Le Lendemain Fires

non voglio entrare nel merito dell’efficacia o meno del vaccino antivirale, anche perché credo di aver già compiuto qualche passo oltre, laddove oramai la prevenzione più non serve, ma servono coperte pesanti, ore di noia e pazienza sfebbrante! in quel tempo anomalo, per un maschio caucasico adulto, diviene difficile anche la pratica più elementare in tempo di sanità; e quello che apparentemente potrebbe sembrare un periodo di ozio che si vorrebbe sfruttare appieno è in realtà un tempo difficile e viziato!
la capa duole: difficile leggere, guardare e per certi versi persino ascoltare! i consueti rimedi acustici cozzano fragorosamente nella cefalea più profonda! il free disturba, qualsivoglia percussione latina innervosisce e le voci umane richiedono quell’attenzione che non più si concede! eppure è di musica che ci si vorrebbe circondare!
così, faticosamente, sono andato a rovistare nella lunga fila di dischi che attendono un mio ascolto e mi sono felicemente imbattuto in questo: ed è stata complicità analgesica al primo ascolto! Le Lendemain (myspace), a dispetto del dolce sostantivo francofono, consta di un duo che divide la sua nazionalità fra Svezia e Gran Bretagna. David Wenngren e Danny Norbury: più nordico il primo del secondo! violoncello e al dulcitone (?) per David, pianoforte e field recordings a carico di Danny! debbo ammettere che li ho visti giungere dalla terra perfetti sconosciuti, ma è bastato iniziare ad ascoltare il disco per saltare a piedi pari convenevoli e presentazioni!

le lendemain

Le Lendemain Fires esce per l’etichetta Home Normal e la schiera di amici e di conoscenti gli garantisce il lasciapassare nella mia infermeria (The Boats, Colleen, Sylvain Chauveau). vera e propria musica da camera (da corsia) in bilico fra l’impostazione classica e la sperimentazione! nesuuna voce umana, nessun sussurro e manco invocazioni!
un’epica blanda e dilatata, pastorale. ideale per gli stadi febbricitanti oltre i 38° di temperatura corporea, laddove un poco di delirio e di incoscienza prendono il sopravvento. lentezza, austerità, misura e visionarietà! il suono del disco ha un rilascio adagio: l’impressione è davvero quella di un piccolo ensemble da camera al servizio della mia infermità e la sensazione di esclusività prende il sopravvento! ideale per blandire gli acufeni e per lenire l’emicrania!
mi accorgo di essermi un poco lasciato prendere la mano dai postumi ancora assai presenti e ho maldestramente usato questo disco a scopo terapeutico, maltrattandolo un poco. me ne scuso! in realtà riserverò a questo disco altri ascolti, in tempo di sanità: la sua fibra autunnale e il suo colore (come da copertina più sopra) sapranno adagiarsi su altri istanti di questa poca luce novembrina! in definitiva lo consiglio al di là delle patologie o delle contingenze, due volte al dì lontano dai pasti…

Le Lendemain Fires

Questa voce è stata pubblicata in 2009. Contrassegna il permalink.

0 risposte a Le Lendemain Fires

  1. birdantony scrive:

    vabbè fratello, buona convalescenza! intanto assaggio il disco, chissà se funziona anche come prevenzione oltre che come terapia! 🙂

  2. Hank scrive:

    Buona guarigione, e auspicio di poter associare quanto prima groove rutilanti all’interessantissimo (thanks as usual!) duo brumoso!

  3. borguez scrive:

    guarigione avvenuta (dignitosamente)
    il disco in questione ha libero ambito anche al di fuori degli stadi febbrili!
    diciamo che lui resta e l’infermità passa!
    grazie della solidarietà

  4. marco scrive:

    mesi fa, facendo uso di ironico understatement, arma difensiva che spartisci con alcuni genovesi, hai definito il tuo blog “sfogo di quarantenne”.
    comprendo la tua necessità di proteggerti dagli elogi ma – sarà che son più che quarantenne anch’io, sarà che sfogo è anche sinonimo di effusione – questo periodico copioso spargimento di affetto per tutto ciò che ti piace e probabilmente fa di te quello che sei, mi risulta terribilmente contagioso e confortante.
    quindi grazie.

    • borguez scrive:

      che bello ritrovarti qui caro Marco!
      e ancor più bello che sia tu a vincere l’indomita pigrizia che ci contraddistingue e a scrivermi due righe che io invece continuo a rimandare impunemente! (mea culpa)
      i complimenti (i tuoi) sono cosa assai gradita e lusinghiera: resto fermo nella mia definizione di “sfogo di quarantenne” (+1) ma aggiungo volentieri le virtù contagiose e confortanti che mi attribuisci. mi rende assai felice tutto questo!
      anche l’idea che certe distanze (di spazio e tempo) possano essere colmate con qualche musica e qualche parola sparuta ed affettuosa. schivi si è e schivi si resta, ma non per questo meno inclini alle effusioni! anzi!
      io mi propongo di scriverti una mail per poter scambiare privatamente aggiornamenti reciproci sui nostri cammini: pensavo l’altra mattina a Genova e inevitabilmente pensavo anche a te, poi trovo il tuo commento sul blog e scuoto la testa vinto dall’impossibilità di decifrare tutti questi bei segni sottocutanei ai quali la vita ci costringe ad assistere ignari e stupiti!
      mi consolo ripetendomi: che bello essere ancora qui a scriversi, questo sì!
      dunque promesso, e nel frattempo sono lieto se qualche musica o parola che getto qui sopra ti possa allietare o fare annoiare meno!
      stai bene, a presto,
      Marco

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