Ortometropolis/2 di Costantino Spineti

E’ già da un po’ che raccolgo notizie, dati, informazioni, curiosità su questo argomento… ma ho deciso di parlarvene a viva voce stamane… alle 06,45… nel mio bagno, seminudo e con la faccia insaponata mentre mi rado con un rasoio di ultima generazione… davanti allo specchio. Ho già preso un ottimo caffè amaro (lo amo, soprattutto appena sveglio) e ho fumato la mia prima gustosissima gauloises blondes e sono pronto per radermi e raccontarvi…

ortometropolis

BanananaS

(in regime di libertà vigilata)

Come si può facilmente evincere, quest’oggi si parla di banane e di ananas… ma anche di branding, di mercato libero, di mercato protetto e di mercato in libertà vigilata… VIGILATA? E DA CHI’?
Ebbene sì… Carissimi consumatori di banananas! Ebbene sì dalle multinazionali della frutta! DOLE, CHIQUITA, DEL MONTE, PACIFIC FRUIT e il loro “fuoco di sbarramento” in prima linea, le maggiori e più note compagnie che hanno praticamente da sempre dapprima monopolizzato, e successivamente controllato, e a tutt’oggi condizionato il mercato internazionale delle banane influendo pesantemente sull’intera economia di alcuni stati soprattutto del centro America… e controllando così di fatto l’intera filiera (prendo a prestito da un noto spot) dal produttore al consumatore, occupandosi, tra le altre cose (politica geoeconomica), di coltivazione, di logistica (trasporti frigoriferi su gomma e trasporti frigoriferi navali), commercializzazione, e da qualche anno a questa parte, alcune di loro, anche di maturazione e di distribuzione… dove (finalmente?) hanno trovato ad attenderli un altro pescecane: La Grande Distribuzione e l’industria dei Supermercati…Tiè!

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Mi tornano in mente alcune frasi di mio nonno: ”Se proprio hai deciso di farti spellare… fatti spellare almeno da uno che è capace a farlo!” E qui mi vien spontaneo di grattarmi la testa se proprio devo scegliere, perchè… ho il vero imbarazzo della scelta!
Sicuramente tutti sapranno cosa intendo se pronuncio la parola brand, ma se dico bollino di banana che rispondete? Da un campione condotto direttamente da me (gli unici di cui mi fido) su persone che conosco alle quali ho camuffato sapientemente le domande, ho evinto questa graduatoria: Chiquita in testa e con notevole distacco seguono Del Monte, Dole, e Bonita!

bananaIl banano, è una pianta con l’aspetto di albero del genere Musa, infatti è una Musaceae.Il suo fusto o meglio il suo gambo può raggiungere i 10 metri, con foglie che ne possono raggiungere ben 3. L’ananas invece, è una pianta della famiglia delle Bromeliaceae che cresce a terra, il clima che preferisce per esprimersi al meglio è quello tropicale (come me), e ama (come me), vivere con vista mare…
Le varietà commercializzate per il consumo fresco sono cavendish per le banane, e comosus per le ananas, varietà che, coltivate in climi tropicali, riescono ad essere presenti tutto l’anno. Una rapida curiosità sull’etimologia dei nomi, la parola banana deriva dall’arabo e significa dito, la parola ananas invece, deriva dal nome del frutto nella lingua degli Indio Guaranì.
Credo che a proposito di questi due frutti potrei dilungarmi assai sulle loro benefiche proprietà, e su tutti i principi attivi di cui sono ricchi, ma vi risparmio la “filippica” e vi invito al consumo smodato.
In Italia, di banane, se ne consumano all’anno circa 7 kg pro capite, un frutto pesa mediamente dai 150 ai 200 grammi, e se volete, fate i conti in banane… il fatto che l’Europa che vive sopra di noi ne consumi mediamente 10 kg pro capite (il primato in Svezia: ben 12 kg pro capite!), molto probabilmente è legato al fatto che loro non hanno le nostre produzioni di frutta alternativa estiva.

