Leonard Cohen live@Lucca

Mica facile trasformare lo straordinario in ordinario, ci vuole semplicità e serenità!
(Anonimo che vuol restare anonimo)

si potrebbe partire dall’età anagrafica o da quella voce, da una lista di canzoni che credo pochi (li conto sulla punta delle dita di una mano) possono vantare oppure da una coerenza che appare enorme a fronte della degenerazione generale, globale e incondizionata. ci sono tante (mai troppe) cose da cui si potrebbe incominciare a parlare del live di Leonard Cohen, ma io davvero comincerei dalla sua autoironia, che unita a quella semplicità e serenità (di cui sopra) rappresentano la grandezza di quest’uomo.
la gag (come altro battezzarla?) sul finale di Tower Of Songs è la dimostrazione di come Cohen pare davvero non aver preso sul serio nessuna delle sue imprese, delle sue canzoni, dei suoi eremitaggi e delle sue parole. alle coriste l’ordine di non fermarsi, la preghiera di continuare all’infinito quel doo dam dam dam da doo dam dam mentre Cohen rivela al pubblico di aver compreso alla fine quale sia la risposta, il senso della vita. e ad un pubblico oramai smanioso che pende dalle sue labbra annuncia sardonico che in realtà la risposta si riduce tutta in un doo dam dam dam da doo dam dam!
scrivo, ma in realtà non trovo parole per descrivere uno dei concerti più importanti della mia vita. sono rimasto muto per lungo tempo, frastornato, incapace persino di applaudire. sono restato a cercare di comprendere quale fosse in realtà l’essenza di tanta bellezza e mi sono risposto che in fondo erano solo canzoni, che loro erano responsabili di quella tensione fra palco e platea, loro ciò che sarebbe restato togliendo il superfluo. e sono le canzoni per le quali Cohen ha ringraziato il pubblico, per averle sostenute in tutti questi anni (parole sue), come se fossero figli mandati in giro per il mondo, pellegrini o alberi o giardini di cui prendersi cura. quelle canzoni che hanno attraversato quattro decenni senza accumulare il peso del tempo, restando essenziali, fuggendo i simboli e scrollandosi di dosso facili mitizzazioni.
le si potrebbe elencare quelle canzoni o sottolineare l’affiatamento fra i musicisti che le accompagnavano, raccontare della scaletta o dei bis infiniti (alla fine 3 ore di concerto) ma io preferisco tenermi a mente l’eleganza di un uomo, lo stile inarrivabile e l’umiltà concreta. piccoli gesti come togliersi il cappello o inginocchiarsi, riverire e ringraziare così sinceramente da non credere a cotanta semplicità. per chi vorrà sapere tutto e di più rimando al sito ufficiale per notizie e scalette, dettagli e foto. io preferisco le foto di Enrico scattate dalla seggiola a fianco alla mia, fra il suo ed il mio stupore e i nostri volti beati a fine concerto.
mi ero appuntato tre cose che inevitabilmente volevo riportare qui. la prima è che fino ai bis mi pareva che nessuna canzone da New Skin For The Old Cerimony fosse stata eseguita. mi sbagliavo! Who By Fire all’inizio del concerto l’avevo quasi lasciata evaporare nella memoria e poi è giunta in chiusura Tried To Leave You ad omaggiare il mio disco assoluto di Cohen!
la seconda è che chi organizza eventi come questi non dovrebbe permettersi certe orrende figure e inspiegabili mancanze. parlo a chi, come me, occupava Piazza Napoleone l’altra sera perché mi risulta impossibile spiegare agli assenti cosa è realmente accaduto. così come sarà difficile raccontare ai nostri nipoti lo scempio di questa Italia di inizio millennio.
la terza è che ho vissuto ogni saluto e ringraziamento alla fine dei bis come se fosse davvero l’ultimo, un commiato con l’emozione in gola e la sensazione duplice di un primo incontro e di un prematuro addio. la gioia di esserci assieme alla consapevolezza di un mai più! e invece, e per fortuna, mi sbagliavo un’altra volta. il tempo di tornare a casa e scoprire che il tour prosegue per l’Europa fino alla fine dell’anno, ripassando dall’Italia e aggirandosi meraviglioso per il continente. forse non era un addio, io ci sto seriamente pensando…
non sono riuscito a dire neppure un poco di ciò che avrei voluto, me ne rendo conto. mi aiuti chi vuole, chi può. l’emozione resta immensa, le parole strozzate e stordite. volevo solo testimoniare di aver vissuto poche ore della mia vita di fronte ad un cantautore, ad un uomo e ad un poeta.
e alla fine tutto è così semplice e sereno da sembrare persino ordinario…

