Look at me, Leonard

ancora Leonard Cohen.
mi accingo a vedere Leonard Cohen per la quarta volta in poco più di due anni. dopo Lucca, Praga e Venezia, è ora la volta di Firenze. mi chiedo per quale altre artista lo farei e non trovo risposta. provo pure ad astrarmi e a giudicare sornione questa maniacale voglia di vederne ed averne ancora, e nel privato finisco pure per giustificarmi.
mi dico che sono successivi passaggi di quell’approfondimento che ho sempre riservato agli artisti che hanno coinvolto i miei giorni e i mie pensieri: ho sempre creduto che si dovesse studiare l’opera di certi artisti così come alcuni tediosi docenti si sono accaniti con Dante o chicchésia. una specie di seminario assai serio che prendesse finalmente in considerazione un certo cantautorato del ‘900 oramai storicizzato e ficcato in fondo alle esistenze di milioni di sensibilità: se dico Dylan e aggiungo Cohen ci intendiamo.
ma per fortuna una certa editoria si è accorta del buco conoscitivo che per troppo tempo ha privato assetati curiosi di notizie e dettagli a proposito dei loro beniamini, e, in mezzo ad alti e bassi, ha dato alle stampe preziosi libercoli. mi sono di recente imbattuto in una gradevole disamina dell’aspetto “religioso” (diciamo spirituale) di Leonard Cohen ad opera di Brunetto Salvarani e Odoardo Semellini.

Il vangelo secondo Leonard Cohen è un’agile sopralluogo sull’anima vocazionale di Cohen e sulla trasposizione del suo ebraismo all’interno della sua poetica. nessuno dubitava certo della profondità di alcune liriche ma è piacevole saperne un poco oltre soprattutto se si è affliti da profondo ateismo. è un punto di vista interessante e per altro non negato dallo stesso Cohen che non ha certo trascurato lunghe parentesi spirituali all’interno della sua esistenza.
è altresì certo che si tratta di un punto di vista, il medesimo che anima la collana che ospita il libro. prospettiva che difficilmente contemplerà l’altra faccia di ogni splendente medaglia che riluce: se da una parte vi è questo “sacro” non può che esservi come contraltare quel “profano” (virgolette e corsivo) incarnato in alcune canzoni come questa…

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=5d-8hxLMOcg]

Because of risale all’ultimo Dear Heather e da allora mi tormenta con questioni apparentemente irrisolvibili: come possono albergare nella medesima canzone umiltà, elogio dell’universo femminile, maschilismo, intima galenteria e impalpabile poesia della caducità umana? il tutto scritto e cantato con quella voce che oramai non ha più vocaboli per descriverla. non lo so e mi scervello e continuo a cercare.

così, assentandomi per qualche giorno, mi accomiato con un piccolo dono che spero sarà gradito ai fan del canadese errante. sono canzoni, poemi e collaborazioni non contemplati nella sua discografia ufficiale. briciole del suo cammino che ho raccolto e assemblato in una compilazione sommaria alla quale ho dato il titolo di Other Songs (and Poems). una di queste è tratta da una raccolta dell’impagabile Hal Willner e che ha per epicentro Charles Mingus al quale stavo dedicando le mie recenti peregrinazioni: ritrovare Cohen che legge Mingus rappresenta uno di quei bagni tiepidi di bellezza in cui non vorrei smettere di immergermi.
magari se ne riparla al ritorno…

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0 risposte a Look at me, Leonard

  1. Valerio Fiandra scrive:

    Ehi, amico! C’ero anche io, ovvio! E qui ti mando la Mia visionary review. Ciao, Valerio .

    Cohen duended Firenze,
    Playing the Secret Chord.

    By Valerio Aaron Baotzebao Fiandra.

    ( I heard There’s a secret chord that David played to please the Lord…. )

    After Munich ( 1992 ) , Venice and Tel Aviv ( 2010 ) , Firenze was my fourt Leonard Cohen’s Concert. And my last.

    Well, who knows , really… But now , after few but deep good hours of sleeping, I don’t think I could accept again the depth ,  the strength and the subtle line of beauty and power which crossed the Audience yesterday .

    No the voice , nor the elegance; no the music , nor the warmth;  no the poetry, nor the mind. Cohen has Duende, maybe he IS duende. So it’s not anymore a matter of art , or emotion, or success: it’ something more AND something less: it’s a moment AND the Time, the drop AND the ocean. Hard , even impossible to define, but easy to feel, if you have been duended . It’s a so great feeling to be full AND light in the SAME time that you cannot wait to be like that again. And you are so worried not to get there anymore. 

    Well, there are songs , cd, DVD : there will be words and notes, vision and laughters. And they will be strong and gentle reminders of the unrepeatable feeling of a LIVE Leonard Cohen concert. Or should I say Ceremony, for our skin and soul to be renewed ?

    William Butler Yeats often wrote aboute that point of Art and Life which a person can reach, the place where he or she can truly meet  himself , Mask and Soul : in that special kind of moment, close to the ” most difficult of the possibilities ” , you become you, you understand yoursell so to understand the Other. You cannot reach that without a strong and gentle help, or without deeply needing and trembling for. Yes, the help was at Piazza Santa Croce, yesterday . Now it’s up to us.  

  2. alice. scrive:

    il profano più sacro che io possa venerare.

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