Prefab Sprout Steve McQueen

dialogo agostano. tre lettini sotto al solleone. attorno a me due amici dj’s che stimo e che non faticherano a riconoscersi. io dico… sto ascoltando questi Bowerbirds! niente male! la voce mi ricorda un po’ Paddy McAloon! …loro chi?!? ripeto… Paddy McAloon!e chi è?? Paddy McAloon dei Prefab Sprout! sguardi assenti e interrogativi! cioè voi praticamente non conoscete i Prefab Sprout? Vabbè, continuiamo così, facciamoci del male! (op.cit.)

ho sempre pensato che la band di Newcastle fosse imprescindibile, almeno finchè sono durati i terribili anni ’80 infestati da immondizie musicali inenarrabili. solamente per questo mi è apparso strano scoprire che i miei due giovani amici non ne fossero a conoscenza. l’avvento di questo disco nel bel mezzo di quel decennio fu un’apparizione lieta e marziana. vero e proprio pop, ne più ne meno, ma nella sua accezione più alta con numi tutelari ai quali ispirarsi del calibro di Gershwin o Cole Porter, o se si vuole Bacharach o il miglior McCartney. gente insomma che ha avuto frequentazioni con la perfezione, almeno se ci limitiamo alla purezza di certe composizioni, al loro equilibrio o all’eleganza che può avere una canzone.

Steve McQueen era il loro secondo album e usciva nel giugno 1985. dietro i bottoni della produzione c’era un certo Thomas Dolby, uno che, colpevole o meno, ha contribuito a definire il suono di quegli anni. e forse è proprio in quelle sonorità che si nasconde il piccolo segreto della mancata glorificazione di quest’album.

per molti assoluto capolavoro. per altri benemerito sconosciuto. di certo ha sopportato un po’ maluccio il peso del tempo e questo credo sia dovuto al fatto che il disco guardasse più al passato che al futuro a venire. la penna di McAloon volava leggera e guardava alla canzone pop eccellente ed eterea, alla perfetta fusione di una linea melodica insieme al gusto del particolare, un po’ leziosa, un po’ artigianale. gli stessi singoli fuoriusciti dal disco paradossalmente non lo rappresentano a pieno. When love breaks down, Appetite e Goobbye Lucille #1 (conosciuta anche come Johnny Johnny) non sono che la punta dell’iceberg.

personalmente ho sempre preferito maggiormente Faron Young e Hallelujah, o Bonny (chiedere a Belle and Sebastian) o la sublime Horsin’ Around. di certo la loro promessa non fu mantenuta e la loro carriera campò ancora di rendita per qualche tempo con il benestare della critica che gli perdonava anno dopo anno l’impoverimento e il progressivo sgretolamento ancora fiduciosa dell’arrivo dell’ennesimo capolavoro che mai più arrivò.

di certo per chi attraversava ignaro l’adoloscenza problematica quel disco non passò inosservato, come avrebbe potuto del resto. nella carestia generale di nuovi stimoli e nell’ottundimento del suono commerciale degli ottanta, quel disco rappresentò un appiglio e una stella cometa. vari critici e autorevoli riviste continuano a considerarlo disco fondamentale e proprio per questo mi stupivo della leggera lacuna dei miei compagni di tintarella. molto pop (indie pop lo si vuol chiamare?) odierno non ha la lontana consapevolezza e neppure lo spessore di certe composizioni, e questo, se mi si permette, è grave mancanza. da ascoltare: per chi non lo conosce, per chi attende la next big thing e magari non sa che potrebbe essere vecchia di vent’anni, per chi non odia completamente il pop e per chi un po’ di nostalgia nonostante tutto la conserva gelosamente.
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=Mq9Di71RwPc]

Faron Young, live in Munich, 1985

…quanto tempo che è passato! forse troppo!

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0 risposte a Prefab Sprout Steve McQueen

  1. hrudi v. bakshi scrive:

    …si fra tanta musica ascoltata in quell’anno
    c’era sicuramente quest’album!
    come in copertina ricordo un’inverno nebbioso e freddo
    come freddo era l’interno di una dyane 6 color carta da zucchero
    nelle gite al mare del sabato pomeriggio
    …diciottenni e appena patentati!
    forse anche per questo l’album è rimasto come tanti altri bei ricordi.
    lloyd cole & the commotion working week everyting but the girl style council billy bragg smiths e
    tanta altra musica totalmente diversa.
    il mistero della loro “sparizione” repentina fu oggetto di sicura delusione,
    in un periodo in cui si cercavano dischi a 8 dita e si seguivano per anni come se
    fossero stati adottati!

    …la sonorità anni 80 in effetti è abbastanza tremenda! …almeno sul pop

  2. chinchillart scrive:

    Difficile comunicare in privato se non ho una mail.
    Mi permetto di comunicarti la mia: chinchillart AT gmail DOT com (anche gtalk)
    Per messenger: chinchillart AT hotmail DOT it.
    Grazie per la dritta sulla moderazione. Effettivamente disturba.
    Adesso devo uscire, ma mi riprometto di commentare anche l’articolo. Che mi sembra interessante.

