One, two, three, four!

Fellas, I’m ready to get up and do my thing (yeah go ahead!)
I wanta get into it, man, you know (go ahead!)
Like a, like a sex machine, man, (yeah go ahead!)
Movin’ and doin’ it, you know
Can I count it off? (Go ahead)

One, two, three, four!

Get up, (get on up)
Get up, (get on up)
Stay on the scene, (get on up), like a sex machine, (get on up)

Nello spazio misterioso che esiste fra un battere e un levare è scomparso Mr.Dynamite, The Godfather of Soul, the Black Poet N.1… colui che ha definitivamente traghettato la musica afroamericana dal gospel al r’n’blues, immergendosi nel giordano del soul per rinascere definitivamente funk! Lo ha fatto con i pugni, i muscoli, la lacca per capelli, con movimenti spastici e apoplettici, un beat nervoso e incontrollabile, la shake alla spina dorsale, la sensualità di una pantera… Aveva una macchina del suono infernale al suo servizio, una conseguenza di ottoni, stacchi e bassi al ventre, di beat e chitarre autistiche, di spaccate e spacconate, passi scivolati e camerini vietati ai minori… gambe forti e precise come compassi, nervi tirati e crescendo chirurgici, la sincope irrisolta e uno shake eterno e irresistibile.

L’emozione di poter suonare Sex Machine nella notte della sua scomparsa e inondare il dancefloor del Bronson già fradicio e sbattuto è privata, vedere molti arrestare le danze e portarsi una mano al cuore è per sempre!

“Hip-hop e house e crossover, per non dire di tanto altro, ancora si abbeverano alla sua fonte e senza di Lui sono, semplicemente, inimmaginabili.” (Eddy Cilìa)

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