Grizzly Bear Veckatimest

mi ritrovo ad attendere dischi. alcuni dischi. quasi involontariamente.
come se avessero una stagionalità, il ritmo di un frutteto o la logica stagionale. succede nel miscuglio necessario fra la creatività di alcuni artisti e le pressioni commerciali di chi da quella creatività dipende. e ci si ritrova ad attendere.
Grizzly Bear è uno di quei gruppi per cui vale la pena di attendere. poi d’improvviso vedi spuntare una gemma o dischiudersi un bocciolo e ti rendi conto che la loro stagione è tornata. e mi rallegro del mio aspettare, del suo essersi finalmente compiuto e di questo nuovo disco.
grizzly_bear-veckatimest-cover-better1Veckatimest (Warp Records, 2009) è il loro terzo album in studio. lo sto ascoltando mentre fuori piove fra la nebbia. scorrono le 12 canzoni dell’album. e poi spingo nuovamente play mentre ripenso ad una teoria sulla fruizione musicale che basa la sue tesi sul concetto di attesa (di attese). l’ascolto musicale come specchio delle nostre conoscenze culturali sul quale riflettiamo (rispecchiamo) il susseguirsi delle nostre attese. continue aspettative riversate sul fluire della musica. una progressiva alternanza fra attese soddisfatte o disattese, di variazioni melodiche e armoniche che si disvelano e segnano la cifra della nostra soddisfazione o sorpresa, stupore o delusione.

assecondando questa teoria giungo a dire che questo disco ha natura grandiosa e immensa. lo dico io e me ne assumo quel poco di responsabilità che ne concerne. non ricorrerò a paragoni semplificativi. non li amo e i Grizzly Bear, a questo punto della loro statura artistica, non li meritano, ma questo disco ha davvero il respiro dei grandi capolavori. si nutre di una coerenza di suono che è (per me) sintomo di coscienza, di impasti vocali adulti e non di maniera e in più, e qui forse risiede la meraviglia, di una maturità armonica rara fra la musica cosiddetta indie. capacità compositive d’altri tempi o d’altre musiche. e poi canzoni degne di tale nome, trattate con curiosa capacità creativa e sbarazzate da inutili appeal dance o proto rock.

ma senza volerlo già troppo ho detto e assai meno avrei desiderato dire. altri ascolti stratificheranno e aggiungeranno complessità e conoscenza. io dico di essere stupito di questo disco, per come si è insinuato nelle mie attese sbaragliate e per come si sta facendo amare malgrado caratteristiche peculiari che non elencherei fra le mie favorite. eppure eccolo qui, strordinario. il baraccone discografico lo annuncia in uscita per il 26 maggio, la rete, a quanto pare, non sa aspettare: Grizzly Bear Veckatimest!

Questa voce è stata pubblicata in 2009. Contrassegna il permalink.

0 risposte a Grizzly Bear Veckatimest

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    al primo ascolto tutti questi cori, queste voci più o meno “angeliche” non me lo rendono proprio gradevole. About face, forse più vicina ai miei gusti

    al primo ascolto intuisco ciò, poi….

  2. borguez scrive:

    è proprio quello spaesamento e quell’apparente inappropriatezza alle mie (tue?) consuetudini a sorprendermi. dietro le angeliche manifestazioni risiede diabolica coscienza compositiva. e talento, dimenticavo.
    concedi il beneficio di ulteriori ascolti o fai (come sempre) ciò che più ti aggrada.

  3. hrudi v. bakshi scrive:

    ..si certo, già al secondo ascolto, per alcuni pezzi il giudizio varia;
    se a two weeks potessi togliere un po’ di quelle voci, per me sarebbe perfetta!

    rimango stupito che questo disco esca il 26 maggio!
    l’attesa ormai è cosa vana, non so se sia un bene.

  4. diego scrive:

    bello hrudi v. bakshi alle prese con il download ed i suoi risvolti emotivi…
    la rete ci ha dato e ci dà tanto, ma ci ha tolto il piacere dell’attesa.

  5. hrudi v. bakshi scrive:

    Diego il 26 maggio è lontano! lo so bene perchè quel giorno “se tutto va come deve andare” sarò a Favignana.
    ..a me sembra sempre tutto troppo veloce.

  6. SigurRos82 scrive:

    Vedo che, a proposito di attese e aspettative…beh, ci ritroviamo ad attendere più o meno gli stessi dischi 😉

    A me i Grizzly Bear piacciono parecchio, e gli impasti vocali non mi dispiacciono, a meno che non diventino stucchevoli. Ma non è il caso dell’Orso Grizzli 😉 Ho adorato Yellow House, così come il disco dei Department Of Eagles. E quei 4-5 pezzi dell’album che giravano in rete, registrati dal vivo in varie occasioni, promettevano assai bene.

    Anyway, il link non funzia più…

  7. borguez scrive:

    caro SigurRos82,
    anch’io mi sono accorto di piacevoli coincidenze. e ne sono lieto.
    ho “aggiustato” il link! per te e per chi vorrà. il “baraccone” pare essersi accorto di ciò che succede in rete, e ora cerca di svuotare il mare con un cucchiaio. speriamo che la presa di coscienza porti a scelte un poco più lungimiranti ed intelligenti rispetto a quelle inutili e controproducenti del passato.
    a presto.

    p.s. il disco cresce smisuratamente ad ogni ascolto!

  8. SigurRos82 scrive:

    Ti ringrazio borguez! 🙂

    P.S.: sono una donzella 😛

  9. borguez scrive:

    cara SigurRos82, allora!
    perdono, per non so quali (errate) impressioni avevo presunto il contrario.
    me ne scuso.
    felice di esser stato utile.
    a presto…

  10. SigurRos82 scrive:

    Per così poco 😀

    Comunque sono d’accordo con te: ci sono alcuni pezzi con ritornelli killer che ti entrano subito sotto pelle, mentre gli altri li scopri piano piano, a mano a mano che crescono gli ascolti. E quante sfumature si colgono…l’impressione è quella di un livello compositivo notevole.

  11. borguez scrive:

    sì lo è! notevole livello compositivo!
    disco apparentemente assimilabile ai molti (tanti? troppi?) che escono incessantemente.
    ma questo ha altra statura, altra pasta. peccato sarebbe lasciarlo sfuggire.
    e vedrai che, se conosco solo un poco la “scena” indie, finirà dritto dritto nelle classifiche di fine anno di riviste molto in voga…
    staremo a vedere cara SigurRos82

    a presto

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