Twelve/Patty Smith

stavo cercando di individuare quanti possibili artisti della scena rock mondiale potessero cimentarsi oggi in un album di 12 covers di altrettanti classici senza uscirne schiacciati, a brandelli e con le ossa frantumate… non me ne sono venuti in mente molti, anzi a dire il vero nessuno! riprendere in mano veri e propri classici di Beatles, Rolling Stones, Dylan, Jefferson Airplane, Stevie Wonder e Neil Young, Paul Simon e Doors fino a giungere ai Nirvana (manca qualcuno?) ed uscirne a testa alta e quasi glorificati non è da tutti. Patty Smith pare riuscita nell’intento! e se lo ha fatto è anche grazie ai musicisti di cui si è potuta circondare.

copertina.jpg

insieme al suo compagno Lenny Kaye, ci sono i fedelissimi Jay Dee Daugherty e Tony Shanahan e poi ad impreziosire il tutto le collaborazioni con Flea, Rich Robinson dei Black Crowes e l’immenso Tom Verlaine. e poi il figlio della stessa Smith, Walker, insieme al commediografo Sam Shepard e John Cohen ad aggredire a colpi di plettro su mandola e banjo il classico dei Nirvana. il suono è proprio ciò che lascia estasiati, l’amalgama essenziale di acustico ed elettrico che circonda la voce oramai perfettamente matura della sacerdotessa maudit che ha varcato la soglia delle sessanta primavere, la sua capacità espressiva e la sua drammaticità nel ritornare innocente su capolavori che appartengono alla storia di tutti noi. e se due covers resero gloria (sic!) e fama mondiale nel passato ad una rinnovata dozzina lei stessa si affida per il suo undicesimo disco. e se ci si potrebbe rammaricare della presenza di Everybody Wants To Rule the World dei Tears For Fears, è forse bene salutare con riverenza una rilettura di Gimme Shelter da antologia. il suo sito annuncia un tour estivo che toccherà anche l’Italia (7 luglio, Sogliano sul Rubicone).

Bentornata…

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0 risposte a Twelve/Patty Smith

  1. Maud scrive:

    già in passato c’aveva abituati bene, mi riferisco alla sua cover di Gloria che secondo me è di una bellezza spietata…

  2. borguez scrive:

    lo è… eccome se lo è!

  3. diego scrive:

    A me viene in mente una Sinead O’Connor che si converte al rastafarianesimo e ci regala un doppio disco capolavoro (il secondo identico al primo ma in versione dub), con cover fon-da-men-ta-li che vanno da Marcus Garvey a War, passando per Vampire.
    Io non l’ho tolto dal lettore per settimane…

    (ma cavolo quando mi deciderò a scivere sto benedetto post su Lee Perry?!?)

  4. borguez scrive:

    Open your eyes and look within:
    Are you satisfied (with the life you’re living)?
    We know where we’re going,
    We know where we’re from.
    We’re leaving Babylon,
    We’re going to our Father land.

    Exodus: movement of Jah people! Oh, yeah!

  5. Hank scrive:

    Nespole, un grazie a Diego! Già la copertina con bimba lungocrinuta (mi scuso con il padrone di casa…) in abito da cresima destinata a diventare glabra e (ahi quanto!) desiderabile è irresistibile… Mi permetto di segnalare un’operazione analoga: Willie Nelson – “Country”. Il vecchio bucaniere che offre versioni reggae delle sue proprie canzoni (nonché di “Worried Man” di Johnny Cash in duetto con il vecchio Toots) e una cover ineffabile di “The Harder They Come”.

    A questo punto attendo con ansia il post su Lee Perry (il cui “Arkology” ho acquistato con tutta la vergogna del caso alle soglie dei quaranta; e se non è autentica psichedelia quella, io sono un dj sordo con camicia di flanella che mette su musica anni ’90). Anzi, se avessi 15 anni e possedessi un blog, supplicherei chi è esperto (Diego, qualora tu lo sia, donati – in senso metaforico – al prossimo) di offrire imbeccate, suggerimenti e chicche a un patetico neofita. Per dire, chi conosce Delroy Wilson? E quante raccolte doppie, triple e quadruple (Soul Jazz Records, Blood & Fire, Trojan)… Quali?

