Scientist Launches Dubstep Into Outer Space

conosco l’effetto del dub sull’ammasso di materia umana che mi porto addosso: muscoli, budella, tendini e gangli cervellotici. quel richiamo amniotico ancestrale che innesca il dondolìo blando e ventrale che scuote e dinoccola. bassi da ascoltare con la pianta dei piedi, riverberi saturi che tartassano il cervelletto e l’inequivocabile somiglianza siamese fra quel ritmo slabbrato e il mio battito cardiaco.
ho imparato a conoscerlo in pomeriggi psicotropi in cui ho lasciato che la calura estiva e King Tubby facessero di me ciò che più desideravano: poi giunsero Lee Scratch Perry, lo Studio One è quella marmaglia di genti e musiche che hanno definitivamente imprintato quel suono alle mia sensazione inequivocabile che chiamo effetto dub (a mio stretto uso e consumo).
a loro debbo l’iniziazione giovanile e a loro ricorro ogniqualvolta non intendo sbagliare nel raggiungere nel più breve tempo possibile l’effetto desiderato: ma la curiosità non si doma e i padiglioni auricolari sono rimasti orientati assai verso le basse frequenze che provenivano da oltre l’Atlantico (quello caraibico) e, più recentemente, da oltre la Manica. lassù il connubio jamaico/anglosassone continua a rinsaldarsi ed a produrre verdi frutti: così mi sono messo sull’attenti nel leggere l’osanna che l’ultimo Wire di dicembre ha dedicato al produttore Scientist.

l’operazione nata in seno alla Tectonic di Bristol, sotto l’egida del padrino dell’etichetta DJ Pinch (al secolo Rob Ellis), ha la lungimirante pretesa di lanciare un ponte fra quel dub oramai storicizzato (di cui sopra) e il futuro riservato alle vicende del battito profondo. e per far questo la figura più idonea è proprio quella dello scienziato Hopeton Brown, ragazzo di bottega ai tempi gloriosi giamaicani e oramai luminare californiano in attesa di una cattedra universitaria (magari).
l’operazione è naturalmente avvenuta nell’asettico laboratorio losangelino del nostro che si è visto recapitare 12 campioni di proto battito prelevati dall’eccelenza dei ricercatori di settore. lo stesso Pinch, King Midas Sound, Schakleton, Kode 9 e Jack Sparrow – per nominare quelli a me più noti – hanno offerto le loro composizioni alle manipolazioni di Scientists.
l’impasto è materico e profondo, di antica sapienza artigianale, lo spessore scavato e profondo dentro la densità del ritmo: la sapienza (la scienza) del manipolatore riporta sotto il microscopio (microsolco) la trama del suono, la sua tessitura e la sua natura essenziale.
l’apprezzamento del lavoro svolto necessiterebbe di subwoofer di superficie non inferiore all’ettaro così da spostare colonna vertebrale e parti cartilaginose verso quell’outer space a cui è rivolto il lavoro. in mancanza di questi sarà di certo gradita una piccola mappa d’orientamento con la freccia rossa ad indicarvi voi siete qui, ossia i 12 apostoli originali da cui ha avuto origine questa transustanziazione del suono originario: un rapido confronto renderà evidente come lo scienziato sia eccellentemente riuscito a trasbordare il dub verso l’altro spazio futuribile.
ora tocca a noi raggiungerlo.

Questa voce è stata pubblicata in 2010. Contrassegna il permalink.

3 risposte a Scientist Launches Dubstep Into Outer Space

  1. umberto scrive:

    bless!

  2. gisxxx scrive:

    file deleted :((

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