Pascal Comelade
El Pianista Del Antifaz

da qualche parte d’Europa, sulla riviera di qualche località balneare fuori stagione, dovrebbe esistere un locale (chiamiamolo dancing o balera) in cui una sgualcita orchestrina dimenticata in un angolo suona le musiche che Pascal Comelade ha composto appositamente per lei. per lei e per quei pochi avventori allampanati che paiono smarriti, pronti a perdere lo sguardo intontito sull’orizzonte della marina sbatocchiando il piede al ritmo delle musiche che vengono dal fondo del locale. musiche buone per dirsi addio, per tenersi la mano e per ricordare o più semplicemente per perdere tutto il tempo necessario. nelle pause che i musicisti si prendono per fumare qualcuno si alza e ordina un’altra birra infilando una moneta in un vecchio juke-box nell’attesa che l’orchestrina riprenda a suonare.
non è certo che esista questo locale ma vale la pena di cercarlo sulle coste portoghesi o forse su qualche lago baltico, nelle ventosa Normandia o in qualche isola mediterranea: sono certo che lo si potrebbe riconoscere inequivocabilmente avendo nelle orecchie le musiche che Pascal Comelade incide testardamente da quasi 40 anni. del resto la sua natura bastarda (nell’accezione più nobile del termine) lo rende come nessun altro figlio di questa Europa che fatica a sentirsi una cosa sola.

una buona occasione per ricordarsi di questo figliuolo prodigo della tradizione musicale continentale è l’uscita del suo nuovo disco per l’etichetta Because Music. El Pianista Del Antifaz è l’ennesima raccolta di musiche pensate e sognate dal musicista franco catalano, musiche senza parole, colonne sonore di sogni e memorie di un continente dormiente. mentre scrivo non ho schede tecniche o delucidazioni per comprendere chi sia questo pianista dell’Antifaz ma azzardo una mia lettura di questi suoni congrui ed organici: se è pensabile possa esistere un folclore musicale europeo condiviso, atavico e risalente a ben prima delle spartizioni e dei confini fra le genti è assai probabile che questo possa assomigliare per buona approssimazione alle composizioni di Pascal Comelade. valzer, polke e brani buoni ai balli dei festeggiamenti popolari campestri, e poi marce balcaniche, canzoni marinaresche mute da cantarsi con i piedi sulla terra ferma, chansons, effluvi ispanici (flamenco e bolero) e l’inevitabile e prolifica innervatura delle melodie rom e klezmer: il tutto suonato con strumenti poveri, buoni ad essere infagottati alla prima pioggia od al primo pogrom, strumenti giocattolo per riderci sopra, pianole colorate, kazoo, trombette, seghe, xilofoni, flauti e le pernacchie assortite di un giullare divertito che ha il talento della melodia tascabile e fischiettabile.

la sua aria mannara e guascona lo protegge dalle intemperie del tempo e dalle sibille illusorie del successo: lo si potrà ritrovare nella banda di una corrida o a guidare la filarmonica paesana nei giorni della sagra, nel locale più malfamato di periferia o più probabilmente in quel locale sulla spiaggia con la stagione che annuvola senza la coscienza di come ci si è arrivati ma con la netta sensazione di voler restare ancora.
Pascal Comelade è in grado di sciorinare quel suo amarcord sonoro che illanguidisce il cuore ed invita al sogno e alle memorie di un tempo che non si è neppure certi di aver vissuto. e se proprio si vuole fare il nome di Nino Rota ebbene lo si faccia: non credo dispiaccia al nostro Comelade.

16 brani dai titoli buffi ed evocativi, divertiti: musiche buone per ciondolare e bighellonare alla ricerca di quell’angolo d’Europa dove questi suoni potrebbero abitare senza l’ombra di alcun dubbio. qualcosa che assomiglia ad un ballo, ad un viaggio o al languore di un addio.
ben ritrovato Pascal e buon ascolto.

