Land Of Kush's Egyptian Light Orchestra Monogamy

credo che per questa volta sia bene partire dalla parte iconografica: la copertina. rinverdire quell’illogica e irrequieta usanza che spingeva molti ad acquistare vinili suggestionati unicamente dall’immagine di copertina. ecco, io all’immagine ritratta qui sotto non avrei potuto resitere. eleganza e inquietudine, bianco e nero e esotismo d’antan (ma il disco lo aspettavo ansioso e l’avrei acquistato anche se avesse avuto ritratti due gattini bagnati).

il visionario progetto di Sam Shalabi giunge al secondo capitolo e ingarbuglia la ragione sociale arricchendola della denominazione Egyptian Light Orchestra. siamo sempre in casa Constellation, la medesima che diede i natali a quel lampo ottundente che fu Against The Day: l’ensemble canadese (spurio) si arricchisce di altri elementi e supera agilmente le 20 unità circondandosi di nuove voci muliebri di scuderia.
Monogamy innanzitutto non è la logica conseguenza del precedente; è altrove, spiazzante e ubiquo. le press release d’etichetta ci informano di un concept riguardante le tematiche della vergogna e della sessualità nel contesto sociale attuale. la voce femminile sintetica e processata che attraversa il disco avrebbe potuto guastare qualsivoglia capolavoro, ma per fortuna, fallendo, produce l’effetto siliceo opposto.
il disco si muove per stanze attigue e non contigue nel sogno mediorientale di chi sogna di sognare un medioriente sognato. la diaspora, la lontananza o gli echi d’Intifada screziano ogni spigolo della partitura restituendo quella visione occidentale che fu già immensa nella vertigine di Howard Shore e Ornette Coleman per la colonna sonora di Naked Lunch.
noise, post-punk, eleganza cameristica si mischiano con Brecht/Weill che compongono per Sun Ra e l’irrequieta bellezza delle orchestre mediorientali. le voci (tutte femminili) che si alternano al microfono trattengono l’ensemble in terra d’occidente impedendole di approdare definitivamente nelle sabbie riarse persiane. ho immaginato, in un sogno (proibito) di una delle migliaia di notti, che le voci del disco si trasformassero in quella cruda e nuda di Cheikha Rimitti o in quella setosa e trascendente di Oum Kalsoum, ma come ogni sogno proibito al mattino non rimangono che effluvi di cumino e acredine di concerie marocchine.
con una boutade pleonastica sarebbe assai facile affermare di trovarsi di fronte ad uno dei dischi dell’anno, ma preferisco semplicemente attenermi ai suoni di questo lavoro e rallegrarmi che da qualche parte sulla tratta Montreal/Cairo si addensino ancora grumi densi di bellezza come questo.

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0 risposte a Land Of Kush's Egyptian Light Orchestra Monogamy

  1. mauro scrive:

    come faremmo senza di te?

  2. SigurRos82 scrive:

    Grazie grazie grazie 🙂

    Ho apprezzato molto il precedente Against the day, e quindi sono curiosissima di ascoltare questa seconda uscita!

  3. s.c. scrive:

    Per quanto tenti di vacuamente commentare il meno possibile (per Vostra fortuna) ammetto di non riuscire a non passare con una sporadicamente reiterata frequenza tra queste Vostre personali, pregiate et sempiternamente interessanti para-musicali pagine. Detto ciò, non sfascio oltre. Au revoir.

    • borguez scrive:

      se il Voi è attribuito al sottoscritto, unico e solitario scrivano di codesto blog, in forma di altissima educazione e rispetto, lo colgo orgoglioso e fiero. se invece fosse riferito alla comunità che gravita, distante e sparsa, attorno a questo e ai rispettivi blog mi prendo l’incarico di ringraziare s.c. (acronimo per Sfascia Carrozze) a nome di tutti.
      le tue visite, quelle silenziose e quelle verbose, sono sempre gradite. suggestioni, imprecazioni e intuizioni lo sono anch’esse.
      a presto allora,
      borguez

  4. s.c. scrive:

    Magnanimo,
    in veritatis il Vobise sarebbe attribuibile ad entrambe le succitate et succedonee entità: Voi quale stimolante scriba del Borguezblog e Voi(altri: Essi) che viandano curiosi ergo felici tra le multicolorite et plurispeziate borguezpagine.
    Inoltre anche per dire che il discolo testé sommessamente quanto sommariamente preso in vaglio (in effetti) ingenera un certo qual congruo rispetto. Anzichènò. Aufidersen.

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