John Lurie

mi manca John Lurie! questo è forse l’unico semplice assunto che sta dietro alle righe che mi accingo a scrivere: un sentimento privato, piccolo se si vuole, eppure languido e malinconico come può essere il tanto tempo che si trascorre nel desiderio di ritrovare qualcuno che invece si vorrebbe assai più vicino. non racconterò John Lurie perché wikipedia è assai più prodigo di informazioni di quanto io possa, non è questo che vorrei fare, voglio pensare (ne sono certo) che chi frequenta questo blog non abbisogna delle mie presentazioni dell’artista. piuttosto il tutto parte da un disco ritrovato dopo parecchio tempo di ricerche che, pubblicato qui su uabab, ha scatenato una serie di mail (private) che mi hanno fatto capire che quel sentimento di mancanza è condiviso con tanti altri fan del nostro allampanato John. scambiando risposte e suggestioni mi sono reso conto che alcuni dischi del decennio ’90/’00 erano tutto sommato piuttosto sconosciuti, perlopiù colonne sonore e di certo quel piccolo gioiello che è la serie televisiva Fishing With John.

come provare a descrivere il delirio meraviglioso di queste sei puntate andate in onda nel lontano 1991 per una rete via cavo americana ed entrate immediatamente nel vero e proprio culto di tutti coloro che ebbero la fortuna di vederle allora o in seguito. John Lurie che se ne va a pesca con alcuni amici nelle parti più remote del globo: in Jamaica con Tom Waits, con Matt Dillon in Costa Rica, nel Maine con Willem Dafoe, con Jim Jarmusch nel Montauk (New York State) e due puntate in Thailandia con Dennis Hopper. le avventure rasentano l’assurdo anche perché sia John Lurie che i suoi compagni di pesca in realtà non ne sanno un granché di pesca e sono coinvolti in avventure al limite del sardonico e del surreale, venate di assurdi segreti e mitologie inventate lì per lì. una meraviglia, lo ripeto. purtroppo non esistono in rete i sottotitoli in italiano, ma un rudimentale inglese sarà bastante a comprendere la delizia di queste avventure strampalate. naturalmente la colonna sonora del film è stata composta da John Lurie ed è parte integrante e necessaria della visione così come la voce narrante di Robb Webb. il disco uscì solamente nel 1998 per l’etichetta Strange & Beautiful Music scrigno personale delle delizie di John Lurie. di colonna sonora in colonna sonora (e volutamente tralasciando le altre celebri degli anno ’80: Stranger Than Paradise e Mistery Train) si giunge a quella del celebre Down By Law a cui si deve la celebrità in Italia del nostro. il film non credo abbia bisogno di presentazione ma la colonna sonora credo sia rimasta impressa a tutti coloro riescono viziosamente a puntare le orecchie ben dietro all’immagine del cinema e al suo scorrere ottundente. il disco esce sempre per l’etichetta personale di Lurie e presentava assieme a quella colonna sonora quella realizzata per il film Variety di cui non so davvero dire molto. di certo però è bene ricordare alcuni dei musicisti che suonarono in Down By Law perché tracciano perfettamente l’orizzonte entro il quale si è mosso e si muoverà di lì in poi il nostro. c’erano, fra gli altri, Arto Lindsay e il fratello Evan Lurie (già con lui nell’avventura precedente e straordinaria dei Lounge Lizard), ma anche Nana Vasconcelos e Marc Ribot. Marc Ribot che è assai presente con la sua chitarra in un’altra (doppia) colonna sonora di cui mi pare ben poco si sappia. African Swim And Manny & Lo sono due film che non ho visto ma giuro di aver ascoltato così tante volte le due colonne sonore da potermeli quasi immaginare. esempio straordinario della musica di John Lurie a metà dei ’90 utile a tracciare l’universo del nostro sassofonista fra blues, africa, jazz dinoccolato e suggestioni  notturne e fumose. anche la colonna sonora di Excess Baggage suona nelle mie orecchie da tempo senza che io abbia la più pallida idea di quale film si trattasse (per i curiosi rimando a questa pagina). la composizione dei brani qui si fa rarefatta, idonea alle brevi dinamiche della descrizione delle scene del film, rapide pennellate. confesso che questa (fra le altre) è la meno a fuoco fra le soundtrack sin qui presentate. ve ne sarebbe addirittura una ulteriore che gli è valsa addirittura una nomination per i grammy ed è quella per il film Get Shorty: ma questa mi piace ancor meno a riprova che grammy e qualità percepita viaggiano in direzione inversamente proporzionale ai miei gusti personali.

