Orthographe

una premessa: ciò di cui scriverò è per sua natura, e mio malgrado, incompleto, incerto e soggetto a successive precisazioni. mi spiego meglio: qualche giorno fa ho assistito in anteprima al nuovo spettacolo teatrale della compagnia teatrale ravennate Orthographe grazie all’invito del regista Alessandro Panzavolta giuntomi tramite l’amico Alessandro Fogli.

per questioni logistiche e tecniche legate alla mancata stampa di un libretto di scena io non conosco il titolo dell’opera, l’idea sottesa e neppure i dettagli tecnici del lavoro svolto, ma il solo fatto di averlo visto pure in mancanza di riferimenti credo mi permetta di poterne parlare. avrei voluto domandare direttamente con il suo ideatore ma i suoi impegni e quella necessaria confusione che si crea all’approssimarsi delle “prime” mi consentiranno di farlo solo in seguito.

assistetti l’anno scorso allo spettacolo Orthographe de la physionomie en mouvement (dal quale sono tratte le foto) che costituì fra il 2004 e il 2005 l’esordio della compagnia e la partecipazione alla Biennale di Venezia del 2005. in tante recensioni disponibili in rete le esplicazioni sul soggetto ispiratore dell’opera e sull’utilizzo della camera ottica come fulcro e concetto centrale di tutta l’opera. a me, abbastanza digiuno di teatro sperimentale in genere, rimase l’incanto primordiale della visione e lo stupore antico di un meccanismo anticipatore del delirio retinoso che colpì e ammorbò tutto il secolo scorso, dai Fratelli Lumiére fino alla morte di Kubrick. immagini “istantanee” concepite contemporaneamente all’istante dello sguardo, un fruscio, il movimento ripreso e riprodotto nel silenzio interrotto dai rumori meccanici della camera ottica, come lo scarto del dagherrotipo, la vampa e il baleno …che spara il lampo di magnesio. ne rimasi colpito…

l’assenza di suono e la mancanza di musiche dunque, le stesse musiche delle quali sempre più spesso mi sono ritrovato a parlare insieme ad Alessandro Panzavolta e Angela Longo, scoprendo gusti comuni e la stessa curiosità indomita per altre sonorità e chincaglierie varie. una curiosità e una ricerca, quella di Alessandro, che lo ha condotto ad ideare insieme a Lorenzo Senni la performance Erinnerung. non ho avuto il piacere di assistere a questo ascolto, ma credo che da quello sia necessario ripartire per considerare le sonorità che accompagnano invece il nuovo spettacolo.

sinusoidi e field recordings, oscillazioni e scarti uditivi profondi insieme a vibrazioni tonali appena accennate accompagnano questa nuova visione di una rappresentazione che come quella precedente ha come epicentro la camera ottica. anche qui uno schermo sul quale s’accampano di gitto le immagini, da una parte gli attori e la scena, dall’altra poche e sparute sedie per gli astanti. uno specchio bifronte in cui tutto accade ancor prima della consapevolezza e del riconoscimento, l’azione apparentemente immobile e il dipanarsi dei quadri in un flusso rallentato.

una miopia indotta malgrado giganteggino volti sullo schermo in una dilatata apparizione, una postura caravaggesca virata in daltonia, una sensualità accennata dei corpi e una voluttà suggerita e percepita nel calore delle tinte. una delizia figurativa e un meritato balsamo a lenire le ferite dell’iride troppo spesso frastornato dalla velocità, aggredito da luci abbaglianti e brutture assortite. come sempre queste mie parole rappresentano un consiglio sincero di incontrare appena possibile la rappresentazione di quest’opera, di goderne della lieta visione e di accogliere l’intelligenza e l’acuta curiosità che appartiene alle persone che l’hanno pensata e realizzata. prometto che appena ne sarò al corrente aggiungerò maggiori dettagli a questo post, magari approfittando della disponibilità cordiale e della sincera stima che mi lega ad Angela Longo e Alessandro Panzavolta.

 

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0 risposte a Orthographe

  1. diego scrive:

    continuo a sponsorizzare Lorenzo Senni, tutta la vita.

  2. borguez scrive:

    ..già sapevamo del tuo supporto responsabile!

    la sera del L.I.P.III incontrai nei meandri concentrici dell’HanaBi la figura di Alessandro Panzavolta, e al mio questionare a proposito della sua presenza in quell’occasione, scoprì della collaborazione fra lui e il tuo Senni. il progetto Erinnerung è il frutto del loro lavoro.

    …ecco dunque:
    o viviamo in un mondo davvero piccolissimo,
    o siamo rimasti uno sparuto manipolo
    oppure non ci stiamo affatto sbagliando
    e Allah è grande e il caso suo profeta!

  3. maud scrive:

    in questo caso direi che siamo uno sparuto manipolo!

  4. diego scrive:

    sparuto e anche un po’ sparato, ergo scoppiato

  5. borguez scrive:

    effettivamente, sia Maud che Diego hanno le loro ragioni.
    resta il fatto che lo spettacolo andrebbe visto, anche se, se non erro, l’occasione si ripresenterà solamente molto più avanti verso l’anno a venire. per ora debutto e successive date verranno accolte da un Europa culturalmente più curiosa e, a quanto mi dicono, realmente in progresso.
    mi riallaccerei volentieri ad un discorso fatto da Chris qualche tempo fa, e alla lista aggiungerei i nomi citati nel post…

    una volta si sarebbe chiamato circolo virtuoso, ma quando ti accorgi che il diametro fatica a contenerti, ti accontenti di rallegrarti e a pensarla lieta coincidenza!