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Concedetemi un brevissimo cenno storico…
Dopo il crollo dei prezzi del cacao del 1920, sempre più piantagioni di banane nascevano in centro america (soprattutto in Ecuador), ma il vero boom delle piantagioni commerciali  arrivò nel secondo dopoguerra. Le multinazionali iniziarono allora ad investire nel settore, in particolare la United Fruit che diventerà successivamente il colosso Chiquita Brands International, che nel 1934, acquistò una piantagione di notevoli dimensioni (si parla di circa 3000 ettari che le assicurarono il 6% dell’esportazione ecuadoriana di banane). Il settore stava crescendo, ma negli anni ’50 venne duramente colpito dalla Panama, una malattia che colpisce il banano, e lo distrugge, e così in meno di dieci anni…fece piazza pulita! La United fruit dopo numerosi scontri con i contadini che chiedevano la riforma agraria, abbandonò il paese. Con lei, anche gli altri stranieri se ne andarono, ma la successiva riforma che fu approvata fu per loro un pugno alla bocca dello stomaco, perché stabiliva che le terre potevano appartenere solo a ecuadoriani.
Il problema (chiaramente!) venne subito aggirato creando aziende sussidiarie, formalmente ecuadoriane, ma di fatto controllate dai giganti stranieri: un’esempio? La Brundicorpi di Chiquita o la Bandecua di Del Monte! Ma, a tutt’oggi la tecnica di approvviggiamento più usata è, e rimane, quella di strozzare piccoli e medi produttori indipendenti! Salvo pochi casi, (come quello dei pescecani ecuadoriani) Noboa e Reybanpac, che sono i principali esportatori locali.
Sembrerebbe che questi due attempati giovanotti (Noboa ha più di 80 anni) nel 2000 abbiano dichiarato al fisco ricavi rispettivamente per 164,4 e 91,3 milioncini di dollaroni verdi. L’Ecuador delle banane è un mosaico di produttori medio-piccoli, e le aziende di dimensioni più piccole sono concentrate proprio nella zona di El Oro, che raccoglie la metà dei cica 5 mila coltivatori di tutto il paese, ma produce soltanto il 30% delle banane complessive. Insomma signore e signori: piccoli produttori che soffrono per Grandi Esportatori che godono!

banana-dentro-ananasStamane non posso perché ho un appuntamento importante di lavoro con un  piccolo produttore e importatore di banane dall’Ecuador, ma vi giuro che nel futuro prossimo vi racconterò anche perché un chilo di banane, spessissimo, costa molto meno che un chilo di mele del trentino, di un chilo di arance della Sicilia, o che so? Di un chilo di pesche estive o di pere invernali romagnole… c’è un trucco… sì… anche lì.
Stadifattochè… a tutt’oggi, (no)i consumatori continuiamo a comperare e consumare banane e ananas guardando bollini e collarini, interpretando i loro nomi e colori convinti che da lì si possa risalire a Fedro, al concetto di qualità della filosofia logica, allo Zen, e all’arte della manutenzione della motocicletta: ma così non è! Se proprio vogliamo dirla tutta si potrebbe controllare tutt’al più la pezzatura (dimensione), la maturazione, la provenienza semmai, il sapore l’odore ed il colore… ma non fidatevi (fate come me) di un ufficio marketing di una multinazionale, loro vendono solo bollini del resto! spesso, dietro una mezza verità, si possono celare innumerevoli bugie!
E non accontentatevi di andare a comprare le banane in qualche bottega. Solo se riusciamo a fermare la concorrenza spietata che la globalizzazione ha innescato e che sta facendo trionfare i prodotti ottenuti nelle peggiori condizioni, potremo aiutare i contadini dell’Ecuador, che producono banane per un commercio più equo, a pagare salari più alti ai loro braccianti. Bisognerebbe fare in modo che il commercio equo non venga vissuto solo nelle botteghe!
Io credo che il suo posto principale sia nelle scuole, nelle sedi sindacali, nelle sedi di partito, nelle piazze. In ogni posto dove si fa politica, in cui si organizza la resistenza e si progetta il futuro.

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Daniele Sepe Un’altra via d’uscita

Bene…si son fatte le sette…due gocce di emulsionante, due leggere pacche sulle guance… e via… andare camminare lavorare!
C’è un bel sole… credo che indosserò un vestito nero gessato, le mie scarpe a punta migliori e un anello di argento messicano con pietra di corniola… ho la pelle del viso che sembra il culetto di un neonato… però ‘ste lamette… ma di che cazzo di marca sono?

