Micah P. Hinson and The Red Empire Orchestra

mi ero tacitamente ripromesso che non avrei occupato lo spazio di questo blog per “demolire”, ma piuttosto per stupirmi, per scoprire e per emozionarmi (ove possibile). ossia di non perdere tempo a parlare di ciò che non mi piace, di qualcosa che poco ha a che fare con i miei giorni o che poco ne avrà.
e c’ero praticamente riuscito a zittirmi. a non dire. a non dover sottolineare che l’ultimo disco di Micah P. Hinson proprio non mi convince per una discreta serie di ragioni, e averi taciuto dunque volentieri, ma poi mi ritrovo quello stesso disco in bella mostra di sé nella bacheca del disco del mese di BlowUp e leggendo e rileggendo la recensione di Marco Sideri mi dico che due parole potrei spenderle pure io.

Micah P. Hinson and The Red Empire Orchestra è il terzo disco e mezzo per l’ex ragazzo di Memphis ed esce per l’inglese Full Time Hobby. e dico ex perché credo sia giunto il tempo di evitare di stupirsi ancora del privilegio anagrafico della giovine età.
ho seguito Micah dal principio, quando abbastanza consapevolmente si gridò al miracolo per quel debutto del 2004. per quel Micah P. Hinson and The Gospel of Progress valeva davvero la pena della meraviglia in piena stagione di folk revival e di alt-country. c’erano le canzoni (indispensabili, a volte lo si dimentica), c’era una voce che non ci si poteva credere e tutta l’urgenza di un debutto. una materia praticamente perfetta da inaffiare con il talento, la dolcezza e il ruvido dell’esistenza.
ho avuto la fortuna di vederlo tre volte esibirsi live. la prima in una notte piovosa in cui mi arrampicai assieme all’amico Hank fino al Velvet di Rimini. e non ci si poteva credere che quel ragazzetto più simile ad un nerd che ad un folkster potesse fare uscire tanto struggimento da microfono e amplificatore e poi due memorabili set al Bronson che ne consacrarono la stella e lo videro crescere e maturare di fronte al pubblico rapito.
nel frattempo, 2006, usciva il secondo album Micah P. Hinson and The Opera Circuit che fu però preceduto l’anno precedente da The Baby & The Satellite, operazione (furbetta) di riedizione e riproposta di demo e canzoni risalenti al periodo 2000/2001 e precedenti al debutto. non proprio un grande disco, sia ben detto. e lo stesso leggero disagio lo avevo debolmente avvertito per The Opera Circuit, molte conferme, poche novità. l’urgenza pareva sedata, la rabbia di un debutto ancora non perfettamente reindirizzata.

continuo ad ascoltare questo ultimo lavoro e trovo che gli arrangiamenti siano sapienti, la voce ancora profonda ma in qualche modo educata. sono lontane le urla strazianti e le impercettibili stonature che la rendevano imperdibile. le canzoni continuano ad esserci ma i testi un poco deludono. è un altro bel disco di Micah, ma nessuna sorpresa e tanto meno nessuna novità, semmai un poco di stanchezza evidente per chi ne abbia seguito la parabola. Lambchop e Tindersticks continuano a fare dischi a loro modo “classici” e nessuno pare accorgesene più, mentre qui si grida al disco del mese e si giunge a dire… “E’ presto per dirlo, e magari è una delle solite entusiaste esagerazioni, ma l’impressione è che, tra 20 anni, questo disco conserverà intatto il suo fascino.” (M.Sideri su BlowUp)
è un mio parere, ma propendo per le “entusiaste esagerazioni”. il disco merita ben più di un ascolto ma ho come l’impressione di dovermi aspettare sempre quel qualcosa in più, soprattutto da chi si è amato, e tanto. e quel qualcosa pare latitare. magari lascio a chi vorrà il giudizio e lo spazio per esprimerlo. la rete, come al solito, è già assai più avanti e invita ad ascoltare.

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0 risposte a Micah P. Hinson and The Red Empire Orchestra

  1. kekko scrive:

    quale arroganza nel dire “tra vent’anni”. in qualsiasi caso. nell’idea, anche -che so- di un Reign In Blog o Sgt Pepper’s Lonley Hearts Broad Band piuttosto che Exile on Mail St. e simili.

    non ci piace. la dietrologia non ci piace. quasi meno del futurismo.

    nondimeno, micah p. secondo me è un supereroe. e non ve n’è.

  2. borguez scrive:

    c’è una continua ricerca di dischi dell’anno e di pietre miliari!
    una ricerca forsennata!
    a volte ve ne sono altri, di dischi, che se stanno tranquillamente fra questi due estremi e non chiedono gloria ulteriore ma solo ascolto.
    questo credo sia uno di questi.
    e vestire Micah con i panni della storia e il lustro del tempo nuoce alla sua natura di “supereroe”.
    concordo con Kekko.

  3. diego scrive:

    Trovo che sms sia geniale anche per quel tag (‘tutti dischi dell’anno‘)’ che si burla, pur ammettendole, di certe entusiaste esagerazioni… in qualche modo inevitabili, aggiungo io.

    Detto questo, il nuovo Micah lo devo ancora ascoltare bene (aspetto di avere il disco tra le mani), poi dirò…

  4. perfettamente_daccordo scrive:

    Non avevo ancora scoperto questa bella recensione ed in un altro sito avevo scritto” ragazzi il nuovo album l’ho ascoltato (credo anke voi)..
    decisamente peggio di quello che ci si potesse mai aspettare,manca la magia dei primi due e a dire il vero sembra un’insieme di pezzi che nel complesso risultano senza energia (per certi versi senz’anima)”
    Subito sono stato un po’ tacciato di esagerazione e ho risposto
    “ok..rimanderai la delusione di un altra manciata di giorni (ank’io lo prenderò cmq,sebbene non mi abbia colpito per nulla)..ne sono sicuro, chi ha amato i primi due (+ B&S) non puo’ disconoscere che questo sia un passo indietro sia in termini compositivi che musicali, manca dinamica e in più è abbastanza monotono.
    Si potrebbe dire che le donne quando mancano ti fanno scrivere grandi cose, e quando ci sono ti rincoglioniscono completamente, almeno questo è il caso di Hinson prossimo sposo che in questi ultimi tempi si è dato più alle cazzeggiate amorose che a scrivere qualcosa all’altezza di quanto bene avesse fatto.
    Ripeto le “b-side” di Baby & Satellites sembrano gemme, gioielli inarrivabili rispetto a questi pezzi!”

    Sono felice di aver trovato conforto nella tua opinione sebbene altrove ho letto che addirittura sia giudicato il suo miglior album, più maturo e profondo.. mah

  5. ribio scrive:

    il primo micah è irraggiungibile (speriamo non per sempre), ma lui c’è e non possiamo amarlo e poi fare i fighetta delusi da un altro cd non miracoloso. se fosse il suo primo lo ameremmo di più ma ha fatto quel primo album pazzesco e noi ne vorremmo un’altro così. ma non è umanamente possibile. fate i bravi. ribio

  6. borguez scrive:

    mi fa piacere non essere il solo a pensarla in questo modo!
    grazie del contributo,
    a presto

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