  6. punck scrive:

    Non so se rallegrarmi o meno di quanto scrivi.
    Gioia (e tanta) nel constatare l’esistenza di esperienze simili nella mia citta’ o comunque in zone molto limitrofe, Dolore nel rendersi conto di come tutto cio’ emerga(faticosamente) grazie a “cani sciolti”.
    Cervelli,cuori e muscoli che agiscono separatamente senza interazione alcuna.
    Nessun punto di contatto,nessun confronto, ognuno “perso nel suo mondo”
    E pensare che alloggiamo tutti in questa minuscula e sonnolenta cittadina di provincia .

  7. borguez scrive:

    davvero non ho risposte al tuo quesito amletico.
    non saprei… ma forse è pur sempre meglio il moto, l’attività e il fermento minimo all’inattività, la stasi o all’apatia.
    avrei anche una mia idea a proposito di codeste esperienze musicali: te la espongo. potrebbe essere che per loro natura, nella solitudine della loro creazione e, molto spesso, nell’intimità della loro fruizione, queste musiche tendano piuttosto al singolo che alla massa. la concezione (il suo parto) non necessita spesso di interazione con altri musicisti, la loro esecuzione live è spesso raminga e concentrata in un soliloquio che prevede il laptop e strumentazioni inerenti, la fruizione poi, come dicevo, gradirebbe le cuffie al posto dell’arena o del teatro.
    sia ben chiaro, ascolto moltissime di queste sonorità e ne sono incuriosito, ma ho tale idea in proposito… mi piacerebbe sentire anche la tua opinione competente!
    lo spettacolo non perderlo in ogni caso… quella commistione magica non potrà che stupirti! e appena saprò di più prometto che aggiornerò le scarne informazioni…
    a presto

  8. punck scrive:

    Marco,
    non mi riferivo alla fruizione e non facevo un discorso prettamente musicale, anche se riguardo alla fruizione di un certo tipo di cose avrei parecchio da dire (magari con calma lo faro’), mi riferivo appunto a quella che tu chiami la solitudine della creazione.
    Il constatare che ci sono altre persone che sviluppano idee mi rallegra, ma mi sconforta il fatto che in una piccola realta’ come Ravenna non esistano punti di contatto e di confronto. Troppo isolamento non giova, non credo giovi a nessuno.
    Scopro che c’e chi lavora con suoni,chi con le immagini,chi con il corpo e quant’altro, ma ognuono e’ probabilmete all’oscuro del lavoro altrui.
    Manca quella che con una brutta parola potremmo definire “scena”.

    vabbe’ non voglio annoiare nessuno, se ti/vi va possiamo parlarne, alrimenti ignora senza timore questo inutile sfogo da vecchietto disilluso.

    besos
    A

  9. borguez scrive:

    come promesso copio e incollo un comunicato stampa della compagnia teatrale in previsione del debutto olandese…

    Il gruppo teatrale Orthographe in scena a Rotterdam dal 9 al 12 settembre

    Il gruppo teatrale Orthographe e partito per Rottedam. Dopo aver costruito e provato il nuovo spettacolo a Ravenna, anche grazie al sostegno del Comune di Ravenna, il gruppo presentera Tentativi di volo. Spettacolo per camera ottica alla sezione italiana del festival De Horizon is hier organizzato dal teatro Rotterdamse Schouwburg dal 9 al 12 settembre.
    L’opportunita di poter presentare il proprio lavoro, ma soprattutto di poterlo realizzare, e stata data dalla partecipazione al progetto tedesco “What’s next. A theatre generation project” promosso del festival Spielart Factory di Monaco, che ha visto quattro gruppi teatrali già affermati di diversi paesi europei (Raffaello Sanzio Societas, Italia; Forced Entertaiment, Gran Bretagna; NT Gent, Belgio; Needcompany, Olanda) scegliere il lavoro di quattro giovani compagnie da presentare al Festival tedesco il prossimo novembre.
    La data di Rotterdam e anch’essa inserita nel progetto. Lo spettacolo, come anche il precedente lavoro Orthographe de la physionomie en mouvement, che ha debuttato alla Biennale di Venezia 2005 ed e stato presentato al Nobodaddy nel 2006, e visibile all’interno di una grande camera oscura che contiene un pubblico di venti spettatori ed uno schermo da proiezione.
    Le immagini proiettate all’interno della camera oscura sono realizzate grazie all’impiego di una tecnica già utilizzata in passato per ottenere l’immagine pittorica.
    Quello che accade nella camera oscura di Tentativi di volo è la visione di una proiezione montata in diretta, cioè in tempo reale, di una azione attoriale e scenica che si svolge all’esterno della stanza dove e ospitato il pubblico.
    Tentativi di Volo è un lavoro di immagini e suono sul ricordo, su quel particolare ricordo che lascia nel sognatore, al risveglio, l’esperienza del volo notturno. Questa esperienza è uno dei temi più rappresentati sia in letteratura che in pittura ed ha un legame molto forte, ancor prima che con l’immagine, con il suono, con una dimensione acustica che muove il corpo-spettatore dall’interno a percepire l’immagine che accade fuori di sè.

    regia e camera ottica Alessandro Panzavolta
    con Roberta Galassini, Sara Masotti, Valentina Parmigiani, Angela Longo
    datore luci Francesco Antonelli
    oggetti di scena Roberta Galassini, Sara Masotti, Francesco Antonelli
    suoni Alessandro Panzavolta
    fotografie Cesare Fabbri

    produzione Orthographe, Inteatro, Spielart Factory – Munich, Rotterdamse Schouwburg, Pumpenhaus Münster
    finanziato dalla Fondazione per la Cultura della Germania Federale
    con il supporto di Allianz-Kulturstiftung
    con il contributo di Movin’up
    con il sostegno del comune di Ravenna
    un ringraziamento speciale a Lorenzo Senni, al Teatro delle Albe e a tutta la squadra tecnica

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