credo sia capitato a molti di trovarsi accidentalmente a dover perdere tempo in una fila, in un ingorgo o in quelle puntuali trappole che ci tende la burocarazia: tempo espanso a perdere, istanti svuotati e pressoché inutili. può aiutare (ma non ovviare) avere per le mani qualcosa da leggere! rubare quel tempo al tempo è rovesciare la partita con un contropiede fulminante, volgere di segno l’istante che diventa subitaneamente, nella migliore delle ipotesi, assai gradevole!
negli ultimi giorni mi sono preoccupato che la tasca della mia giacca fosse piena di questo libricino esile e piacevole al tatto! l’ho fatto di proposito, con l’intenzione di aprire qualche pagina ad un semaforo rosso, in fila in farmacia o in attesa che venisse il mio turno!
Giorgio Conte Sfogliar Verze (excelsior 1881, 2007) ha la leggerezza e l’agilità delle sue poche pagine, l’agilità di memorie soavi e l’azzurro che invoglia ad accomodarsi su quella sdraio!
una trentina di brevi racconti come altrettanti pasticcini su di un vassoio della memoria: la consistenza della panna, il soffice della meringa e la voluttuosità di un babà! Giorgio Conte non disdegna metafore culinarie e accostamenti gastronomici, e, se mi è concessa la battuta, apprezzerà che si possano appellare maddalene queste epifanie della memoria (poi magari ve la spiego!)
per acuire il senso di salivazione e il desìo di lettura è forse necessario essere nati in provincia, essere in giro (anagraficamente) da un po’ di tempo e nutrire quell’insana e malcurata curiosità per i fatti di una famiglia che tanto ha dato alla canzone italiana e (mi auguro io) al suo costume più bello! è assai elegante come Giorgio, per tutto il libro, nomini il fratello maggiore con lo stesso soprannome che ha sempre avuto per quella combriccola di amici astigiani: il “Canadese” (per via di quel cappotto con il colletto di opossum)!
delizia provinciale, amarcord piemontese pieno di “indescrivibile piacevolezza” (Le Monde de la musique): ci ha tenuto assai Giorgio Conte a mettere ad esergo del suo libro, questa frase dinamica e dolcissima, piena di quello spirito semplice che porta stampato in volto: “…e continuo la mia vita, al gusto di tutto…”
per non voler svelar nulla del libro, per non voler sciupare sorpresa e lettura e per rimandare discorsi più approfonditi sulla carriera cantautorale di Giorgio Conte, mi fermo qui, ringraziando l’umorismo e l’ironia che continua ad accompagnare questo giovanotto cresciutello. buona lettura!