non oso chiedere l’immortalità, ma un altro po’ di tempo sì!
ho ancora così tanta musica da ascoltare!
la maestosa e pachidermica storia del jazz è una di quelle giungle di cui essere lieti. lieti che esista, lieti che sia insondabile e imprevedibile e lieti che ci si possa recare ogniqualvolta se ne senta la necessità, tirati per il naso da un richiamo primordiale e ancestrale (è inevitabile per chi è cresciuto da ragazzo scimmia del jazz). non deluderà e esaudirà desideri che neppure si è osato immaginare. basterà sfregare la lampada, sfogliare uno dei tanti tentativi editoriali di narrarla, spulciare una discografia e vertiginose bellezze ricompariranno come per incanto.
c’è stato un tempo, in quella fitta giungla, in cui sembra che tutti quei selvaggi musicisti abbiano incontrato gli altri colleghi in una girandola imprevedibile di club, ingaggi e session. ci abbiano suonato assieme, di notte, per sbaglio, per scelta o per destino. in quelle formazioni estemporanee o volute si possono ritrovare incontri, sodalizi e mirabili affinità. ogni buon cultore di jazz sa di cosa vado farneticando! è davvero una giungla: più ci si addentra e più si resta invischiati, la faccenda si complica e a complicazione si assomma meraviglia.
sapevo di un disco in solo di Charles Mingus! lo sapevo come so che esiste la Tasmania o la transustanziazione: così, senza averli mai visti! sapevo che necessitavo di un altro po’ di quel tempo che chiedendo più sopra. sapevo che prima o poi lo avrei trovato dentro quella giungla, o che lui avrebbe trovato me!
e non mi sbagliavo!
Charles Mingus Mingus Plays Piano (Impulse!) fu registrato il 30 luglio 1963 negli studi della RCA a New York. racconta Phil Kurnit (legale dell’etichetta) nelle note di copertina…
“Somebody was playing the piano in there very hauntingly — very beautifully. Then it would stop, and start again. It didn’t sound like practicing. It sounded like somebody was just thinking on the piano. That’s the best way I could say it. I looked in the music room and it was pitch black. The lights weren’t on. So I went into Bob Thiele’s office and said, ‘Who’s playing in there?’ ‘It’s Charlie Mingus. A very close friend of his died.’ I never knew who he was grieving over. But about a half-hour later Thiele said, ‘Charles, let’s go into a studio.’ That became Mingus Plays Piano.”
Charles Mingus non era un virtuoso del piano. lo era del contrabbasso. ma era un compositore, un “pensatore” del jazz e il pianoforte era probabilmente lo strumento sul quale meditava e ragionava. forse proprio in questo approccio eterodosso risiede la segreta magia di questo disco. nella sessione di un giorno, in un Mingus meditabondo che mugugna e pensa mentra suona. lo si può sentire fra standard e sue creazioni in nuce, abbozzi e tentennamenti fra blues e spontaneous compositions and improvisations!
forse basterebbe l’iniziale (ed eloquente) Myself When I Am Real per tentare di comprendere la segreta magia di questo disco. un critico ha scritto che sembra di sentire Claude Debussy che suona Bill Evans! non male! è un’ideale parabola che passa per il pianismo di Mingus per proiettarsi al futuro in una modernità stupefacente. disco straordinario per la sua anima pura e per l’eccezionalità anomala ed intrinseca!
lo sto ascoltando da giorni senza sforzarmi di cogliere chissà quale segreto, perché forse segreto non v’è. c’è uno dei più grandi compositori di musica afroamericana che pensa a voce alta sui tasti del pianoforte. e poter assistere a tutto questo è un piacere che vorrei far durare per i miei prossimi cento anni. ed è un piacere poterlo condividere con chi vorrà. buon ascolto…
Non posso esimermi dal commentare questo bel post.
Charles Mingus è stato uno dei maggiori esponenti della musica afroamerica, un virtuoso del contrabbasso ed un vero genio della musica. Un compositore e band leader grandissimo.
Conosco buona parte di quello che ha inciso ma l’ultima volta che ho ascotato “Mingus plays piano” è lontana nel tempo e mi hai fatto venire voglia di riascoltarlo. Apprena nel week end tornerò a casa sarà il primo CD da sentire.
