Laraaji & Sun Araw
Professional Sunflow

in un tempo di connessioni immediate e subitanee non era difficile pensare che Sun Araw e Laraaji si sarebbero prima o poi incontrati. era probabile, ma non scontato!
del resto in questo stesso tempo accelerato si possono immaginare, almeno in ambito di musiche altre, collaborazioni implausibili come in un gioco di fanta-performance estemporanee in cui musicisti più o meno contigui entrino in contatto per generare ibridazioni, fusioni e novelle commistioni. e del resto, a ben pensarci, Edward Larry Gordon e Cameron Stallones un terreno comune potrebbero anche averlo, o piuttosto un’orticello selvatico confinante con le prime periferie del cosmo ed alcune derive della coscienza psicotropa e meditabonda. un fazzoletto di terra accatastata sotto il nome di ambient, psychedelia, drone ed elettronica buona per cogitare e viaggiare da fermi: consuete etichette che non rendono appieno il miscuglio che i due hanno creato nelle loro carriere.
la vicenda di Sun Araw è (credo) abbastanza nota: sta per compiere il decennio la sua carriera che si è definita dal principio con una cifra assai personale con il quale il nostro a inseminato la psichedelia di una nuova linfa elettronica ed irriverente, cavalcando l’era hypnagogica e pastrocchiando con le chitarre, i loops, i delay e gli echi lisergici di un’artigianato fai-da-te che ha prodotto alcuni gioielli come On Patrol (Not Not Fun, 2010) e quel capolavoro che è Icon Give Thank (RVNG Intl., 2012) assieme al fido M. Geddes Gengras e ai redivivi The Congos: il reggae più drogato che sia mai dato di udire!

www.BRIANWHAR.com

Laraaji (al secolo Edward Larry Gordon) ha invece una carriera da musicista classico sviluppata nei sessanta, ma i suoi studi seriosi si sono infranti sulla sbandata mistica dei ’70, sullo spalancarsi delle coscienze e sui sentieri mistici che conducevano ad Oriente. i prodromi della New Age erano sparsi ovunque, e così fra incidere cassette, meditare e divulgare, fu un sol attimo imbracciare uno zither (si imbraccia uno zither?), elettrificarlo e finire a fare il busker a Washington Square Park (NY): ed è proprio lì che l’aneddotica musicale vuole che Brian Eno si accorse di lui e lo coinvolse in quel progetto che gli ha dato notorietà planetaria (ed anche un poco cosmica): Ambient 3: Day of Radiance (Editions EG, 1980). da allora Laraaji non ha smesso di impersonare con perfetto physique du rôle il musicista mistico e spirituale, perseverando nella sua ricerca certo che il mondo nel suo vano girare su sé stesso sarebbe ancora passato da lì.

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non conosco purtroppo i retroscena del loro incontro (peccato) e del come e quando abbiano deciso di collaborare: quel che è certo è che nel giugno di due anni fa si presentarono alla St. Johns Church di Londra per una session della piattaforma broadcast nota con il nome di Boiler Room: la performance vedeva i due (assieme al musicista elettronico Alex Gray) disposti a triangolo di fronte ai loro aggeggi elettronici, tastiere, microfoni e chincaglieria varia.

mi sono guardato il set (almeno) un paio di volte e debbo convenire che sarebbe stato sciocco non dar seguito a questa collaborazione e non giungere a testimoniarla con un’incisione discografica: e per fortuna così è stato. l’interplay fra i tre ha trovato concretezza ed efficacia ed una serie di live successivi in Germania e Svizzera hanno rappresentato il materiale dal quale l’etichetta californiana Superior Viaduct ha tratto questo Professional Sunflow (per la sub-label W.25TH).

cover

quattro registrazioni (due carpite a Lipsia e le restanti a Losanna: da qui i titoli dei brani) in cui il terzetto mescola materiale preparato ad improvvisazioni estemporanee. chitarra e tastiere per Sun Araw, zither, gingilli e vocalità per Laraaji, mentre Alex Gray è alla sintesi computerizzata del tutto. una musica imbambolata ed inebetita da stringhe percussive piuttosto sfilacciate, echi ambient, minimalismi organici ed il preciso intento di procedere verso l’immobilità. bisogna riconoscere ai due (tre) la capacità di timonare la materia che vanno generando, senza lasciarsi sopraffare, rallentando piuttosto che affollare di suoni un flusso piuttosto impalpabile ed onirico: paiono divertirsi ed anche i vocalizzi di Laraaji conducono spesso alla gioia ed a qualche riso sguaiato (la sua Laughter Yoga miete proseliti). se si necessitasse di calma, ipnosi, lentezza ed illogica allegria si può assumere Professional Sunflow senza nessuna tipo di controindicazione.
buon ascolto

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