mi manca John Lurie, e quando dico ciò mi riferisco certamente alla sua musica. a lui purtroppo fu diagnosticata alla metà dei ’90 una invalidante sindrome cronica che prende il nome di malattia di Lyme che lo ha costretto suo malgrado ad abbandonare completamente la carriera musicale. ci fu addirittura lo spauracchio di una diagnosi che contava i giorni che gli restavano, ma per fortuna i medici sbagliavano (è una categoria anch’essa soggetta alla fallibilità) e pare che oggi vada meglio. ma di musica non si parla più, di pittura sì! è fra tele e pennelli che si è rifugiata l’arte di John Lurie, in una tecnica primitiva ed impressionista che si può ammirare nel suo sito John Lurie Art. My paintings are a logical development from the ones that were taped to the refrigerator 50 years ago! la dichiarazione è sua ed esplica assai meglio di quanto possa fare io la natura naïf e primitiva del suo dipingere, fra art brut e delirio improvvisativo: non troppo lontano dalle sue musiche e trovarne attinenze e contiguità è un gioco da fan divertito.
ma prima di chiudere la carriera giunse quel capolavoro iridescente che fu (che è) The Legendary Marvin Pontiac: Greatest Hits. John Lurie si inventa la biografia bislacca di un musicista mezza africano e mezzo ebreo e gli cuce addosso una carriera musicale osannata da varie celebrità ad avvalorarne l’esistenza. ma fa anche una cosa mai fatta prima: gli dona la sua voce e si mette a cantare 14 canzoni straordinarie in bilico fra alt-country, blues maliano, eccelso songwriting e stranezze e meraviglie musicali varie.
se dicharo che questo è uno dei miei dischi favoriti di sempre magari non frega molto a chi legge, ma di certo esplicherà il perché di queste righe e del sentimento nostalgico da cui hanno preso l’abbrivo (mi sono permesso pure una trasmissione radiofonica su di lui).
dopo Marvin Pontiac le prospettive (le aspettative) riguardo a dove si sarebbe diretta la musica di John Lurie lasciavano intravedere grandi cose, ma la vicenda così è andata e a me non resta che congedarmi e confidare in chissà quale avvenimento che mi riporti un nuovo disco a nome suo (sperar non nuoce).
in questo post non mi sono permesso di “spiegare” la musica di John Lurie: è un po’ come cercare di raccontare Stravinsky o Charlie Parker correndo l’unico rischio di risultare assai più pesanti (e pedanti) della leggerezza della loro arte. assai meglio la loro musica, e a quella di John Lurie preferisco lasciare chi legge.
del resto volevo solo dire che mi manca John Lurie.

Questa voce è stata pubblicata in 2013. Contrassegna il permalink.

11 risposte a John Lurie

  1. Costantino Spineti scrive:

    hai ragione da vendere caro borg. Mi associo…mi manca!

    la colonna sonora di daumbailo’ è bellisima, e l’inizio del film è in assoluto uno degli scorci cinematografici che preferisco. Un jockey pieno di bourbon di Tom Waits con una telecamera paracula che corre come uno scippatore in vespa dietro una New Orleans pigra e viziosa quasi come me.

    http://www.youtube.com/watch?v=54YhQZN5Uq8

    • borguez scrive:

      sapevo di questa comune passione.
      ascoltati ciò che ti manca nella giungla di Dakar e poi raccontami che effetto fa John Lurie dentro quell’Africa a cui anelava.
      un abbraccio, a presto

  2. umberto scrive:

    che scorpacciata…

  3. ReeBee scrive:

    adesso capisco perchè ti sento così vicino.
    Non sapevo di questa tua passione che è anche mia.
    ‘Stranger than paradise’ è stata la mia colonna sonora per diversi anni
    per quanto strana e per quanto diversa
    non la vedevo citata e la cito allor

    John manca anche a me
    ma torna, torna
    l’erba cattiva non muore mai

    • borguez scrive:

      ma davvero non abbiamo mai parlato di John Lurie?
      io lo davo per certo, palese e sottinteso, senza bisogno neppure di dirselo.
      nel post che ho scritto e nella rapida trasmissione radio mi sono concentrato sul decennio 1999/2000 di Lurie lasciando volutamente (colpevolmente?) indietro gli anni ’80 e quella meraviglia di Stranger Than Paradise.
      forse perché la ritengo indispensabile e necessaria a prescindere (direbbe De Curtis), come le elementari, come Jim Jarmusch o come il caffè!
      se tornasse e magari riprendesse da dove si era interrotto (Marvin Pontiac per esempio) mi farebbe uno di quei doni davvero inattesi.
      ho esorcizzato la mancanza scrivendoci sopra, non so se servirà, se non altro ho visto uscire allo scoperto tanti comuni amici appassionati, e siamo tanti, e per fortuna.
      un abbraccio

  4. LD scrive:

    I never knew about his African Swim and Manny & Lo soundtracks album – Grazie for the opportunity to listen to it. I just watched his Stranger than Paradise again; it’s still an odd and endearing movie because of the great understated performances and Screamin Jay Hawkins singing “I Put a Spell on You.”

  5. Pingback: John Lurie e Neneh Cherry…nel 2014 | borguez

  6. michela scrive:

    pensa che ho giocato a calcio con un pallone da basket con lui! Ero andata al concerto di john lourie and the lounge lizard a Roma tanti anni fa, loro erano semi sconosciuti e, dopo ilconcerto mi tiro’ il pallone e giocammo alcuni minuti. Mi piaceva la sua musica, adoravo i suoi film… magari potesse fare una mostra dei suoi quadri in Italia.

    • borguez scrive:

      com’era in veste di calciatore?
      mi pare di vederlo in veste di mezz’ala ciondolante e sorniona.
      a parte gli scherzi, mi pare che qualcuno mi avesse ventilato la possibilità di una sua mostra italiana, ma, ad oggi, per quanto io ne sappia non se ne è ancora fatto nulla. ma stai certa che se dovesse succedere non esiterò a sbandierarlo da questo pulpito.
      grazie del ricordo condiviso,
      a presto

  7. Pingback: Song From The Forest Selected Recordings of Bayaka Music by Louis Sarno |

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