Cyril Mokaiesh | Giovanni Mirabassi
Naufragés

credo di avere un debito con la chanson francese, una specie di pegno di nutrimento che difficilmente riuscirò a ripagare. le canzoni, se proprio non vogliamo esagerare pensandole depositate nel cuore, di certo, non sarà vietato pensarle nelle tasche: cresciamo con canzoni che modellano il nostro sentire, la maniera di intendere il mondo e persino quella di amare. e ciascuno nasce da qualche parte. e in quella parte del mondo si immerge inerme in un mondo di canzoni: dalla radio ai dischi dei padri, dai juke-box ai film, dai fratelli maggiori alle musiche prese a prestito da amori durati meno di quelle stesse canzoni. noi nella canzone italiana ci siamo fatti grandi e ancora volentieri torniamo a sguazzarci, spesso. ognuno ha i suoi eroi (poco importa qui) ma la scoperta della chanson francese (vista da questo versante delle Alpi) è una rivelazione che può (che dovrebbe) capitare e che in ogni caso dev’essere cercata (o voluta, tuttalpiù desiderata). e una volta varcato il confine ci si rende conto del monumento enorme che i nostri cugini hanno eretto a quell’arte sublime e finissima di raccontare il nostro essere umani attraverso parole e musica. i quattro moschettieri della chanson allora dovrebbero essere mandati a memoria: Jacques Brel, George Brassens, Leo Ferré e Serge Gainsbourg con Boris Vian assente (in)giustificato: gli evangelisti che hanno vergato, composto, cantato e diffuso il verbo e che da molto ci hanno lasciato donandoci in virtù testamentale un cospicuo abecedario con il quale è un po’ meno difficile comprendere il (nostro) mondo e i suoi insulsi capricci.
su quel sussidiario di suoni e parole ho forgiato un mio immaginario prezioso e privato, credo che da lì giungano quelle poche idee politiche che cocciutamente conservo da tempo e confesso pure di aver copiato qualche parola per parlare di quell’amore difficilmente raccontabile. quel debito di riconoscenza allora provo ad onorarlo continuando a porgere l’orecchio verso la Francia e verso i nuovi virgulti di quella chanson che in quello “champagne primordiale” ci sono nati e che, incolpevolmente, provano a confrontarcisi dovendo, come sempre, uccidere o onorare i propri padri.

Cyril Mokaiesh et Giovanni Mirabassi Cyril Mokaiesh è uno di questi giovani (classe 1985 e con una quasi-carriera da tennista alle spalle): una partenza all’insegna del rock con un gruppo che portava il suo cognome e poi la scoperta della chanson, il battesimo nella Senna e l’inizio di una carriera solista: un nome sconosciuto nel nostro paese ma che non è sfuggito alla sensibilità di un pianista, nostro connazionale. Giovanni Mirabassi è un jazzista autodidatta con la passione per i grandi pianisti della storia del jazz, musicista engagé (il suo Avanti! è decisamente notevole), appassionato di chanson e da molti anni trasferitosi a Parigi (la famosa fuga di polpastrelli). i due si sono annusati a distanza, avvicinati con discrezione e infine definitivamente scivolati nella passione condivisa per l’autorialità nobile e fiammeggiante della canzone francese.

folderNaufragés (Un Plan Simple, 2015) è il frutto di questo incontro alla ricerca di piccoli naufragi artistici della chanson francese: autori che non hanno raggiunto l’agognata celebrità, sfortunati autori, figli d’arte, dimenticati o semplicemente lupi solitari inghiottiti dalla vita e dai suoi gorghi. ecco allora 12 canzoni prese a prestito da Mano Solo, Daniel Darc, Pierre Vassiliu e Bernard Dimey: nomi che forse non dicono proprio nulla ai più. magari va meglio con Vladimir Vysotsky, Stephan Reggiani (figlio sfortunato del mio amato Serge), Allain Leprest Jacques Debronckart un poco più celebri ma forse poco noti da questa parte delle Alpi. dodici chansons interpretate per piano e voce a restituire quella statura “classica” dovuta a queste composizioni misconosciute (anche a molti francesi): Giovanni Mirabassi è assai ligio al suo dovere di accompagnatore anche se una vena jazzy pare spuntare fuori come polvere da sotto al tappeto, Cyril Mokaiesh ci mette la passione agonistica, una voce forse non benedetta dalla natura ma volenterosa, che guarda a Brel sapendo che Ferré è forse più raggiungibile.

il primo singolo (ed il primo video necessario) vengono da una bella ballata bluesy di Philippe Léotard. una canzone “modernizzata” e aggiornata con il doveroso gusto e quel french touch intrinseco ed autoctono.

i due si stanno spendendo in parecchi live di rodaggio e presentazione che mi auguro siano propedeutici per un vero e proprio disco di canzoni originali, chissà, magari in futuro. nel frattempo direi che è bene godersi queste, cibo per appassionati forse, quisquilie da fan o da chi è stato toccato dal malìa della chanson francese e non sa guarirne: e anzi prova a rinnovarne i fasti o semplicemente tributarle quel doveroso riconoscimento, quel debito impagabile di cui sopra. bonne écoute

Questa voce è stata pubblicata in 2015. Contrassegna il permalink.

Una risposta a Cyril Mokaiesh | Giovanni Mirabassi
Naufragés

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.