Marvin Pontiac
The Asylum Tapes

I don’t know what this life is about
but I like to wear funny outfits!
(Marvin Pontiac)

oltre a non capirci un granché questa vita riserva anche parecchi paradossi. come comprendere, mentre il tempo fugge via, il valore dell’attesa. aspettare con pazienza, a volte insensatamente, che qualcosa succeda, vagheggiando un sogno e cullando piccole e private speranze. avevo scritto quattro anni addietro di quanto mi mancasse John Lurie e di come sembrasse recondita la possibilità che tornasse alla musica. ma diciassette anni cosa sono mai per chi non ha mai smesso di attendere?

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e alla fine, come Ulisse verso Itaca, John Lurie è tornato! un’invalidante sindrome cronica lo aveva allontanato dalla musica e le dichiarazioni di questi anni non lasciavo presagire molto a dispetto di un’attività pittorica che pareva fosse divenuta il medium artistico prescelto per necessità e per virtù.
e invece John Lurie è tornato alla musica rivestendo i panni di Marvin Pontiac, la sua ultima incarnazione prima dell’oblio forzato. Marvin Pontiac resta una meravigliosa finzione dietro la quale Lurie si nascose nel 1999, un fantasmagorico musicista ebro-maliano nato nello stato di New York (nel 1932) e sbatacchiato dalla vita fra musica e peripezie, internato in un sanatorio mentale e definitivamente passato a miglior vita nel giugno del 1977 hit and killed by a bus! un alter ego che gli permise di iniziare a scrivere canzoni, canzoni cantate con una voce della quale la storia della musica non poteva rimanere orfana. nacque The Legendary Marvin Pontiac Greatest Hits (Strange & Beautiful Music, 1999) che resta un disco imprescindibile per chiunque voglia affermare di amare la musica!
ripartire da quella finzione per tornare alla musica pare quasi un gioco di specchi nel quale una biografia inventata riflette premonitrice una condizione in cui John Lurie si è trovato per davvero: una reclusione forzata, un’insanità indotta! fingere la finzione allora: immaginare che a Marvin Pontiac ricoverato presso il manicomio Esmerelda State Mental Institution qualche sconosciuto benefattore avesse fatto giungere un registratore quattro piste e che lì, in completa solitudine, il nostro avesse registrato le tracce che compongono questo disco emerso da un passato misterioso ed inatteso.

The Asylum Tapes

Marvin Pontiac The Asylum Tapes (Strange & Beautiful Music, 2017) è il lavoro che John Lurie ha registrato in completa solitudine, guardando in faccia i fantasmi e le paure di una malattia per procedere verso l’irrazionale del proprio inconscio, scendendo in fondo alla natura primordiale degli istinti. è un disco rupestre, crudo e selvaggiamente nudo.
chitarra, armonica, banjo, una voce splendida e corrotta che si sovrappone a sé stessa: una voce gutturale, che grugnisce, ansima e sospira. e poi rumori ambientali, sonagli, catene, sfregamenti di mani e varia chincaglieria. tutto affogato in un’idea di blues imbambolato in pattern ossessivi, nel fango paludoso del Delta e nel gospel fatto in casa con mugugni e gargarismi. un disco in bianco e nero, ottuso e polveroso: come il blues perduto ai margini dell’incisione discografica, come i giorni malsani di reclusione, come un canto di lavoro alla catena!

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24 tracce grattate via dal tempo recluso, 24 brandelli di non senso e insanità: perlopiù brevissime ossessioni, tormenti illogici, art brut da rigattiere. hollerin’, canti di prigionia, invocazioni, echi pastorali malsani. l’universo recluso di Marvin Pontiac è abitato da nani da giardino, Godzilla, orsi, maialini fuggiti, rane e un Santa Claus che si presenta in aprile senza pantaloni. ma anche invocazioni di (presunta) sanità e identità, impulsi organici, ingiurie e sconcerie, non sense e la supplica I Want to Get out of Here che assomiglia tremendamente a quel I Scream You Scream We All Scream For Ice Cream reso celebre dal film Down by Law (Jim Jarmusch, 1986) di cui John Lurie curò la colonna sonora e che, nelle ambientazioni sonore, ricorda molto il suono di questo disco.
si sono perse quelle influenze africane presenti nel disco precedente ma sono giunti dal sottosuolo gli echi dei nativi americani (I’Am A Man è un un mantra per il grande spirito): e del resto ci fu un Pontiac ben prima di Marvin!

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John Lurie è tornato e da tre giorni mi sono perso dentro un disco. ne uscirò, ne sono certo, ma dopo tanta attesa dovevo diluire lo stupore e la meraviglia! John Lurie è tornato con un disco storto e diretto che procede a rovescio la corrente del tempo, fuori dal senno e dalle logiche, insulso e prezioso.
per quanto riguarda il disco dell’anno potete sospendere le ricerche, John Lurie è tornato.
it’s really Unbelievable
buon ascolto

Questa voce è stata pubblicata in 2017. Contrassegna il permalink.

7 risposte a Marvin Pontiac
The Asylum Tapes

  1. maurizio scrive:

    Queste sono notizie! Un abbraccio forte.

  2. LYSERGICFUNK scrive:

    We All Scream For Ice Cream!
    Wow! Grazie Borguez

  3. Alessandro scrive:

    Bellissimo disco, ma esiste una versione con supporto, oppure lo distribuiscono solo in versione liquida?

    • borguez scrive:

      ciao Alessandro, se ho ben capito in un primo momento è uscita solamente la versione digitale. speriamo di poterne avere anche una versione fisica.

  4. SigurRos scrive:

    Strepitoso come al solito 🙂

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