Ben LaMar Gay
500 Chains

Ben LaMar Gay
500 Chains
(International Anthem, 2018)
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Questa voce è stata pubblicata in 2018, Avant Chicago, Avant Jazz, Ben Lamar Gay, Electro Jazz, Experimental, Joshua Sirotiak, Spoken Word, Tommaso Moretti, Will Faber. Contrassegna il permalink.

6 risposte a Ben LaMar Gay
500 Chains

  1. LYSERGICFUNK scrive:

    Che dire, dopo Makaya McCraven, la International Anthem ci delizia con due album in due mesi di Ben lamar Gay, e si riconferma (a mio parere) anche per il 2018 come migliore etichetta Jazz. Del resto anche Uabab si riconferma miglior blog musicale italiano….. 😉

    • borguez scrive:

      Te lo meriti proprio Marquis Hill (guarda più sopra)! Peraltro da te fortemente sostenuto e richiesto! Sottoscrivo le tue parole! Chicago non mente!
      A presto

  2. LYM scrive:

    Gentilissimo Borguez
    Concordo in pieno e faccio mio il commento di Lisergicfunk. Grandi McCraven e affiliati. Partendo da loro sono arrivato a Matt Ulery altro musicista interessantissimo. Per le mie orecchie lo valgono molto più di tanta accademia del jazz, Musica che onorano rinnovandola dall’interno senza tradirne le coordinate musicali.
    Bellissimo blog uno dei migliori non solo tra quelli italiani solo che purtoppo non riesco a scaricare nulla e ogni mio tentativo di scaricare free viene interrotto dalla scritta di massimo limite raggiunto (!?)
    Un saluto cordiale

    • borguez scrive:

      Caro LYM, grazie per l’attenzione e per le parole. Concordo con quanto hai scritto e sottoscrivo per Matt Ulery, sempre Chicago, sempre lì, come andiamo ripetendo da tempo. Per quanto riguarda l’impossibilità di raggiungere i dischi avrei qualche suggerimento, magari te lo scrivo in privato.
      Ancora grazie,
      a presto!

      • LYM scrive:

        Grazie a Te per la disponibilità e generosità! Attendo Tue.
        Si sempre Chicago che è molto di più e molto altro rispetto alla, pur gloriosa, AACM. Una delle tante zone d’ombra, ma qui si tratta di una vera e propria lacuna, nel racconto della cronaca e storia del jazz di questi ultimi 50-60 anni sta nell’aver dato rilievo ad un movimento, l’AACM delle origini e l’AEOC quale sua emanazione emblematica, a scapito di quanto è accaduto altrove e dopo. Persino le generazioni più recenti dell’AACM non hanno avuto, a mio avviso, il giusto riconoscimento: Nicole Mitchell per tutti. Mike Reed, Ken Vandermark, Dave Rempis, Jason Adasiewick, Fred Lonvberg Holm, Matana Roberts, Aram Shelton sono altri nomi sparsi. Altro luogo fruttuoso mi pare il canada: Wayne Horvizt, Peggy Lee, Dylan Van Der Schiff, Tony WIlson, Ron Samworth, Harris Eisenstadt. Forse qualcuno dovrebbe cominciasse a pensare ad una storia geografica del jazz: potrebbe dare interessanti frutti e sorprese.

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