Safet Isović Doajeni Bosanskohercegovačke Sevdalinke

ritorno ad un ritorno!
a poche settimane indietro per riannodare un flebile filo di memoria e per annotare ciò che potrebbe perdersi sconsideratamente. dal mio ritorno dai Balcani molte cose si sono piacevolmente sovrapposte e il rischio (sempre che ne esista uno) è quello di lasciar sfuocare i ricordi, per negligenza o sovrapposizione. ho visto molto laggiù e molto osservato: luoghi e asfalto, coste e frontiere. e poi lingue e preghiere, alfabeti e quelle facce che non mi stancherai mai di guardare. tanto, forse troppo.
poi mi sono reso conto di non aver voluto prendere nulla. per lasciare volutamente impreciso il senso di ferite ancora aperte, questioni inspiegabili a chi non le ha vissute sulla pelle, istantanee di un tempo che pare correre più veloce del nostro. tutto cambia e tutto è già cambiato. il mio passaggio in quei luoghi è già cancellato, i miei passi discreti già un poco perduti.
in realtà un incontro è avvenuto, come un gesto inconsulto da cleptomane, involontario e casuale come le cose dei giorni. in uno dei luoghi più spirituali della Bosnia, il monastero derviscio di Blagaj alla fonte del fiume Buna, mi ritrovo in uno shop per turisti. ma l’aria che si respira è diversa, diversa la merce. c’è un piccolo reparto dischi, piccolo e discreto. con la sensibilità del sarto che accarezza il tessuto mi metto a spulciare affidandomi ad un buon senso di cui mi fido e vado fiero. guardo edizioni e copertine con l’intento di ritrovare qualcosa, ma non so cosa!
scopro così Safet Isović, orgoglio e monumento nazionale bosniaco, figura trasversale d’appartenenza e cantore di una tradizione che lo ha preceduto e che soparavviverà alla sua scomparsa. il disco che ho fra le mani e che acquisto porta il titolo di questo post: doppio cd di registrazioni dei suoi esordi che coprono il periodo fra il 1959 e il 1964. ho cercato in rete riferimenti per questo disco, ma pare non ve ne siano. per questo rubo dalla rete vecchie copertine da collezionisti e appassionati!
avevo sentito parlare di sevdalinka, ma non sapevo di avere fra le mani un disco del suo più emerito cantore. potrebbe chiamarsi fortuna, ma io penso sia in realtà altro. la sevdalinka (più spesso abbreviata in sevdah) è un genere di musica tradizionale folklorica originaria della Bosnia Herzegovina, prende il suo nome dal termine turco sevda (amore). il wikipedia inglese (per chi fosse interessanto) racconta molto meglio e oltre.
è la stessa musica che si sente uscire da vecchi negozi per le strade di Sarajevo, dai caffé di Mostar, dai troppi negozi nati in fretta per accogliere turisti e racimolare il possibile. è una musica ammaliante che racconta l’incontro vivo e possibile di culture, la coesistenza e l’osmosi dei popoli. strumentazione classica occidentale: violini, flauti e accordion, la stessa di ascendenza ottomana con inserimenti turchi di fiati e cymbalon. più spesso una piccola orchestra. l’impostazione vocale potrebbe tradire un impianto operistico da bel canto, ma in realtà, nelle pieghe e nelle inflessioni, racconta di discendenze arabe e di salmodie del muezzin.

i tempi moderati e le armonie diffondono una sensazione melanconica, la stessa trasmessa dalla passione e dal fervore dell’interprete vocale. sono spesso storie d’amore, di passione e di appartenenza. rubo da un sito prezioso alcuni ragionamenti a proposito della sevdah (tratti da questa intervista).
La sevdah è la musica delle famiglie bosniache, ogni famiglia bosniaca ha una propria sevdalinka. Ogni sevdalinka è una storia d’amore o una tragedia di uno dei membri di quella famiglia. Tutti la sentono propria, e la si canta nei cortili, nelle case, la si canta ai compleanni e quando si va in visita dagli amici. La sevdah, quindi, è una bella canzone bosniaca, intima e discreta. E’ qualcosa di autoctono che vive con noi e dentro di noi, qui in Bosnia. Le sevdalinke sono fatte per essere cantate. Vivono da qualche parte nel subconscio di tutti noi, ed è sufficiente che qualcuno le animi un poco perché tutti scoprano di conoscerle. Ogni sevdalinka è una storia d’amore di uno di noi. Lei è la vita… l’infanzia, quando hai sedici anni e ti innamori per la prima volta, e poi l’amore continua, e poi la vecchiaia… La sevdalinka raccoglie tutto questo, e ognuno di noi ha dentro di sé una sevdalinka, che racconta la storia d’amore che ognuno di noi ha vissuto.

e allora nella difficoltà di raccontare per intero un viaggio mi affido ad una musica. espediente facile ma necessario. mi rifugio in un suono perchè sarà più facile appiccicarci sopra la memoria che richiamerò ogniqualvolta riascolterò questo suono. è una musica che è sopravvisuta al delirio del conflitto civile, alle tante lapidi fresche di verde musulmano o di croci cristiane, ad una generazione sradicata e ad una memoria incerta. fra molti anni quel paese sarà cambiato ulteriormente, non saprei dire come: il mio viaggio in un 2009 precario avrà un sapore lontano e impreciso. ma forse questa musica avrà ancora qualcosa da dire, racconterà di come fu possibile l’incontro di tante culture in una terra mescolata e condivisa e di come ad un certo punto non lo fu più.

Safet Isović Doajeni Bosanskohercegovačke Sevdalinke

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0 risposte a Safet Isović Doajeni Bosanskohercegovačke Sevdalinke

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  2. borguez scrive:

    ho già detto di una mia incapacità a narrare meglio un viaggio per certi versi ostico e ruvido. per questo mi sono rifugiato in un vicolo musicale, che mi è assai più consono e che mi permette di ritornare per vie semplificate e con rito abbreviato.
    chi sedeva al mio fianco ha saputo dire meglio, di più, e scendere a fondo dove è più difficile raccontare!

    hvala, Jugoslavia.

  3. oh che bel, oh che bon, oh, che bravo, hvala lepa.

    • borguez scrive:

      sono lieto del tuo gradimento, segnale inequivocabile della tua conoscenza.
      musiche che rischiano l’estinzione, e sarebbe il peggiore degli sbagli!
      accetto volentieri suggerimenti, scambi e confronti.
      a presto

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