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0 risposte a Ortometropolis/2 di Costantino Spineti

  1. tpafrica scrive:

    Una mia amica africana dice che le nostre banane, e soprattutto i nostri ananas, non hanno niente a che vedere con i loro, che essenzialmente sono più dolci e profumati. E ha ragione …

    Di banane poi ce ne sono una quantità incredibile di varietà, provate ad entrare in un “african store” – quelle botteghe gestite da africani che prima a Roma erano intorno alla stazione Termini, ma da quando sono arrivati i cinesi sono finite quasi tutte nelle banlieu della Casilina e della PRenestina, o in altri posti che non frequento – e ne vedrete molte altre varietà. E’ un modo per non comprare Chiquita.

    In Africa le banane si mangiano soprattutto fritte, sezionate in obliquo. Io le amo soprattutto con i fagioli, cucinati con l’olio rosso, il pomodoro e i gamberi.

    Le banane sono usate anche al posto delle patate, nella loro varietà non dolce – sono grandi e spesso verdi – che però ha sempre più zucchero delle patate.

    A Costanti’, ma in quale catena di supermercati lavori? Ci si vede venerdi’ 🙂

  2. hrudi v. bakshi scrive:

    fuoritema!

    nooo, les triplette de belleville!!!
    vista la giornata lo considero un regalo personale.

  3. borguez scrive:

    diciamo che lo potrebbe essere!
    oppure facciamo in modo che lo sia!

    …insomma hai capito!

  4. borguez scrive:

    ritornando in tema…

    torno ora da un supermercato dove ho perso un poco di tempo nel reparto ortofrutta. ero lì per la spesa (non mi si prenda per pazzo!). mi sono avvicinato alla zona giallo/verde delle banane ed ho esplorato, confrontato e ragionato!
    ho comprato banane verdi, senza bollini e apparentemente sane e belle!
    Costantino è capace anche di questo!
    mi pareva il grillo parlante di Pinocchio dentro il carrello! mannaggia…

    ho informazioni riservate a proposito di questa sera, di un appuntamento imperdibile che non mancherò di segnalare appena non sarà più una sorpresa! (non vorrei essere io a svelarla)
    in bocca al lupo!
    e poi arriva anche il primo maggio… eccome se arriva!

  5. linda scrive:

    di solito quando faccio la spesa di frutta e verdura (mai al supermercato!) non compro cose con bollini o affini. guardo la pubblicità per sapere cosa NON comprare e credo in questo modo di fare la mia parte, almeno un po’…
    buonprimomaggioatutti.

    p.s.: @borguez, bonnie oramai è nell’olimpo insieme agli ‘altri’…

  6. borguez scrive:

    e brava Linda!
    poi mi racconi di Bonnie e di altre magie….

  7. borguez scrive:

    allora ecco la sorpresa!!!!

    Costantino Spineti live a Radio Popolare Roma dagli amici di TP Africa!

    ascoltatelo qui!

    il blog chiude per qualche giorno. scendo giù ad incontrare tutti questi amici!

    buon primo maggio a tutti! ve n’è un gran bisogno!

  8. Fabio scrive:

    Post davvero notevole, compresa la citazione di Ciampi. Con tutte le critiche che come sai all’Inghilterra non risparmio, devo pero’ dire che qui fare la spesa etica e’ abbastanza semplice: le uova e il latte biologici sono etichettati molto chiaramente, cosi’ come i prodotti del fair trade. E si trovano piu’ o meno ovunque. Le banane Chiquita e le uova da allevamenti in batteria non le compra davvero quasi piu’ nessuno, anche se costano pochissimo. (Intanto che scrivevo BBC Radio 3 ha fatto un mixaggio acrobaticissimo tra Messiaen e i Supersilent, che immagino avresti apprezzato…).

    • borguez scrive:

      preziosa testimonianza d’oltremanica!
      il post, come sai, lo ha scritto Costantino Spineti. ineffabile ed instancabile castigatore delle nefandezze alimentari e ortofrutticole di questo belpaese allo sbando. a lui mi affido per capirci un poco di più, a lui il mio grazie per avermi spiegato qualcosa che nn sapevo….

      BBC Radio 3 trova spazio nei miei ascolti appena ne ho la possibilità. per fortuna in rete non è la qualità che manca, semmai il tempo!
      a presto Fabio!

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