Yamandu Costa
Continente

inizierei appuntando una data al calendario: lunedì 16 settembre prossimo all’Auditorium Parco della Musica di Roma (ore 21,00, info). è lì che chi vorrà potrà vedere esibirsi il fantasmagorico talento del più celebrato pupillo della chitarra brasiliana moderna.
Yamandu Costa non è certo un nome nuovo per chi porge le orecchie da tempo in direzione dell’universo musicale brasiliano, non lo è il suo volto pacioso da fanciullo mai cresciuto e neppure la sua tecnica strabiliante unita ad un’espressività che me lo ha fatto spesso paragonare (nei miei pensieri) ad un Glenn Gould della chitarra. ma per chi non lo conoscesse, beh allora, vale la pena sapere che da qualche parte del globo vi è qualcuno che imbraccia una chitarra classica a 7 corde (esplicitamente fabbricata per lui dal mastro liutaio Tércio Ribeiro) e suona come forse assai pochi altri sono in grado.

Yamandu Costa (classe 1980) ha iniziato a giocare con la chitarra sin da bambino e pare non abbia ancora smesso: forse è proprio in questo approccio insieme giocoso e curioso che si annida il segreto di questa vulcanica creatività unita ad una tecnica esorbitante. tecnica che si è andata affinando come lo fa la lingua dei lattanti che dalla lallazione giungono in età adulta a declamare i versi di Walt Whitman; così Yamandu ha appreso ad esprimere ogni suo divertimento ed ogni più profonda emozione traducendoli in ritmi, tablature e diteggiature. vederlo suonare (ancor più che ascoltarlo) è realmente un’esperienza strabiliante: lo stesso incanto che ci può rapire mentre si osserva un fanciullo beatamente affaccendato nelle sue giocose faccende.

ma il ragazzo, almeno anagraficamente ed artisticamente, è cresciuto, e da molti anni si dedica all’esplorazione indefessa dell’enorme patrimonio musicale del suo paese, suonandolo, rispettandolo ed arricchendolo di nuove straordinarie composizioni. lo ha fatto anche da pochi mesi con la pubblicazione del suo ultimo disco uscito per la mirabile Biscoito Fino. Continente è il titolo del primo capitolo di una trilogia che Yamandu Costa ha voluto ricalcare sui tre volumi che compongono l’epopea letteraria O Tempo e o Vento dello scrittore Érico Veríssimo, grande affresco dell’anima della regione del Sul do Brasil, terra natìa di Yamandu.
11 composizioni originali scaturite dalle corde di Yamandu Costa e del suo sodale bassisita acustico Guto Wirtti; e con loro l’altra chitarra a 7 corde di Arthur Bonilla a rinnovare l’antica tradizione dei trìi di corde così profondamente legata alla storia della musica latina in genere.
suoni apparentemente lontani dalla nostra contemporaneità eppure così strabilianti nella loro natura immacolata, pura: melodie d’altrove, oniriche e affondate nella memoria delle genti di quei luoghi ed eppure così vivide nel raccontare una speciale maniera di leggere la bellezza. in più Yamandu le suona così…

…con quella faccia un po’ così di chi ha un nome che farebbe invidia a Salgari ed una capacità espressiva che annichilisce chiunque abbia mai azzardato prendere in mano una sei corde. ribadisco il fatto che vederlo suonare dal vivo è un’esperienza unica (per questo torno a segnalare la data italiana imminente) e che pure ascoltare queste musiche nel fragile e malinconico passaggio di stagione incombente è un privilegio per cui è bene ringraziare questo Peter Pan delle 7 corde.
buon ascolto

Questa voce è stata pubblicata in 2013. Contrassegna il permalink.

8 risposte a Yamandu Costa
Continente

  1. s.c. scrive:

    Quest’uomo ha la gratzia nelle mani. Altroché. Ringraziando persevero nell’ascolto in taciturno silenzio. Anzichènò. Non sfasc(i)erei oltre.
    P.S.
    Per quell’altra faccenda là di cui Lei sà direi ché sono a [circa] metà del guado: è solo che la foce da semplice mi stà diventando à delta e temo possa divenire presto ad estuario.

  2. Errico scrive:

    Ho avuto la fortuna di ascoltare Yamandù Costa a Rio de Janeiro la settimana scorsa nello spettacolo di presentazione del suo CD “Continente” che ho immediatamente acquistato. Hai colto nel centro facendo riferimento alla sua musica come giocosa. L’approccio del virtuoso é proprio quello. C’é però anche l’impegno di mostrare ed interpretare le tradizioni della propria terra.
    La chitarra 7 corde nelle sue mani diventa un’orchestra.
    Il concerto si é aperto proprio con un assolo di Yamandù che mi ha lasciato senza fiato.
    Se ci riesco torno a sentirlo a Roma.

    • borguez scrive:

      invidia (la mia), duplice e quasi triplice.
      primo per chi va a Rio, secondo per chi va a Rio e vede Yamandu e terzo per chi potrà vederlo a Roma fra breve. io non riuscirò di certo, ahimè!
      ti ringrazio per le tue parole che non fanno che confermare ciò che ho ascoltato sul disco e che ho avuto la fortuna di vedere qualche anno addietro.
      una delizia.
      grazie delle parole e dell’attenzione,
      a presto

  3. SigurRos82 scrive:

    Solo Lui e la sua chitarra: quanta grazia! Non lo avevo mai ascoltato, nè lo conoscevo. Un grazie per la scoperta, disco strepitoso.

  4. e2c scrive:

    Hi,

    Is there any chance that you might be able to re-up this album? I have 1/2 of it in a flac rip, but the other half was deleted….

    muitissimo obrigada!

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