John Renbourn Palermo Snow

credo possa far piacere sapere (a quei pochi che ci tengono ancora a saperlo) che John Renbourn non ha smesso di fare dischi e che, soprattutto, nel disinteresse assordante che lo circonda, continua a farlo con l’arte e il mestiere, elegante e nobile, che lo contraddistingue da parecchi suoi colleghi assai più giovani. il disco esce per la Shanachie (l’etichetta ha sotto contratto l’artista da quasi 15 anni) in questo 2011 e sfido chiunque a trovarne notizia sul sito; allo stesso modo riviste (quelle 3 o 4 che leggo) e blog (assai di più): nulla. così, per blanda solidarietà, mi copro d’antipatia e non mi metto a spiegare chi è John Renbourn perché lo si dovrebbe sapere punto!

Palermo Snow (il brano che da il titolo al disco) è proprio dedicata al capoluogo della Trinacria e al fenomeno rarissimo verificatosi nel 1991 proprio mentre Renbourn si trovava in Sicilia per suonare dal vivo: avevo inizialmente sospettato si potesse trattare del quartiere di Buenos Aires per l’andatura vagamente milonga del brano, ma una puntuale intervista di Alfredo De Pietra mi ha svelato più di un segreto, e lo ringrazio. Palermo Snow è opera di bottega, maestrìa d’artigiano, sapienza di conoscitore delle tante venature che la musica porta nelle fibre del suo legno: le chitarre di Renbourn accordate all’uopo sono le protagoniste di queste dieci composizioni, eccezion fatta per tre di esse dove spunta come per miracolo il clarinetto di Dick Lee e per lo scrivente la questione volge al deliquio.

si tracci un quadrilatero passando per i quattro vertici che portano i nomi di Erik Satie (Sarabande), Randy Weston (Little Niles), J.S.Bach (Cello Prelude in G) e Vincent Rose (Blueberry Hill) e all’interno dello spazio ottenuto si compongano ulteriori sei punti significativi al fine di comporre quell’aleph sonoro capace di raccontare, in poco più di 45 minuti, cosa si possa fare con una chitarra acustica e con tutta la perizia che vi necessita per farla splendere; problema non facile se non fosse che a svolgerlo non fosse convocato un luminare della materia. degna di nota pure una Bella Terra che, malgrado le vicende extra paesaggistiche, è dedicata al nostro paese.
il concetto di dischi senza tempo richiederebbe ben più di una pagina per sviscerarne effettive verità e incontrovertibili dogmi, oppure, per altre vie, basterebbe mettersi all’ascolto di un disco come questo e molti dubbi si scioglieranno come neve al sole. bentornato John!

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11 risposte a John Renbourn Palermo Snow

  1. SigurRos82 scrive:

    In effetti è passato totalmente e colpevolmente inosservato. Meno male che ci sei tu 🙂

    Grazie.

  2. umberto scrive:

    aah…uhh…

  3. ipinais scrive:

    è bello sapere che i grandi della musica vengono ancora apprezzati, anche se da pochi.
    ottimo lavoro borguez.

    • borguez scrive:

      quei pochi (fra cui noi) ci sono ancora: il problema è scovarli.
      lieto che tu sia venuto allo scoperto.
      a presto

  4. Awen scrive:

    Le strade più difficili da percorrere,
    quelle che portano all’esplorazione dell’infinitamente piccolo o grande dell’universo, sono quelle meno affollate, che richiedono una sensibilità ed una ricerca che il mondo commerciale e la massa difficilmente vogliono affrontare perchè scomode, non superficiali, intime. Su questi sentieri si incontrano le cose più preziose, le persone più belle, gli artisti e la musica di nicchia, John Renbourn, l’eremita; quì, i rari incontri che fai ti cambiano la vita, ti arricchiscono spiritualmente, ti illuminano, ti emozionano, ti fanno sognare.
    Prossimamente uscirà su Guitar Club una intervista a John Renbourn dove si parlerà del suo ultimo lavoro e….. di altro.
    John Renbourn è amato ed è noto che nel mondo delle sei corde acustiche e del folk è un eroe.
    Vostro amico
    Awen

  5. salvfra scrive:

    Si sono rimasto un po titubante visto la sterzata musicale di renbourn ma e’ vero nulla rimane uguale a se stesso comunque sempre grande ed dotato di quel buon gusto che fa piacere le cose difficili e poi con quel titolo che mi ha fatto sussultare io sono di Palermo per adesso ho colpevolmente scaricato ma mi accingo ad ordinarlo .

  6. Angelo scrive:

    è bello vedere che un artista di tale levatura ancora è amato. A mio avviso rimane colui che ha portato la chitarra acustica a livelli espressivi unici, poiché non solo è un virtuoso, ma ogni sua composizione ci ricorda quanto è bella la musica e non quanto è bravo il chitarrista; mi azzardo a fare il paragone con ciò che è stato A.Segovia per la chitarra classica.
    Grazie John. Regalaci ancora momenti di pura arte

  7. fabrizio Sciacca scrive:

    capolavoro

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