Lars Horntveth Kaleidoscopic

a dire il vero non ho ancor ben capito se questo disco sia uscito alla fine dell’anno scorso o all’inizio del corrente. ma poco importa in fondo. se sia sfuggito alla graticola delle top ten di fine 2008 o se si candidi di diritto per quelle di questo 2009. io lo penserò come tale, fresco ed attuale, e per questo lo incasello nella rubrica che inauguro e che riguarderà l’anno appena nato.
Lars Horntveth del resto non è nuovo dalle mie parti. avevo letteralmente adorato un piccolo capolavoro dal titolo Pooka. era il 2004 ed il giovine norvegese fuorisciva dal gruppo di cui si narri sia un poco la mente (sto parlando dei Jaga Jazzist o solo Jaga) per questa sua prima esperienza solista. lì dava libero sfogo alla sua creatività con un piglio maturo che per i suoi 24 anni pareva persino straordinaria (il ragazzo è dell’81). suonava ogni cosa presente nel disco e in particolar modo il clarinetto (anche basso), colpendomi definitivamente nel mio lato debole. credo valga la pena di ripescarlo.

l’etichetta, allora come oggi, è la Smalltown Supersound e un poco di merito per il doveroso coraggio sarà bene attribuirlo pure a loro. sì perchè, per quanto si siano resi conto di avere in scuderia un puledro di purissima razza, fa piacere che abbiano lasciato carta bianca al piccolo genio nordico e avergli concesso di licenziare un disco come questo.
lars-horntveth-kaleidoscopicLars Horntveth Kaleidoscopic (Smalltown Supersound, 2009) è una composizione originale che consta di una sola traccia per complessivi 37 minuti. e questo, mi rendo conto, potrebbe spaventare. alcuni dati tecnici: è stato registrato nell’arco di un paio di giorni presso una piccola chiesa di Riga (Lettonia) da 41 elementi (34 archi, 3 percussionisti, clarinetto, flauto, arpa e bassotuba) dell’Orchestra Nazionale Lituana diretta da Terje Mikkelsen, ovvero il direttore dell’ Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo. Horntveth è al clarinetto e ad altri soffici tocchi. sua la produzione assieme al mentore della musica norvegese Jørgen Sir Dupermann Traen (Kings of Convenience, Sondre Lerche e Royskopp per intenderci).
il risultato è pura delizia. la parola che pare abbondare sulla bocca dei critici (come il riso su quella degli stolti) è cinematico. io non so bene cosa significhi e preferisco riportare una dichiarazione dello stesso autore.
Mi sono ispirato al modo di suonare la chitarra di Jim O’Rourke, all’uso dei contrasti di Robert Wyatt, alla giocosità degli Stereolab, alla batteria inventiva e soulful di Take Five di Dave Brubeck, allo sguardo non convenzionale sul pop di Joanna Newsom, al compositore di Hitchcock Bernard Herrmann e agli arrangiamenti di archi di Jean-Claude Vannier per Serge Gainsbourg
beh, ci manca solo che mi paghi il mutuo e poi siamo amici per sempre!
io consiglio di rubare 37 minuti di tempo al proprio tempo e dedicarsi a questo ascolto. solitari dentro ad un auto notturna allungando il percorso, in una vasca liquida e fumosa, dentro le cuffie di un lettore nel bel mezzo del caos o come ciascuno vorrà. io ci metto il biglietto, poi ciascuno farà il tragitto che preferirà.
un plauso al genio, al coraggio di scardinare consuetudini commerciali stantie. alle idee e alla libertà che pare albergare in quel buio nord di cui nessuno si preoccupa e alla nascita di un talento di questo debutto di millennio.

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0 risposte a Lars Horntveth Kaleidoscopic

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    il tuo “biglietto” oggi mi fa eleggere eroe musicale della giornata Don Van Vliet
    “Non voglio vendere la mia musica….. vorrei regalarla, perché da dove l’ho presa non bisogna pagare per averla”
    avanti!

  2. Costantino Spineti scrive:

    ….Ricordi…
    …Amarcord di una serata fumosa con una donna formosa…
    …Iniziata immezzo a ‘na strada ‘nfosa…
    …Proseguita con una sbornia focosa…
    …Eppoi finita in una casa nebbiosa…
    ……..Appannata……..

    Ricordo che sembrava di stare in un bicchiere di acqua e anice…e non si sa il perchè…
    Lunghe unghie nere mi sedussero…graffiandomi.
    Un clarinetto…mi afferrò… stretto.
    …Credo mi abbia sbattuto per ore di qua e di là… per tutto l’appartamento…fu uno scontro fisico…tosto e gagliardo…quella musica mi teneva per il collo con tutte e due le mani…ricordo che gli archi mi tenevano fermo…mentre il clarinetto,insolente ed arrogante…mi colpiva dappertutto…mi aveva sequestrato…ero nelle sue mani e…mi sentivo Suo.
    Di lui non seppi più niente…lo cercai dappertutto…ma tutte le mie ricerche risultarono vane…da quel giorno…ogni volta che sento un clarinetto suonare…ho la sensazione che il mio sorriso non è più lo stesso…

    Eppoi…Eppoi arrivi tu…prezioso Borguez…che mi sveli un cognome Nordeuropeo…che mi parli della Scandinavia…
    ….com’è? Lars Horntwet….Bah…Chissà….Sarà mica “sindrome di Stoccolma” la mia?…Ma Stoccolma sta in svezia…HHuummmm…Roba da grattarsi la testa…

    Merci…Monsieur Borguez…Merci.

  3. borguez scrive:

    Ach…diafolo di un Costantino!

    io scrivo e lui frulla ogni cosa e ci ritrova un senso. destruttura e ricompone.
    Roba da grattarsi davvero la testa!!!

  4. borguez scrive:

    poi mi spiegate chi è Don Van Vliet e la sua logica francescana!!!

  5. linda scrive:

    Don Van Vliet magari dice poco ma Captain Beefhear forse dice di più…scusate ma la sapevo..e non ho resistito!

  6. borguez scrive:

    ma allora ditelo!!!

    grazie…non sapevo! (mea culpa)

    bello scegliere uno pseudonimo meno strambo del nome di battesimo!!!

  7. hrudi v. bakshi scrive:

    già, proprio lui.

  8. SigurRos82 scrive:

    Bellissimo il movimento electro-orchestral-jazz-ambient di Horntveth. Roba parecchio, ma parecchio interessante 🙂

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