PJ Harvey White Chalk

Polly Jean è tornata! qualcuno potrebbe riconoscerla a fatica! la struttura gracile, la magrezza elegante e quegli abiti inattesi e antichi. come in una favola di Andersen il brutto anatroccolo diviene cigno. il lattice e il rossetto sbavato lasciano il posto al candore di un abito bianco così come appare sulla copertina di White Chalk in uscita a fine settembre.

white-chalk.jpg

spenta l’elettricità, accantonata la chitarra e addolcita la voce. il pianoforte dev’essere stato il suo compagno per lungo tempo. un tempo speso a riconoscerne la dimensione reciproca, a lasciare che nuove composizioni prendessero forma alla ricerca di una nuova scrittura. ballate lievi, semplici. le sue canzoni di sempre spogliate e vestite di rinnovata leggerezza. John Parish e Flood ai bottoni, Eric Drew Feldman come un nume tutelare e Jim White dei Dirty Three a suonare quella sua batteria in “assenza”.

il coraggio e la scelta di una nuova sensibilità che pare racchiudere e contenere dolcemente la rabbia e il dolore di un tempo. un sentore di fine ‘800, come i lieder cari a Josephine Foster, un volersi collocare con diritto fra le “signore” del cantautorato femminile. senza scomodare Joni Mitchell, ma pensando a Shannon Wright e Joanna Newsom (da non perdere), a Lisa Germano o Laura Nyro. mandolini e lievi chitarre, echi leggeri e pianoforte percosso dolcemente ad accompagnare la voce di PJ che sfiora un falsetto inconsueto. sotto la superficie cova l’animo virato al turbamento, sotto il vestito lungo i tacchi a spillo e gli hot pants, il brutto anatroccolo si è forse solo incipriato di gesso bianco!

scrivo mentre ascolto a ripetizione il disco e nuove sfumature emergono e si accodano agli ascolti di Vic Chesnutt e degli angeli di Michael Gira e malgrado un caldo sole settembrino mi sento pronto e attrezzato per l’autunno che giunge sempre atteso. sarà il caso di accendere candele come sul pianoforte di Polly Jean nello showcase danese mentre presenta il singolo When Under Ether

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=6rKNOBPpeg8]

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0 risposte a PJ Harvey White Chalk

  1. mr.crown scrive:

    le hanno dedicato la cover anche quelli di wire.
    però a me queste operazioni (commerciali?!) mi lasciano un po’ interdetto.
    shannon wright o lisa germano o josephine foster ma anche joanna newsom hanno percorsi apparentemente più lineari ed onesti. il rossetto sbavato non tira più …
    a meno che non sei baby dee o genesis p.

  2. borguez scrive:

    vorrei sperare che Pj riesca ancora ad affrancarsi da operazioni commerciali, vorrei…
    la signora è al suo ottavo disco e credo si possa permettere il passaggio “intimo”, l’album coerente e realizzato al piano. il consiglio e di ascoltarlo perchè mi appare elegante e centrato…
    i percorsi lineari spesso sono brevi e assomigliano poco alle vicende umane.
    come ho scritto apprezzo il coraggio di chi cerca una via, diverse prospettive e l’occasione di mutare pelle e suono. credo faccia parte della carriera di un’artista.

  3. Hank scrive:

    Così a naso, potrebbe sia insinuarsi nel cuore a mo’ di “The Boatman’s Call” che insinuarsi nell’organismo a mo’ del virus dell’orchite. Il più è correre il rischio.

  4. maud scrive:

    shannon wright in quanto a rossetto sbavato non scherza tutt’ora! io l’ho preferita di gran lunga quando schitarrava con quel suo elegante portamento da camionista, secondo me si vede che non è fatta per stare seduta ad un piano!

    dirò una banalità: credo che questa virata verso suoni più intimistici possa essere giustificata (se proprio deve esserlo) dal fatto che si tratta un po’ dell’aria che si respira in giro… non so, io non vengo pagata per le cose che ascolto (e ci mancherebbe!) eppure anch’io negli ultimi anni sono entrata nel tunnel di un certo tipo di ascolti, non mi meraviglia quindi che un’artista possa farsi influenzare. Ma non ho ancora ascoltato l’album e quindi sto sproloquiando…

  5. borguez scrive:

    Diciamo Hank che fra quei due estremi di delizia e flagellazione potrebbe starci quasi tutto e quindi anche questo disco. di primo acchito mi è parso denso e ben scritto ma non tirerei in ballo quel capolavoro intimo e devozionale di Cave.
    la voce di PJ resta assolutamente intrigante!
    lascerei la simpatica infezione virale ammorbare quando certe vocine femminili (e maschili, va da sè) da gatta scorticata guaiscono fuori da certi dischi inutili.
    e ce ne sono!

  6. borguez scrive:

    ma io non credo sia un peccato abbassare i ritmi e scarnificare l’elettricità, togliere piuttosto che aggiungere, rallentare e sussurrare piuttosto che immolarsi al fuoco sacro del r’n’r. Cave per esempio a preso una direzione contraria, lei si è volta verso la dimensione autunnale.
    forse sono singole scelte, non le chiamerei influenze o mode!

  7. maud scrive:

    le influenze non le considero in un’accezione negativa, tutt’altro! tutti gli artisti vengono influenzati da qualcuno o qualcosa, soprattutto dal clima che si respira nella società in cui vivono…
    si potrebbero spendere mille parole e potrei dire anche molte inconsapevoli cazzate perchè si tratta di temi troppo complessi, ma per farla breve ho il sospetto che la rabbia si sia esaurita, o meglio si sia trasferita in altri ambiti, e che noi si stia vivendo un’epoca così segnata dall’incertezza da spingere tanti artisti alla svolta introspettiva… ma sono troppo ignorante in materia di arte contemporanea per poter avallare le mie farlocche ipotesi con le omologie che Renato Barilli troverebbe ovunque!

  8. punck scrive:

    e se fosse solo che gli anni passano , si cresce, si invecchia?
    magari uno semplicemente comincia a non sentirsi piu’ a suo agio nel suonare r’n’r e trovare sotto il palco ragazzini che hanno la meta’ dei tuoi anni e che ti vogliono vedere ancora scatenata come una volta.

    non so come sara’ sto disco, ma viste le ultime pessime prove, sara’ sicuramente un miglioramento.

  9. borguez scrive:

    ho come l’impressione che siamo tutti d’accordo e non troviamo la maniera precisa per dircelo!

  10. Loaded scrive:

    Giusto! Però che passo dalle collaborazioni con Tricky… Nonstante io mi senta ancora un elettròfilo, sono molto incuriosito dalla svolta… inevitabile!

  11. borguez scrive:

    caro Loaded,
    se sei dotato di un cerca anime o di un mulo non sarà difficile procacciarti queste undici composizioni dell’inglesina in modo che io non mi debba sentire responsabile di averti fatto spendere 15/20 euro in un disco che magari non ti piace (avevo intuito la tua inclinazione elettrofila)!
    come sempre parlo di cose che ritengo interessanti e la cavia da laboratorio su cui testo tutto questo sono sempre io, se poi posso condividere tutto questo con altri non posso che trarne sincero giovamento!
    fammi sapere eventualmente.

  12. borguez scrive:

    purtroppo il video non è più disponibile!
    ci si potrà accontentare di questo!

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