    Rob

  3. borguez scrive:

    lettera aperta a Hrudi V. Bakshi
    innanzitutto ti ringrazio per le visite al mio blog e per i tuoi commenti sempre sobri e puntuali. mi fa piacere che ciò di cui vado scrivendo ti possa interessare e in qualche maniera ti riguardi e, per certi versi mi piacerebbe mettermi dall’altra parte e leggere dei tuoi post… e non è detto che non possa accadere!
    l’altra questione riguarda la tua reale identità, ma è questione di poca importanza. intendo disvelarla. alcuni amici mi chiedono chi tu sia: io non posso che rispondere che non lo so e realmente non lo voglio sapere. per qualche tempo ho avuto dei sospetti legati a strani particolari a cui facevi riferimento. mi ricordavano qualcuno, ma poi il commento successivo non avvalorava le mie tesi. ed io in realtà ho smesso di cercare di capire. per me sei semplicemente hrudi, che peraltro è il nome del personaggio più divertente del cinema tutto, simbolo del surrealismo e della semplicità, attore finissimo e film capolavoro a cui associo la memoria di mio padre. lo vidi per la prima volta con lui in una notte d’estate e il ricordo di quelle risate mi è caro.
    io credo che nel mondo virtuale dei blog si possa anche essere un nome, anonimi o palesemente esposti. poco importa. forse ciò che importa sono le parole, che quelle sono sempre importanti.
    tutto qui, a presto

    p.s. non citare mai più quella sfilza di nomi tutti insieme che mi potrebbe venire un colpo mortale di nostalgia…
    p.p.s. ti sei dimenticato gli Animal Nightlife e i REDSKINS!!!!

  4. borguez scrive:

    benvenuto a Chincillart,
    ci siamo visti per un’estate, ma ci voleva il barcamp per farci incontrare: tu chiamale se vuoi occasioni!
    ho i tuoi dati, ci sentiamo presto.
    saluti notturni

  5. borguez scrive:

    uso il mio blog come quaderno degli appunti…
    è permesso? mi debbo annotare una cosa e di certo qui non la perdo!

    da qualche sera percorro la stessa strada per recarmi al campo ad allenarmi e all’imbrunire passo fra le case fra le quali ve ne una abbandonata sulla quale qualcuno ha scritto frasi di chiaro stampo anarchico (e non è neppure troppo un segreto la sua identità).
    passando in auto ad una certa velocità mi rimaneva sempre un’impressione piuttosto che la reale comprensione sintattica di una di queste frasi… quel poco che carpivo mi pareva curioso!
    stasera mi sono fermato.

    L’uomo senza religione è come il pesce senza bicicletta!

    lo dicevo io!

  6. hrudi v. bakshi scrive:

    ..no no, non li ho dimenticati!
    aspettavo solo di rincarare la dose con i secondi!!!
    i redskins riascoltati oggi fanno sempre un gran figurone
    e caricano sempre la molla.

    gli Animal Nightlife invece sono stati volutamente omessi
    perchè mi è capitato di spulciare le tdk impolverate
    qualche anno fa, e ho provato una delusione incredibile
    …c’era quel maledetto suono anni 80
    lo sbidonamento della batteria che copre un po
    tutto il resto! che non ricordavo nei concerti sempre divertenti.

    per il resto..che dire?
    onore mio leggere il tuo blog sempre interessante!
    …e la mia identità…hrudi v. bakshi non è male
    ma anche paul hackett non mi sarebbe dispiaciuto
    del resto mi sono impossessato di trelkovsky
    murakawa anselm eibenschutz piero carolina nishi
    magic bus tom

    non sempre ho voglia di essere la stessa persona
    ..e con questa grandissima cazzata buona giornata a tutti

  7. déserteur scrive:

    Non tutti hanno dovuto attraversare (a piedi) il deserto anni ’80, alcuni per ragioni anagrafiche ne sono stati dispensati…… Era da tempo che non li riascoltavo (tanto!): apparvero migliori in quei momenti di siccità.
    Saluti a tutti con questo stralcio di muro bolognese: http://files.splinder.com/645797d6af707a3fad0e9b9b013feca9.jpeg

  8. borguez scrive:

    Redskins, che bei ricordi!
    che fine avranno fatto?
    la rete tace!

    gli Animal invece si sovrappongo a periodi di letizia della mia adolescenza e probabilmente il ricordo gioca brutti scherzi di inutile esaltazione… ma live erano forti! Andy Polaris, se non ricordo male!

