The Spike Jones Anthology Musical Depreciation Revue

in questi amari tempi invasi da nani, guitti, buffoni, ballerine e servi scemi del potere, è paradossalmente difficile sorridere. le gags e le idiozie non mancano, e neppure costumi e paillets: ma non si ride, anzi! la stessa satira fatica a abbassarsi così in profondità a desolanti livelli di cui non ho memoria. e si continua a non ridere malgrado ingannevoli apparenze!
in questi tempi amari trovo (magra) consolazione nell’amata musica. il pensiero ritorna a chi, di quell’armamentario di ridicolo ne fece una piccola arte, un cabaret intelligente di satira, musica e risate!
Spike Jones è forse un nome poco noto e altrettanto lo sarà il nome della sua band: The City Slickers. funambolico batterista californiano con la faccia da clown che pareva uscita da una striscia a fumetti, dopo una gavetta seriosa fra jazz bands e ingaggi radiofonici decise, al principio degli anni ’40, di formare una sua orchestra per dare libero sfogo al suo estro dissacratorio e alla sua vera passione: una satira feroce, uno slapstick musicale che triturò ogni tipo di canzone in voga a quel tempo.
la musica popolare americana fuoriuscita da Tin Pan Alley si potrebbe suddividere in tre grandi generi: la ballad, la dance music e le novelty songs. Spike Jones, dopo aver frequentato e appreso i prime due, si buttò a capofitto sul terzo. sin dal 1942 ottenne un successo straordinario incidendo la canzone Der Fuehrer’s Face dove al classico saluto nazista (Hail!) seguiva la più classica delle pernacchie di tromba! (Disney arrivò dopo)
da allora fu un susseguirsi ininterrotto di rumoristica varia ad imbottire ogni genere di classico: dall’operetta alla ballad, dalla canzone confidenziale agli standards del jazz.

campane, campanelli, campanacci vaccini, bicchieri e stoviglie, pentole, pelli e vetri: ogni cosa percossa da Spike Jones fece da corollario ad un campionario di rumori interminabile. trombe, tromboni e trombette. susafon e seghe, banjo e ukulele. latrati e guaìti, rutti e pernacchie, singhiozzi, sputacchi e spari. starnuti, singulti e balbuzie. grida, strappi e frenate. fischi, muggiti e cori. versi di animali, clacson e rumori industriali. yodel, gargarismi e orologi a cucù!
c’è di tutto nelle canzoni di Spike Jones! a fianco delle voci di impeccabili crooners emergono da dietro le quinte orde di barbari casinisti a strapazzare le canzoni e a condurle, nello spazio di pochi minuti, verso il non senso e la parodia. nulla viene risparmiato: la canzone russa, l’opera italiana, i canti hawaiani, la children song e le melodie popolari. ogni singola nota di funambolici arrangiamenti provvede a creare disordine e armonia al medesimo tempo. citazioni e controcitazioni, allusioni e richiami, suggestioni ed esotismi. ogni cosa al servizio di una risata… musicale!
per Spike fu un ventennio (dai ’40 fino alla fine dei ’50) pieno zeppo di avvenimenti, trasmissioni radiofoniche e naturalmente di dischi. difficile citarne uno piuttosto di un altro, un successo per antonomasia (All I Want For Christmas (Is My Two Front Teeth), Blacksmith Song, Cocktails For Two, Clink! Clink! Another Drink!) che oscurasse gli altri. per fortuna, nella giungla di date, avvicendimenti nella band e partecipazioni, ci viene incontro la Rhino Records (sempre sia lodata!) con la pubblicazione di una doppia antologia particolarmente esaustiva su quanto c’è da sapere ed ascoltare a proposito di questo scapestrato che il tempo potrebbe colpevolmente dimenticare.

The Spike Jones AnthologyMusical Depreciation Revue: The Spike Jones Anthology contiene 40 canzoni assolutamente singolari, chiassose e irriverenti quanto basta per urticare e sbeffeggiare borghesia e buone maniere.
musica che continua a divertirmi e a stuzzicare la mia passione vintage per la canzone di un tempo che fu. sarei pieno di annotazioni e appunti da esplicare, di nomi di artisti che hanno rubacchiato da Spike senza menzionarne la fonte o che semplicemente ne hanno incarnato lo spirito e l’irriverenza caustica. ma non tedierò oltre… mi limiterò a donare i due volumi con la speranza che una risata posa seppellire i vecchi e (soprattutto) i nuovi idioti del potere.

The Spike Jones Anthology Musical Depreciation Revue vol.1
The Spike Jones Anthology
Musical Depreciation Revue vol.2

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0 risposte a The Spike Jones Anthology Musical Depreciation Revue

  1. gianluca scrive:

    Comprato una quindicina di anni fa. Spike Jones è il babbo alcolista di Captain Beefheart è lo zio malato di Beck, è il vicino di casa dei Fugs. Grandi e piccini in famiglia si scompisciano con i “colpi di gola” tipo tacchino, con le pernacchie a Hitler, con i gargarismi di Drink Drink…another drink!

  2. borguez scrive:

    esatto gianluca!
    questi e molti altri gli adepti alla follia di Spike Jones. dietro quell’apparente aspetto da stupide canzonette si nasconde in realtà una visione beffarda della realtà, qualcosa che, visti i tempi che corrono, non ha del tutto esaurito la sua carica caustica!

  3. costantino spineti scrive:

    Hai ragione da vendere caro borguez…Spike Jones e il suo corollario di suoni mi sembrano davvero un ottimo viatico per sfuggire a questo “politicalrealityshow”…

    Dopo il piccolo Sarkò e la grande Sorkà…
    Dopo il Papa, dopo il Papi, dopo il Piipipoopi…
    ci mancava solo la puntata dove i nani androidi col tacco alto insieme ai loschi figuri con verdi cravatte e foulard oramai senza speranza sono andati a girare in Sicilia “La baia dei porci sulla riva”…un remake estremo e moderno di un vecchio format di quando ero piccolo che si chiamava allora “Giochi senza frontiere”…speriamo solo che gli venga a tutti quanti una bella influenza…chiaramente suina!

    Grazie per tutta questa bella musica che ci doni a piene mani borguez…Grazie di cuore.

    • borguez scrive:

      grazie a costantino che disegna scenari verosimili e oppiacei!
      il livello di guardia si sta alzando ma pare nessuno se accorga!
      e io che mi rifugio in musiche di 70 anni addietro posso pure sembrare indifferente, ma posso assicurare che resto vigile e pronto!
      intanto provo a salvarmi e a sorridere (per quanto possibile…)

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