Adoro tutto quello che Mingus ha inciso ma vorrei segnalare uno dei miei CD preferiti e poco amato dalla “critica”. “The Black Saint and the Sinner Lady” mi emoziona ogni volta che lo ascolto. La musica provoca strani effetti ci sono dei brani che per qualche strano motivo riescono ad arrivare al centro della nostra anima, che riescono ad amozionarci sempre.
dopo questa scheda le mie orecchie sono diventate moolto curiose….
a dopo
Anch’io dai tempi lontani del liceo ho adorato Mingus almeno quanto Coltrane …
Conosco e ho posseduto quel disco, nel periodo in cui per comprare nuovi LP vendevo i vecchi. Ma si sa, l’attaccamento alle cose viene in una fase della vita in cui il passato diviene necessario per il futuro.
di Mingus vorrei ricordare due dischi a cui sono legato in modo particolare, Moves e Nostalgia in Times Square. In entrambi vi canta Honey Gordon.
Di Movres ho poi ricomprato il Cd. Nostalgia in Times Square, quello doppio del ’59 con Booker Ervin e Horace Parlan, a quanto mi risulta, non è mai stato ripubblicato su CD, e la mia cassetta e’ oramai stata consumata.
Se qualcuno lo possedesse in vinile sarebbe una gioia e un tuffo nel passato per me poterlo riascoltare …
The Black Saint & The Sinner Lady è uno dei miei dischi preferiti, uno di quelli da isola deserta, e non sono nemmeno una jazzofila nel vero senso del termine 😉
Quindi credo proprio che seguirò il consiglio di borguez e ascolterò anche questo Mingus ‘anomalo’ al piano 🙂
basta pronunciare il nome di Mingus e fioriscono le memorie e le passioni!
ne ero certo!
The Black Saint and the Sinner Lady e Nostalgia in Times Square certamente, Tijuana Moods e Pithecanthropus Erectus… aggiungo io!
MIngus scalda ancora il cuore, lo farà per molto altro tempo ancora. icona incontrovertibile di tanto procedere in bellezza, ostinatamente e coerentemente.
quanto ci sarebbe da dire! assai!
io mi godo ora questo disco, lieto di ritrovarmi in mezzo a tanti che già sapevo fraterni, in attesa della prossima epifania che, già so, è dietro l’angolo…
…Debussy che suona Bill Evans…mica male davvero!
Il grande borguez riesumatore-illusionista…
Il grande borguez postino col velocipede…e con un borsone pieno zeppo di ricordi e di sentimenti…di lettere d’amore mai scritte ad amanti impossibili…bagnate di calde lacrime e sigillate con ceralacca musicale…e spremute di cuore.
…Eppoi ariva quer nanetto che dice che le poste nun funzionano…tsè!!!
Per quanto riguarda la prossima epifania borguez, il dado è tratto…ho già parlato pure con Benedetto icsvì…è stata spostata (irrevocabilmente) al 1 Maggio a pranzo…con somma soddisfazione dei Re magi che avranno a disposizione più tempo per inseguir le stelle…
Verrà celebrata a Greenfield il 1 maggio 2009,a ritmo di musiche africane e mescolanze varie, con bucatini all’amatriciana, grigliate miste di ottima carne e verdure di stagione, fave e pecorino, e….fiumi di Montepulciano tagliato con prugnolo gentile.
sono commosso!
e poi è pure il primo maggio!!!
…le compositeurs des films de jacques tati!
sono proprio i film compresi di rombi d’auto anatre ed ubriachi!
bello, mi tornano in mente le scene.
sono proprio quelli!
ed è gioia pura per occhi ed orecchi….
il tema delle vacances poi mi è definitivamente entrato nella memoria olfattiva!
Anche io di Charles Mingus ho “The Black Saint and the Sinner Lady”, molto molto bello.
Mi affretterò ad ascoltare l’album proposto dal prode Borguez.
Ultimamente i miei ascolti jazz erano incentrati soprattutto su Coltrane e Brubeck.
Ma certe porte sono aperte a tutti…
mi fa piacere che l’altrettanto prode Sem trovi il tempo di alzare la mano e dire: anch’io Mingus!
certo Sem, certo!
continuiamo ad aprire porte!
buon lavoro!
Hi, nice post. I have been thinking about this issue,so thanks for writing. I will probably be coming back to your blog. Keep up great writing
Mingus e’ un compositore incredibile e riesce a non annoiarmi pur riprendendo molto – qualcuno direbbe troppo- spesso temi utilizzati in altre sue composizioni o formule che a mio avviso sono sempre rigirate in maniera magistrale e anche in questo disco rappresenta esattamente quel genio ciccione negro e pazzo che adoro.
Comunque nessuno cita Blues and Roots che a mio avviso rimane il disco Top della sua carriera.