Paolo Conte
Amazing Game

due ore fa ho comprato l’ultimo disco di Paolo Conte. è il naturale impulso di un appassionato che è cresciuto con lui e che vuole vedere come va a finire questa storia d’amore e di bellezza, di memoria e di sogno. sentimenti miei che ho appiccicato al più grande musicista (e cantante) italiano e alla fortuna di aver condiviso cronologicamente molto del suo stesso tempo.
ho comprato il disco ed ho creato un silenzio ateo tutt’attorno. l’ho ascoltato un paio di volte – poi giungeranno a valanga tutti gli altri – e mi sono annotato per ogni canzone sensazioni personali (molto, forse troppo, personali). il blog è il mio e non mi chiedo il permesso di ricopiare quanto scritto. sono davvero annotazioni personali che somigliano ad un diario, una mappa scarabocchiata per nessun tesoro. si possono saltare a piedi pari e passare all’ascolto. davvero.

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Amazing Game (Decca/Universal, 2016) è il primo disco interamente strumentale di Paolo Conte (in verità c’era stato altro ma la voce ufficiale ci tiene a sostenere questo) e raccoglie un “repertorio costituito da registrazioni effettuate in epoche diverse (dagli anni ‘90 a oggi), per colonne sonore di pièce teatrali e a scopo di studio e sperimentazione, che escono dai cassetti dove le custodivo con cara devozione”. i primi dodici brani furono commissionati dalla Regione Liguria per commemorare il centenario della nascita di Eugenio Montale, altri cinque facevano parte della colonna sonora della pièce teatrale Gli Amici Manichini (mai andata in scena), un brano fu scritto per Corto Maltese (teatrale), uno “scarto illustre” da Razmataz, mentre altri sono bozzetti, schizzi e fantasie uscite appunto dal cassetto del maestro. il disco è prodotto per la Platinum da Rita Allevato. i fedeli musicisti sono Lucio Caliendo (fagotto), Claudio Chiara (sax alto), Daniele Dall’Omo (chitarra), Daniele Di Gregorio (batteria, percussioni), Massimo Pitzianti (accordeon, bandoneon, clarinetto, sax baritono), Piergiorgio Rosso (violino), Jino Touche (contrabbasso), Luca Velotti (sax soprano), Luciano Girardengo (cello), Maurizio Bellati (corno francese), Alberto Mandarini (tromba), Jimmy Villotti (chitarra elettrica), Claudio Dadone (chitarra, accordeon), Piero Conti (batteria) e Ginger e Rama Brew (cori).

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Pomeriggio Zenzero ha l’incedere ciondolante, pigro, dal vago sapore francese, oziosa, crepuscolare, con lo slancio di un tourbillon orchestrale. F.F.F.F. (For Four Free Friends) è la sorpresa inattesa, l’impro dolce e crepitante, cameristica, frastagliata, controllata dallo sguardo torvo del maestro che tiene la banda aggrappata ai suoi baffi e segue con lo sguardo un Pinocchio lunaire a zonzo sui bricchi astigiani. En Bleu Marine è un ennesimo sogno acquatico, sfuggente, affogato nella memoria, come se Fellini avesse potuto incontrare Conte con il beneplacito di Rota. Song In D Flat appartiene alla sempiterna tentazione sinfonica di Conte, dispari, sinuosa e solenne come lo sguardo di un padre.

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P.U.B.S.A.G. (Passa Una Bionda Sugli Anni Grigi) da qualche parte dovevo pur scrivere che mi mancano disperatamente le parole, come una sciarada da risolvere, l’acronimo da svolgere o le noccioline per i ragazzi scimmia invocanti che accennano goffi passi di danza! Amazing Game è il fantasma di Hoagy Carmichael che viene a cena e non c’è che un fondo di bottiglia, pane, formaggio e tutto il tempo che non è passato da raccontarsi. commuovente! Zama questa è India (viene da Elegia del 2004), la riconosco, ma poi mi dico di no, in realtà è la sintesi gitana della diaspora dei nomadi da lì all’Andalusia! À La Provençale anche lei riconosco, nelle nebbie della memoria (mia), una rilettura di cosa? dovrei cercarla… la lingua di Conte, riconoscibile da chiunque lo ami, è imparlabile da nessuno se non da lui! Serenata Rustica una melodia che si snoda come un serpente flessuoso fondendo corno e clarinetto, sfuggendo alla memoria dallo stesso luogo da cui è giunta! La Danse Razmataz (questa viena da lì, già) resta il miraggio più coinvolgente di Conte, il tributo al sogno più coccolato. Zinia è forse un’alliterazione di Xenia? forse la Genova dialettale nobile a cui si giunge senza quella faccia? forse l’omaggio a Montale con Ravel e Debussy che applaudono!