  9. chinchillart scrive:

    Me li ricordo i Prefaub Sprout. Anche se ero bambino. Li ascoltavo su RadioZero. Proposti quasi come un (neo)classico dei tempi. “I grandi Prefab Sprout”. Se volevi fare colpo bastava nominarli. Sinceramente non mi ricordo quali dischi abbia ascoltato all’epoca, dovrei fare un’operazione di riordinamento mentale troppo onerosa. So che li registravo sul mio vecchio baraccone nero Grundig, praticamente più un carro armato che un registratore. Rigorosamente mono. Costato una follia. Ma si sa: sono sempre stato un bambino viziato.
    Comunque mi è rimasta qualche cassetta Sony dell’epoca. Ma dei Prefab Sprout nessuna traccia… Ho ritrovato invece i Thompson Twins… Gesù!

    Rob

  10. borguez scrive:

    i muri bolognesi sono stati un testo scolastico sul quale non sono mai stato interrogato.
    ma leggevo e apprendevo assiduamente.
    quest’ultima non è poi male, anche se oramai mediata e corrotta dalla cultura trash TV, ma i tempi cambiano e gli ’80 si allontanano.

    ” – internet + cabernet”

    …questa era effettivamente meglio!

  11. hrudi v. bakshi scrive:

    Neither washington nor moscow!
    la scritta DECCA gira vorticosamente
    urlando
    keep on keepin’ on!
    e uno sputo di disprezzo cade addosso al pubblico pagante!

  12. borguez scrive:

    presumo che chinchillart (rob) nel 1985 fosse ancora bambino!
    e per questo farà fatica a comprendere l’epifania di questo disco nella carestia totale che stava attraversando la “pop” music, e non solo!
    duran e spandau erano legge, e ci sono voluti più di vent’anni per sdoganarli e apprezzarli (mi riferisco al suono electro tanto amato dagli indiers poppers)… io non li ho mai perdonati!
    quel disco fu una felice isola (oasi, per usare la metafora poco sopra) nel deserto di quegli anni!

    …in quanto a Radio Zero!
    se fossi come Frattini ti censurerei il commento, ma io sono peggio!

  13. mr.crown scrive:

    fuck radio zero fuck
    che si fottano.

  14. punck scrive:

    sono arrivato tardi, gia’ superato da polly j, quante cose ci sarebbero state da dire……

    pero’…..
    pero’ dai, suvvia, radio zero…….come non apprezzare la genialita’ del nome che la radio si e’ data?
    mai nome fu’ piu’ appropriato.

  15. borguez scrive:

    stendiamo un vello peloso!
    se questi personaggi si rendessero conto dei danni irreparabili che hanno fatto a molti!
    ma preferisco lasciarli nell’indifferenza e passare oltre…

  16. 1mark13 scrive:

    io lo posseggo.
    ricordo ancora le circostanze dell’acquiesto. mi trovavo alla fnac di via torino, a milano, in compagnia di un appassionato musicofilo come me. ci aggiravamo intorno allo scaffale che andava sotto il nome di “discoteca ideale rock”, assemblata dai commessi fnac. io prendo in mano steve mcqueen perché ricordavo il nome dei prefab sprout e di averne sentito spesso parlare su varie riviste musicali. ecco che mentre lo giro, mossa obbligatoria, passa un tizio che dall’età aveva vissuto gli anni ottanta. mi apostrofa consigliandomelo a scatola chiusa. costava 5€ circa, per non so quale promozione o errore di prezzamento, così decisi che l’acquisto a scatola semi-chiusa poteva essere sostenuto. arrivato a casa lo ascoltai, gonfio di aspettative. fu una brutta botta scoprire che di tutto il disco salvavo solo 3-4 pezzi. decisi di dargli del tempo. ma anche a distanza di anni la sensazione che ci siano solo 3-4 pezzi (di cui non ricordo i titoli ma tra cui c’è sicuramente la traccia d’apertura) decenti rimane tale e quale. questo disco in rapporto a me non evolve. quasi tutti subiscono evoluzioni nel modo in cui “li” ascolto, “li” percepisco. anche i capolavori. anche “the velvet underground & nico”, per fare un esempio classico e iperabusato.
    steve mcqueen no, resta uguale a se stesso. dovessi dargli un voto sarebbe un 6, ma più per quello che ho letto su di esso che per quello che effettivamente ci sento dentro.

    marco

  17. borguez scrive:

    ti rispondo, potendo…
    io in quegli anno ’80 c’ero ed ero ben conscio che attorno c’era troppa “merda” musicale. tutto quello che esisteva di buono e che ho scoperto con lustri di ritardo, non affiorava per mancanza di mezzi e comunicazione. quel disco per un po’ rappresentò una via possibile, un’attimo di respiro e la riconoscenza ad una verosimile qualità compositiva.
    ha retto un poco male il tempo e qualcosa appare stantio, ma resta la sua carica di novità che portò allora!
    mi rendo cpnto che per chi non c’era è difficile comprendere, e proprio per questo apprezzo la tua critica e allo stesso la tua curiosità nel riscoprire possibili tesori sepolti.

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