Malawi Mouse Boys He Is #1

mi rendo perfettamente conto che fare l’etnomusicologo seduto sul sofà in soggiorno nasconde una contraddizione in termini, eppure, a volte, la medesima sensazione che più coraggiosi ricercatori debbono aver provato di fronte a certe scoperte invade pure il mio piccolo spazio casalingo e fa vibrare il cuore di quel fanciullino che vi abita. dalla mia finestra non si vede il Malawi e difficilmente saprei indicare la giusta direzione al viandante smarrito; ancora più improbabile che io possa farvi visita nei giorni che mi restano da campare (mai dire mai, comunque), ma debbo confessare che l’impalpabile sensazione di esserci stato anche solo per un breve istante l’ho provata scoprendo un disco giunto improvviso da uno spiffero della finestra affacciata sul mondo glocale.

scoprire poi che ai bordi delle strade che attraversano da nord a sud il Malawi stazionano ragazzi che vendono particolari snack agli automobilisti di passaggio meriterebbe un bel post sulla rubrica gastronautica: ma prima bisognerebbe assaggiare! piccoli topolini catturati ed arrostiti come kebab in miniatura pare siano una delizia tutta locale per cui vale la pena di frenare, arrestare il viaggio e godersi la prelibatezza. ma non è dell’analisi organolettica del piatto tipico che si vuole disquisire qui, piuttosto dell’attività dopolavoristica di 8 di questi venditori ambulanti che finita la loro giornata arrangiata imbracciano strumenti e percussioni rudimentali per disporsi in cerchio a cantare le proprie canzoni.
Malawi Mouse Boys è il plausibile e logico nome che si sono scelti o che ha scelto per loro l’etnomusicologo e produttore Ian Brennan (Tinariwen suggerisce qualcosa?) a cui dobbiamo l’epifania di questa scoperta. è lui stesso a raccontare di come una volta ritornato negli States con le registrazioni effettuate sul campo intendesse aggiungere un tocco “occidentale” a quelle canzoni che gli erano parse incantevoli ma rudimentali nel loro luogo d’origine. il riascolto di questa semplicità primordiale invece pare abbia preso il sopravvento ed abbia convinto il produttore a trasferire intonse queste quattordici delizie e a consegnarle a noi seduti sui nostri sofà.

Malawi Mouse Boys He Is #1 (Independent Records, 2012) racchiude una leggerezza di cui Italo Calvino sarebbe andato fiero, una selvaggia e primordiale bellezza che avrebbe fatto la gioia di Alan Lomax ed una stordente bellezza che avrebbe allargato il sorriso di Claude Lévi-Strauss. questi 8 ragazzi guidati dalla voce benedetta di Nelson (il vocalist più riconoscibile) utilizzano la loro lingua chichewa per intonare il loro gospel rurale verso la divinità che hanno probabilmente imparato ad amare in qualche missione cristiana. la maggior parte dei brani tessono le lodi del Signore (credo sia lui il numero 1 a cui fa riferimento il titolo dell’album) e paiono riprendere la tradizione delle township sudafricane mischiandola con spruzzi di calypso, reggae e qualche tradizione afroamericana che ha preso la via del ritorno verso la madre Africa. voci di bambini intorno, galli che cantano, strumenti scordati ed orfani di tutte le corde necessarie, percussioni recuperate chissà dove formano la delizia sulla quale il call and response dei Malawi Mouse Boys risuona allegro e contagioso: ascoltare Ndinasangalala (I Was Happy) per credere!

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13 risposte a Malawi Mouse Boys He Is #1

  1. SigurRos82 scrive:

    Glocal sounds indeed! Preziosissima pepita, grazie caro amico etnomusicologo da sofà 😉

  2. ReeBee scrive:

    ottima e gustosa recensione.
    qui è Bronislaw Malinowski da Roma che t’abbraccia.
    Stesso sofà e stessa musica.

  3. gabriele scrive:

    bello tornare dalle vacanze e partire subito per un altro viaggio .

    fatti un giro qui
    The Karindula Sessions
    http://vimeo.com/18391478

  4. gabriele scrive:

    che bello tornare da un viaggio e partire subito per un’altra destinazione .
    dai un’occhiata qua
    The Karindula Sessions – Tradi-Modern Sounds from Southeast Congo
    http://vimeo.com/18391478

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