  6. borguez scrive:

    qualcuno mi aveva detto che Hank si stava avvicinando al dub e al reggae, ed io, scettico impunito, non credevo… ed invece!

    perdona la facile battuta, ma della Trojan non si butta via niente!

    attendo la tua prossima illuminazione e/o rivelazione musicale… ti immagino fischiettare brani melodici degli Slayer mentre sorseggi uno scotch&scotch!

  7. diego scrive:

    Beh, Delroy Wilson è uno dei grandi.

    Midnight to six man
    For the first time from Jamaica
    Dillinger and Leroy Smart
    Delroy Wilson, your cool operator

    e questo e l’incipit di ‘(White Man) in Hammersmith Palais’ dei Clash,
    brano che fu inserito di diritto in una mitica compilation dal nome the Clash goes to Kingston che il sottoscritto confezionò ad un’amico.

    Al neofita consiglierei la raccoltona quadrupla -mainstream ma non troppo-
    Tougher than tough
    . Fila molto bene, sia a livello cronologico che di contenuto (a parte Shaggy e l’assenza della mitica “Police in Helicopter” di John Holt).
    Di Lee ‘Scratch’ Perry il disco imprescindibile è Super Ape. E con questo mi sono bruciato il post, come direbbe Broguez. Post che arriverà comunque!

  8. Hank scrive:

    Oddìo, non me ne vogliate tu e il buon Kekko, ma mi sa che restano due paletti antipodici a delimitare il recinto sacro: gli Slayer e la musica brasiliana… La battuta è facile ma sapida! E il problema è proprio che non si butta via niente; ed esistendo circa otto milioni di fantastiliardi di raccolte Trojan (e Island, e Soul Jazz, e…), dove andare a sbatter la testa? Chi sa, parli! E chi non sa faccia crescere i dreadlocks e si converta al Verbo di Jah (e si faccia un favore: ascolti Toots e Delroy)!

  9. dust scrive:

    certo che avvicinarsi al dub e al raggae e contemporaneamente smettere di fumare rivelano una qual personalità (contorta??).. bisuox

  10. kekko scrive:

    Per correre incontro agli Slayer, mio caro Hank, ti consiglio di ascoltare il loro MTV Unplugged o la raccolta di b-sides. scoprirai che non fanno unplugged nè b-sides, si limitano a fare la loro cosa al massimo 🙂

    per borguez, sarà lieto di sapere che su SMS sono uscito con la rece…

  11. hrudi v. bakshi scrive:

    …come del maiale!
    perdona la controfacile battuta!

  12. Hank scrive:

    @ Kekko: Ottimo a sapersi, thanks. Quando mi cadranno i dread per sopraggiunti limiti di età e ricomincerò a fumare, me ne rammenterò.

    Ma, e qui giuro che la faccio finita, esiste qualcuno sano di mente che non vorrebbe mettere le mani su QUESTO?

    “The Big Gundown: Reggae Inspired by Spaghetti Westerns” (Trojan Records)

    “The Big Gundown is a wicked compilation of late 60s and early 70s reggae songs that have been inspired by classic spaghetti western movies! This is fantastic stuff that’s had us wearing our stetsons and skanking ‘round the office all day!”

    Esso contiene, e giuro che non me le sto inventando (come potrei?), le seguenti canzoni:

    “Django Shoots First” (Sir Lord Comic & The Upsetters)
    “Franco Nero” (Johnny Lover & The Destroyers)
    e, omaggio alla nostra dj preferita, da immaginarsi con speroni, dreadlocks e Stetson hat, “They Call Me Trinity” (Joe White & The Crystalites).

    Desidero questo disco carnalmente.

  13. diego scrive:

    Hank, ora vedo il tuo capo ornato dalla criniera stilizzata del logo Trojan.
    Ti ricorderò così.

  14. Hank scrive:

    “I Wanna Be Of Iron / Like A Lion / In Zion” (Bob Marley, “Iron, Lion, Zion”)

  15. borguez scrive:

    torneremo sul reggae al più presto…
    per stasera è anni ’90! tutti al Bronson!

  16. borguez scrive:

    è evidente come Patti Smith si scriva con la “i” finale (vedi copertina del disco) e non, come mal pensavo, con la “y”…
    e così ho perso un’altra scommessa!

  17. kekko scrive:

    io tutte ‘ste scommesse che vincerei me le bevo…

  18. Enrico scrive:

    Se non andassero praticamente tutti i soldi alla SONY comprerei l’album.. quasi quasi le faccio un bonifico .. se lo merita..

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