Schneider Kacirek
Shadows Documents

correva l’anno 2011 ed il disco di Sven Kacirek, costruito in uno studio tedesco a partire da registrazioni ambientali di un precedente viaggio africano, metteva d’accordo molteplici palati musicali e si insediava ai piani alti di molte classifiche stagionali. The Kenya Sessions era (e resta) uno di quei dischi angolari non soltanto per la carriera del solo musicista, ma anche per molta musica successa da lì in poi. Sven Kacirek è insomma uno di quei musicisti da tener d’occhio (mi dissi) e sebbene il seguito discografico solista (Scarlet Pitch Dreams, Pingipung 2012) non aveva convinto assai, parecchi indizi (installazioni e collaborazioni) mantenevano elevato il grado di attenzione nei suoi confronti. eccolo quindi rispuntare neanche troppo a sorpresa in terra tedesca ed in veste collaborativa con un altro manipolatore elettronico nonché paladino del post-rock (in salsa electro-kraut) nazionale: lui è Stephan Schneider, già membro dei Kreidler e terzo vertice del triangolo palindromo chiamato To Rococo Rot formato assieme ai fratelli Robert e Ronald Lippok.
Schneider e Kacirek condividono la comune passione per il Kenya e la sua cultura musicale, passione che li portò nuovamente nel 2011 (con il benestare del Goethe Institute) a registrare un disco di field recordings dell’etnia Mijikenda nel villaggio di Mukunguni (il disco uscì per la Honest Jon’s Records).

Stefan Schneider  Sven Kacirek

il loro nuovo lavoro in duo è pubblicato dall’etichetta di Amburgo Bureau B: vede il patrocinio sempre del Goethe Institut, e pure dell’Unesco, e guarda all’Africa dalla terra germanica senza l’utilizzo di nessun field recordings ma con l’intenzione di riportare le dinamiche, le tessiture e le poliritmie della musica kenyana nell’ambito oramai storicizzato dell’elettronica teutonica (la press release recita “Kenia meets Krautronics” o “African rhythms into dark electronica”: lo dicono loro e quindi ne prendiamo atto).

BB175 Cover (1)

Shadows Documents (Bureau B, 2015) è costruito attorno all’esperienza elettronica ventennale di Schneider unita all’artigianato materico e percussivo di Kacirek: la tessitura reiterativa ed ipnotica delle reciproche scienze crea tappeti stratificati di un suono assai elegante e solo in apparenza oscuro. puntillismo ed approccio organico rendono il disco ricco e per nulla scontato: avventurarsi nell’esplicazione alla domanda che tipo di musica è questa? vedo che mette in difficoltà pure i diretti interessati che si trincerano dietro una serie di definizioni in negativo (non è questo e neppure quello).

la materia del suono, la grafica del disco e la presentazione dell’etichetta fanno davvero pensare alla germanica affidabile seriosità di una casa farmaceutica che presenta un farmaco ad un convegno specializzato: il bugiardino dichiara il principio attivo, la modalità d’uso e la posologia minimizzando su irrilevanti effetti indesiderati o improbabili controindicazioni: eppure dall’ascolto del disco fuoriescono sensazioni spurie, organiche, di quella natura misteriosa ed africana che rappresenta (forse) l’ingrediente segreto che i due hanno saputo infondere nell’alambicco.

consiglio quindi l’assunzione di questo disco in maniera ripetuta e ribadita fregandosene per una volta del noto avvertimento che prevede di leggere attentamente istruzioni e modalità. buon ascolto

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4 risposte a Schneider Kacirek
Shadows Documents

  1. odradek scrive:

    Ciao, Borguez. Torno, dopo un bel po’ di tempo, a leggerti e ti ringrazio ancora una volta di esistere. Stai bene

    • borguez scrive:

      caro odradek, tutta al più si tratta di “resistere”. bentornato a te.
      anche a te l’augurio di star bene e quello di risentirsi presto.

  2. odradek scrive:

    Eh si, resistere 🙂

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