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8 risposte a Pascal Comelade
El Pianista Del Antifaz

  1. SigurRos82 scrive:

    Yahoo, un gradito ritorno!!! Grazie amico 🙂

  2. borguez scrive:

    con il permesso di Luigi, che mi ha scritto una mail privata (neppure troppo), copio e incollo da questa un suo affresco di cos’è Ceret (luogo dove risiede Comelade) e di cosa faccia questo musicista per le corride che si tengono nella sua città.
    Luigi ha un blog che parla di tori e del mondo che gira attorno ad essi (alle 5 della sera) e da quel pulpito trasuda passione ed amore (comunque la si pensi) le stesse passioni racchiuse nelle parole che mi ha scritto e che ricopio qui di seguito:
    Ceret è un paesino del sud della Francia, nella catalogna francese, a poche decine di km dalla frontiera con la Spagna: lì attorno hai posti incantevoli sul mare (Collioure, Cadaques) e i Pirenei che si impongono su tutto.
    Ceret è proprio ai piedi delle montagne, uno di quei posti dove d’estate l’aria è fresca e si sentono i grilli alla sera.
    A Ceret il secondo week-end di luglio si fanno due giorni di corride, e il paese va in festa: tutto gira intorno ai tori, ma la mattina la testa gira per il vino e per la birra, che si beve e si offre, con amici e sconosciuti, che te ne porgono sempre un bicchiere, a prescindere.
    Posto di rugby e ciliegie, là gli aficionados è gente che ha le idee chiare: i tori che escono in quella piccola arena hanno corna enormi e sangue selvaggio, sono duri come il marmo e fanno paura.
    A Ceret andiamo ogni anno, a costo di qualsiasi sacrificio, e Ceret è l’ultimo posto a cui vorrei rinunciare per vedere i tori.
    In tutte le arene in cui corrono tori c’è un’orchestra: un bel pò di ottoni, una grancassa un rullante e i piatti. Suonano pasodobles per celebrare l’uomo e omaggiare l’animale, e quando toro e torero si sfidano e rincorrono, un solo di tromba o un crescendo dello spartito è l’accompagnamento più delizioso e maestoso.
    A Ceret l’orchestra è un pò particolare, è una cobla catalana: un contrabbasso, oboe e clarinetto, piffero, triangolo, cose così. Le coblas sono le orchestrine che suonano le danze popolari in quella regione del mediterraneo, specializzate in sardanas, quella di Ceret si chiama Cobla Milenaria e per quei due giorni all’anno si occupa anche di pasodobles. Le coblas hanno un suono rustico e stridulo, ma a suo modo affascinante.
    Pascal Comelade a mio modo di vedere suona semplicemente musica d’Europa.
    Lo adoro.
    Pascal Comelade vive a Ceret, e qualche anno fa a Figueras, a pochi km proprio da Ceret (dove c’è anche lo straordinario museo Dalì), avevo visto una mostra dedicata a lui e ai suoi incredibili strumenti.
    Pascal Comelade è l’autore del paseo di Ceret, essendo il paseo il brano che l’orchestra suona quando entrano i toreri nell’arena, sfilando prima dell’inizio della corrida: trovi il suo pezzo anche in Metode de Rocanrol, sotto il nome di The Halucinogenic Espontex Sinfonia. E’ quanto di più lontano dalle musiche che tradizionalemnte si ascoltano all’arena, e pure non riuscirei a immaginare una corrida a Ceret senza quell’introduzione.
    Infine, Pascal Comelade ha pubblicato un album insieme proprio alla Cobla Milenaria, nel 2006, che si chiama Ceret de Toros: il suo omaggio all’aficion di Ceret (http://www.discogs.com/viewimages?release=3573970).
    Ogni anno quando vado a Ceret aspetto il momento in cui il sabato pomeriggio alle sei in punto si apriranno le porte e si affacceranno i tre toreri, e la cobla attaccherà le prime note di quel pezzo. In quel momento il tempo per me si ferma.
    So che può sembrare stupido, ma è un’emozione ogni volta nuova e prepotente.

  3. SigurRos82 scrive:

    Grazie per aver condiviso questo pezzo 🙂
    Non conoscevo il background ‘di vita’ di Pascal Comelade, e ciò che ho letto mi fa provare ancor più simpatia e stima nei suoi confronti. Non ho mai visto una corrida, anche se l’esperienza di festa, umana e antropologica che circonda l’evento è ciò che più mi affascina e incuriosisce. Ahhh, quanto amo “Fiesta” 🙂
    Chissà, magari l’anno prossimo mi impunto e realizzo questo sogno 😉
    Un abbraccio!

    • borguez scrive:

      mi permetto anche di linkare un articolo apparso sul quotidiano francese Libearation segnalatomi da un altro competente ed appassionato amico di Comelade.
      lo si può leggere qui

  4. Ronda scrive:

    Sono molto lusingato,
    grazie dunque

    LR

  5. gabriele scrive:

    ogni tanto assieme alla musica arrivano anche le parole
    https://www.youtube.com/watch?v=mrsTEsfOdZI

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