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The Bridge è un passaggio orchestrale abbozzato su di un foglio, una traiettoria possibile per l’altra sponda: eppur bisogna andar! Largo Sonata Per O.R. è la solennità sinfonica del teatro, il segreto slancio di un compositore di canzonette, la giungla paludosa del ‘900 da cui non si esce e ci si affonda. tutto l’esotismo che sprigiona la provincia e Paolo Conte alla marimba: applaudo! Fuga Nell’Amazzonia In Re Minore ha un sapore legnoso e tintinnante, evocativa ed errabonda: la foresta che divampa sotto il piano, nel rigoglìo di notti solitarie passate ad immaginare. c’è qualcun altro che sa fare questo?Sharon è l’ennesimo ritratto di una fra le tante donne che abiteranno sempre l’universo di Conte: questa è stizzita, sfuggente, forse stanca, ma occhieggia rauca! Tips restituisce il desiderio di parole, ci accontentiamo anche solo di una sillaba, ripetuta, tonta come la tentazione irresistibile di bonfonchiarci qualcosa sopra, la mancia per un pubblico riconoscente!

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Rumbomania e pare di tornare a casa, un posto conosciuto nel quale accennare due passi, sculettare in segreto e provare a ritornare a riderci sopra! Mannequins Tango e quel sentimento triste che si balla, il più bell’ossimoro in cui perdersi: e Conte lo sa bene eccome! Novelty Step chissà se questa scappa fuori da Parole d’Amore Scritte a Macchina, per questi due dolcissimi minuti scarsi voglio credere che sia così! La Valse Fauve in completa solitudine, in bassa qualità, come entrare di nascosto nel salotto di casa e poterlo ascoltare mentre di notte compone. un privilegio. Gli Amici Manichini e c’è pure un bis! ancora la solitudine circondata da figurini immobili, in un balletto ipotizzato, un carillon sigillato! Changes All In Your Arms è una take da Razmataz, magari solo una prova, con le voci stanche di Ginger e Rama Brew a fine sessione. ma con un solo di Conte che vale il prezzo, due barriti al kazoo ed un ruggito che fanno capire chi impugna la frusta! Sirat Al Bunduqiyyah e generazioni intere cresciute sognando con Salgari, guardando con Hugo Pratt e viaggiando con Conte. un profumo sultano!

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lo ripeto: sono appunti personali, magari li rinnegherò, magari no. quisquilie private:
si possono davvero lasciare dove li si è trovate. molto meglio ascoltare.
bello vivere lo stesso tempo di Paolo Conte!

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5 risposte a Paolo Conte
Amazing Game

  1. Paolo scrive:

    Lo aspettavo, insieme alle tue sensazioni: imperdibili!

  2. aguaplano72 scrive:

    À La Provençale è (il ritornello? al Maestro non piacerebbe) il tema di “Così o non così” da Psiche. E’ un brano che, non so per quale motivo, mi riporta ancorché vagamente, per qualche oscuro motivo, all’inno alla gioia di Beethoven…

    Nella traccia II segnatamente e in fuga nell’amazzonia in re minore io invece ritrovo l’essenza del free jazz (il nostro ne prende le distanze parlando di improvvisazione ma non di free jazz: ma l’improvvisazione senza swing e blue notes è free jazz…. ma questo è detto da un jazzofilo appassionato di bop).

    Novelty step, adorabile quanto giocoso e fluido, potrebbe rimandare a “parole d’amore scritte a macchina” ma io non so perché lo vedo più vicino a Novecento come mood…

    L’album è un’esplosione di colori e delle mille sfaccettature di un artista, di un compositore a tutto tondo su cui diversi saccenti detrattori, musicologi e sedicenti tali, da luzzato fegiz in giù per capirci, non sento sparare a zero come hanno fatto da Novecento a Snob….

    Qualcosa vorrà pur dire… Che ne dite?

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