bill callahan

con qualche settimana di anticipo è sbocciato in rete Woke On A Whaleheart, come le primule nei prati e le giunchiglie nelle aiuole. drag city parla del 17 aprile, ma la primavera arriva poi quando pare a lei. non più Smog dunque, e questo si sapeva, ma nome e cognome, la faccia in prima linea e il cuore dall’altra parte della staccionata. l’attesa, almeno la mia, c’era eccome e nessun presagio o anticipazione avrebbe potuto rovinarmi l’attimo preciso in cui il cd viene inghiottito misteriosamente dal lettore e si riparte di nuovo. 9 brani, forse pochi, oppure no, una copertina talmente brutta da poter pure piacere e di nuovo quella voce benedetta…

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credo che una recensione preveda un mio parere del quale non posso garantire l’efficacia, perchè questa è più un’espiazione, il bisogno di annotare confusamente delle impressioni (tante), di scaricare una mia tensione che si è creata col sovrapporsi degli ascolti. e dunque il pianoforte e gli archi, i violini, una batteria più presente rispetto al passato e la fida elettrica di Pete Denton, la voce “sacra” di Deani Pugh-Flemmings a fare da contraltare gospel a quella secolare di Callahan, e poi leggiadri arrangiamenti di Neil Michael Hagerty. non mi cimento nello sforzo di stabilire un genere, una di quelle etichette dalle quali il nostro sfuggirebbe immediatamente per inquietudine e indolenza. bill callahan assomiglia oramai solo a se stesso e non credo potrà sfuggirsi. nel presepio fanno bella mostre le figurine di chris rea, il lou reed inconsistente dei primi ’80, lee hazlewood e bowie (diamond dancer) e poi c’è un howe gelb un po’ incazzato che telefona al suo legale per sapere se si può parlare di plagio del suo ‘sno angel! il poster sullo sfondo raffigura un paesaggio da west coast al tramonto… di quel kitsch che presto o tardi tornerà in voga… e c’è odore di salsedine e voglia di abbassare il finestrino e seguirne la scia, alzare il volume ancora un po’ e ripartire. mi sa che il ragazzo sia innamorato e guai a chi non lo è.

adesso è davvero primavera…

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0 risposte a bill callahan

  1. Maud scrive:

    Curiosità!! Devo ascoltarlo al più presto…

    PS: e come al solito vivo fuori dal mondo, non sapevo nemmeno che il parto fosse imminente!

  2. valentina scrive:

    Sono ipnotizzata sulla copertina da ieri e ogni volta esce un elemento nuovo, continuo a non capire. Comunque finalmente ora posso pigiare play e ascoltarlo con comodo…

  3. chris scrive:

    io come sempre attendo l’uscita ufficiale.
    per ora lamia primavera sono gli of montreal e la cosa mi preoccupa un po’.

    ne approfitto per fare un appello:
    a chi ho prestato la mia copia (originale) di “a river ain’t too much to love” ?!?!?

  4. borguez scrive:

    ma come si fa a prestare a river ain’t…? e dimenticare poi a chi?
    maud mi diceva che ha già provveduto…
    credo poi di aver capito a chi appartiene la crapa di quelo a sinistra… o è il testimonial delle Smarties oppure quello delle M’n’M’s! di una bruttezza imbarazzante!
    …altro che Sg.t Pepper’s!
    atteniamoci al disco valà!

  5. Hank scrive:

    Da vecchio luddista attenderò il 17 aprile, ingannando l’attesa con propedeutici ascolti di Chris Rea, “Growing Up In Public” e “Let’s Dance”: mi sembrerà bella persino la copertina.

  6. diego scrive:

    nutro una qual certa repulsione a reperire il disco da me più atteso quest’anno attraverso i cablaggi telecom. Attenderò anch’io dunque, se ne riparlerà tra un mese. Rimane il fatto che mediante la tua ‘espiazione’ le mie aspettative sono salite di quota, e dire che già erano in volo libero!

    Chris, io ho la mia (originale).

  7. borguez scrive:

    …come potevo resistere?
    dimmi come?
    come tentare di arrivare vergini alla cresima…

  8. diego scrive:

    vergine alla cresima lo ero, non di mano s’intende.

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