Josephine Foster
Blood Rushing

mi accingevo a scrivere di ben altro, ma in buon anticipo sulla vendemmia settembrina ecco giungere la mia cara Josephine Foster (amabilmente Giuseppina) e il suo nuovo disco atteso/inatteso dopo la lunga permanenza spagnola; accantono dunque altri discorsi e mi tuffo sorpreso nell’ascolto di questa nuova epica da aggiungere alla carriera della diafana Giuseppina.

Blood Rushing (Fire Records, 2012) segna innanzitutto il ritorno nei nativi states dopo 7 anni di assenza dalle registrazioni nel suo paese. il Colorado è il luogo prescelto. il marito sodale Victor Herrero è con lei in trasferta ed assieme a loro un eterogeneo numero di musicisti: Andrija Tokic (Alabama Shakes) alla produzione, Paz Lenchantin (The Entrance Band), Heather Trost (A Hawk and a Hacksaw) e Ben Trimble (Fly Golden Eagle). l’indomita e blanda irrequietezza di Josephine Foster non è oramai più una novità: siamo, io credo, abbastanza abituati ai suoi cambi di direzione, alle sorprese, tanto che oramai piuttosto che rincorrere la sua carriera sarà bene stabilire una volta per tutte che la ragazza è dignitosamente libera di fare ciò che crede e che semmai, da qui in avanti, sono sono gli altri ad inseguirla, lei è già consapevole di essere dove vuol essere.
così il ritorno in America per lavare i panni nel Mississippi è forse dovuto alla voglia di ridefinire la propria nazionalità, e prima di tutto di asciugare (parole sue) il suo songwriting abbeverandolo ancora nell’immensa tradizione del proprio paese. States ma anche riflussi latini, andini, e sulla linea dell’orizzonte il pensiero ai nativi d’America.
la copertina (per quanto infantile) è stata dipinta dalla stessa Foster e appare ai miei occhi come una fantasmagoria della bandiera nazionale, dove le stelle si asciugano e campeggiano nel blu ed il rosso assomiglia tanto a cascate (Waterfall) di sangue del quale qualcuno si dev’essere macchiato.

10 canzoni fragili, piccole. pensate alla luce delle stelle e per queste fradice di una solarità nuova, asciugate (questo voleva) alla luce di un folk rock di purissimo impianto americano. violini, cori, flauti, una dosata elettricità vestono di illogica allegria (op.cit.) queste ballate nude. la title track odora già di piccolo capolavoro contagioso: è lì che pulsa il sangue, fra il vino e la carne quando è più forte la voglia di uscire a rimirar le stelle. qualche lullaby, occhieggiamenti al blues, una sfuriata nervo/punk come l’avrebbe potuta interpretare il capitano cuore di bue (Geyser), tanta epica folclorica che vede oramai in Giuseppina la più autorevole musa e lo spirito dylaniano dei primi a ’70 a benedire questo come back home.
sorpreso e toccato cara Giuseppina, mi hai sorpreso e toccato ancora. chino il capo e ringrazio prima di rialzare il naso alle stelle. il sangue pulsa e il vino scorre.
buon ascolto

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3 risposte a Josephine Foster
Blood Rushing

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