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14 risposte a Leonard Cohen live@Lucca

  1. borguez scrive:

    la scaletta, per chi la desiderasse…

    First Set

    Dance Me To The End Of Love
    The Future
    Ain’t No Cure For Love
    Bird On The Wire
    Everybody Knows
    In My Secret Life
    Who By Fire
    Hey, That’s No Way To Say Goodbye
    Anthem

    Second Set

    Tower Of Song
    Suzanne
    Gypsy Wife
    Boogie Street
    Hallelujah
    Democracy
    I’m Your Man
    Take This Waltz

    First Encore

    So Long, Marianne
    First We Take Manhattan
    Sisters Of Mercy
    If It Be Your Will
    Closing Time

    Final Encore

    I Tried to Leave You
    Whither Thou Goest

  2. borguez scrive:

    ho appena comprato due biglietti per il concerto di Cohen del 27 settembre a Praga!
    gesto irresponsabile? follia?
    non saprei….

    c’è chi organizza viaggi transoceanici, chi prenota visite specialistiche, chi decide di cambiare vita!

    io compro due biglietti per Cohen a Praga!
    in qualche modo vi giungerò!

  3. alice scrive:

    dopo una piccola sommossa collettiva
    dalla prima fila lo guardavo, lo ammiravo sgambettante
    e poi dietro le “quinte” riuscivo a vederlo ridere e sorseggiare una bottiglietta d’acqua che rimetteva in equilibrio su di un palo, come un bambino che gioca con l’animo sobbalzante
    scopro io l’anonimo, perché è un anonimo che conosco da sempre e che assomiglia a quell’autoironia, a quel divertimento, a quella modestia, a quella preziosa piccolezza.
    è Loris, che con quelle parole mi scriveva dopo lucca.
    e io con due righe gli rispondevo:
    “un poeta della parola, un poeta del niente, un poeta dell’esserci. col cappello.
    che magnifica bellezza averlo scoperto prima di non poterlo più fare.”
    e nemmeno io voglio aggiungere altro.

  4. borguez scrive:

    dunque posso ringraziare Loris,
    e alice…

  5. loris scrive:

    ……….una voce sempre più bella, sempre più ordinaria, e a me ricorda un cielo pieno di nuvole e di belle promesse, e poi anche un mare agitato dai fulmini, dalle sirene e dalle stelle filanti. Astri e disastri, viscere e farfalle finalmente vasi comunicanti. E il mondo, il vecchio mondo che gira e continua a girare in tondo. Domenica sera Leonard Cohen mi ha regalato uno dei due o tre concerti più belli della mia vita. Posso parlare di stupore? E’ soltanto una parola di sette lettere, ma a me adesso non ne vengono in mente altre. Mica facile trasformare lo straordinario in ordinario, eccetera, eccetera. Di solito succede il contrario, e non è sempre cosa piacevole. Domenica sera ho visto Omero danzare per strada con i bambini e con gli elementi primordiali………………Ciao Loris

  6. alice scrive:

    io ridevo e piangevo
    sì, loris, sì

    quell’ordinario straordinario che salva il mondo
    quel wow che ci fa restare in silenzio
    e ci fa dire che “doo dam dam dam da doo dam dam”
    è la risposta

  7. borguez scrive:

    grazie a Loris a cui ho rubato parole e per quelle nuove che ha voluto aggiungere.
    e grazie per la visita…

    Mica facile….

