Harold Budd
Jane 1-11

dalla senilità ci si attende saggezza, pare un luogo comune e forse pure lo è. ci si attende saggezza ma anche capacità di distillare l’essere fino a ridurlo ad essenza, meticolosa precisione, assenza di fronzoli e concentrazione (nel senso di capacità di concentrare). ci si attendono quelle qualità che (forse) non si sono avute nella propria gioventù irredentista a compensare i tanti inconvenienti che sento lamentare a chi quella stagione della vita la ha già raggiunta. ci si attendono qualità altre e magari quella curiosità e quella passione che santificano l’esistenza degli individui, compresa la passione amorosa.
se poi la senilità raggiunge un musicista e la sua arte è logico attendersi da questa una sublimazione eterea, un raggiungimento della bellezza priva di futilità ed inutili scorie del tempo presente.

Harold Budd (classe 1936) ha raggiunto quel tempo della sua esistenza: la senectude che pare abbia portato in dote al compositore americano i pregi che ho tentato di descrivere più sopra. a dire il vero tutta l’opera di Budd ha sempre anelato all’essenza eterea della nostra esistenza in un percorso minimale ed essenziale verso la distillazione alchemica della bellezza del nostro esserci espresso in parole e suoni.
ma è con questo suo più recente lavoro che mi pare Harold Budd abbia compiuto uno di quei gesti artistici unici e splendidi, di quelli che forse si possono compiere nell’incosciente adolescenza o nella saggezza senile.

Jane 1-11 (Darla Records, 2013) appare straordinario già dall’approccio fattivo: My rules to myself were: No plan, no notes, no ideas, no microphones. (…) At least one piece per day, finished, mixed and not to be revisited again. un afflato giovanilistico ed improvvisativo sostenuto e sorretto dalla grande capacità artisitica maturata nei tanti anni di carriera. un tuffo nel mare sonoro palpitante della propria immaginazione: un mare quieto, caldo, calmo. un mare bagnato di passione (amorosa?) e di contemplazione per la musa Jane Maru a cui queste undici composizioni sono dedicate.
pochi gli strumenti messi in campo: una tastiera, qualche tappeto elettronico, una percussione ipnotica come un pendolo nella controra (Jane 1), un’arpa, uno xilofono, qualche campana tubolare: pressoché nulla la postproduzione (come promesso dall’assunto).
musica contemplativa, meditabonda, eterea, poggiata sul tempo rallentato e lasciata ad espandere nell’eco dei nostri ascolti. Jane 2 (lo confesso) è di una bellezza disarmante e quasi verrebbe voglia di espanderla ad libitum ben oltre i 4:57 della sua durata: ma tutto il disco rappresenta un corpus organico coerente e catartico che richiede ripetuti ascolti e successivi approfondimenti.
ad Harold Budd porgo le mani giunte in segno di riconoscimento per la delicata bellezza della sua musica e per questo assaggio di distillata saggezza senile.
buon ascolto

Questa voce è stata pubblicata in 2013. Contrassegna il permalink.

7 risposte a Harold Budd
Jane 1-11

  1. Red scrive:

    Il link non è raggiungibile 🙁

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