggio dai quali ci si era separati senza dirsi addio, piccole pietre miliari che segnano il cammino fatto. il primo disco di John Lennon fuoriuscito dai Fab Four è immediatamente e per sempre il suo capolavoro. imprescindibile. John Lennon/Plastic Ono Band esce nel dicembre del 1970 e si pianta esattamente al limitare di due decenni fondamentali per la musica rock tutta, un vessillo, un testamento e una promessa.

molto, tanto, e persino troppo, tutto concentrato in 40 minuti scarsi. Abbey Road che confina già con Manhattan, il fidato Ringo, la produzione di Phil Spector. tutti i demoni e i fantasmi intrappolati in undici canzoni dopo quattro mesi di terapia psicoterapeutica. l’urlo infantile e il pianto, l’amore (Love resterà ancora per molto tempo “La” canzone d’amore) e i Beatles alle spalle. la più bella canzone che Dylan non ha osato scrivere (Working Class Hero) e il cinismo, la madre, il padre e un rock che si fa scarno, essenziale, nervoso. ballate rubate alle sessions del White Album (e facile pensare Look at Me in una qualsiasi di quelle quattro facciate) e poi dolcissime carezze soul fatte a se stesso (Hold On… di una bellezza disarmante).

…e poi c’è God.

mi sono soffermato così tante volte su quel testo così personale, così intimo, da divenire universale. lui sempre il medesimo ed io che crescevo e cambiavo. le parole immobili e impresse indelebili e la mia coscienza che mutava, sbandava e si attorcigliava attorno al senso compiuto di una confessione che diviene un credo. dio è un concetto, lo ripeto un’altra volta, e poi quella progressione di accordi e parte quella lista ineffabile di “false” credenze, di negazioni. non dev’essere stato facile! non dev’essere stato semplice giungere a quella autodeterminazione individuale, necessaria e probabilmente assoluta. gridare I just believe in me e poi sussurrare innamorato, Yoko and me …and that’s reality!

Imagine giungerà solamente un anno più tardi e non sarebbe certo stata possibile senza God! perchè solamente un uomo libero può sognare tanto. sopra un muro della mia città ha resistito e campeggiato per molto tempo una scritta che credo non sia del tutto inappropriata… per vivere l’utopia occorre prima sognarla! (qualcosa di anarchico fra Emile Henry e Errico Malatesta)

da molto tempo non penso più che la musica possa cambiare il mondo, al limite gli individui, ma nel caso fortuito in cui mi sbagliassi sono certo che questo disco farà la sua parte!

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0 risposte a Give God a Chance

  1. borguez scrive:

    il video è effettivamente un po’ stucchevole, ma il montaggio non è poi così male e non ho trovato niente di meglio… tralasciando i pianti nuova yorkesi e un po’ di retorica ottempera ad ogni modo alla sua funzione!

  2. Maud scrive:

    Il video va benissimo, ho già ascoltato il pezzo qualcosa come cinque volte (oggi è giornata di duro lavoro) ed è bello (non carino, bello). Ammetto con un po’ di vergogna che non conosco quasi nulla di Lennon post Beatles, a parte i pezzi clamorosamente celebri.

  3. Maud scrive:

    ahahahaha, la parte dei tarocchi è fantastica, ha un che di assai artigianale!

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