  8. loris scrive:

    E’ vero, dipende tutto da quel DOO DAM DAM DA DOO DAM DAM. E questa splendida leggerezza, questo innamorarsi sempre di tutto e di non prendersi mai troppo sul serio, credo venga dallo zen. Io l’ho imparato dal rock, ma cose simili le dicevano anche Joseph Joubert, Erik Satie, dada, John Cage, Italo Calvino, il blues, Jean Arp, Jimi Hendrix, Miles Davis e John Coltrane. Il più profondo è la pelle e, credi a me, bisognerebbe ringraziare anche Mozart e i Beatles. Domenica sera tutte le canzoni di Leonard Cohen mostravano questa grazia. I demoni di FIRST WE TAKE MANHATTAN erano diventati dei Mazapegul e le legnate di THE FUTURE parevano la carezza di un bambino. Non sono molti gli artisti capaci di tanta meraviglia. Ci riuscivano i Grateful Dead di Jerry Garcia. E poi, se ci fai caso, un qualche cosa del genere succede anche con J.J. Cale, Neil Young, Brian Eno e Bob Dylan.
    ………………………….”E’ il suo stesso peso che sta schiacciando l’impero”, pensa Kublai, e nei suoi sogni ora appaiono città leggere come aquiloni, città traforate come pizzi, città trasparenti come zanzariere, città nervatura di foglia, città linea della mano, città filigrana da vedere attraverso il loro opaco e fittizio spessore…………………………………………………………………………………………
    ITALO CALVINO LE CITTA’ INVISIBILI

  9. alice scrive:

    guarda il caso, guarda queste non-coincidenze…
    le città invisibili
    calvino…
    pensa che prima di cohen mi sono messa a rileggere per la decima volta calvino e proprio “le città invisibili” allo scopo di farne ispirazione per la pittura
    e dopo cohen il primo pensiero avuto è
    Eccolo Kublai, Ecco Marco Polo,
    Ecco l’invisibilità e Eccole tutte queste città in un uomo solo…
    ma cosa dovrei aggiungere? posso solo riprendere in mano anno dopo anno (leggendo, ascoltando, dipingendo) chi ha fatto del peso una sottrazione e della leggerezza un equilibrio che fa galleggiare i pianeti…

  10. Alina scrive:

    Grazie per esprimere le emozioni che avvolgevano a tanti in quella piazza – mi mancano parole persino in russo, la mia lingua natale, per dar forma alle sensazioni di essere presente di fronte a un miracolo. Accanto a me, sempre in prima fila, a destra, c’era una professoressa scozzese, una croaziana dalla UN, e tutte cantavamo senza voce, ripetendo le parole, seguendo ogni piccolo gesto, ridendo e piangendo quasi di tante emozioni.
    Gia sto pensando di andare al concerto di Milano, per risentire e rivivere…

  11. borguez scrive:

    Grazie Alina delle tue parole, se fossi in te andrei a Milano e di corsa. Credo che l’opportunità di vedere un’altra volta Leonard Cohen non possa essere scambiata con nulla.
    Io ho già comprato un biglietto per il concerto del 27 settembre a Praga e poi ho comprato pure un biglietto aereo e adesso cerco un posto dove poter dormire. e poi potrò ritrovarmi di fronte a quel “miracolo”.

    ti farò sapere e mi farei sapere se andrai a Milano,
    grazie ancora e a presto…

  12. Pingback: appunti di fine Settembre …ossia Praga, Cohen, Dylan e altre storie « borguez

  13. Giulio scrive:

    Dopo tutti sti bei commenti mi sembra banale quanto ho scritto, ma se vi interessa lo stesso…:

    http://www.sentireascoltare.com/preview.php?s=livereport&article_id=666

  14. borguez scrive:

    grazie Giulo, ci (mi) interessa molto e tanto più ritrovare la recensione in un sito che seguo e stimo (sentireascoltare). trovo anche l’indirizzo di un blog che ho incominciato a spulciare!
    tutto bello, grazie della visita
    a presto

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