eccolo!
inghiotto saliva e provo a fare ordine fra pensieri ed emozioni mentre il disco compie il terzo, il quarto e poi il quinto giro di boa. e di nuovo ricomincia! da tre giorni sono immerso nel nuovo lavoro di Bill Callahan e ho come l’impressione che sia cambiato d’intorno persino il paesaggio.
mi metto a raccontarlo premettendo sinceramente di essere prevenuto, devotamente influenzato e sfegatato ammiratore: ma questo non mi impedirà quel minimo d’onestà! farei due passi indietro per tornare a quel Woke On A Whaleheart che (alla luce odierna) fu il principio di una metaformosi che iniziò goffa e lanosa, per abbandonare il bozzo di un passato di nome Smog e per approdare ad un oggi, aprire ali e incamminarsi molto avanti e assai lontano.
Bill Callahan Sometimes I Wish We Were An Eagle (Drag City, 2009) è il 14° disco di una carriera. 9 canzoni, o meglio, 8 canzoni ed un’invocazione a comporre una raccolta di racconti come un novelliere novecentesco, come le Nine Stories di J.D. Salinger.
con quello stesso carattere forte e lo sguardo straniato e sardonico, quel surrealismo virato al nero, il fare schivo e quel sorriso amaro. sono storie disilluse e umane di pietà e di lucido raziocinio narrate con voce ferma e calda, con quel timbro che è ormai divenuto inscindibile cifra assoluta di Callahan. per quella voce e per quelle canzoni qualcuno ha voluto scomodare i nomi di Leonard Cohen o di Randy Newman. il confronto è plausibile e non bastante allo stesso tempo, perché credo sia giunto il tempo di aggiungere una sedia al grande desco della canzone americana, di far stringere i presenti e di cominciare a pensare a Bill Callahan come punto fermo e termine di paragone.
e poi c’è altro e ancor di più: oltre gli arrangiamenti d’archi e a quel fare stralunato, le turcherie (The Wind And The Dove) e il cameo di Joanna Newsom (Rococo Zephyr), oltre a quelle due gemme poste ad aprire e chiudere il disco (Jim Cain e Faith/Avoid) come due leoni sulle colonne d’Ercole, oltre a tutto questo c’è l’inatteso ritrovamento dell’anello mancante della teoria evolutiva della musica americana: il punto di contatto inatteso ed indolore fra la ballata country folk e il soul. semplicemente stupefacente e straniante in mutua e docile gioia.
non ho molto altro da aggiungere, non ora almeno. consegno il disco a chi vorrà e rinnovo il benvenuto ad un capolavoro giunto per restare. e per molto tempo ancora…
Bill Callahan Sometimes I Wish We Were An Eagle
(link rimosso su richiesta della Drag City Records. vedi commenti)
dénghiù!
pietra miliare!!!!
barba e capelli lunghi raccontano cose. Un Bill Callahan così non lo avevamo mai visto. e ascoltato.
Preziosissimo, as usual. In un click vengo edotto del tripallico Callahan, del live del vecchio quadripallico, di un nuovo album di Terry Callier e soprattutto del colpo basso di Steve Earle (“Townes”!!!!). Mai come oggi vale il motto del vecchio Yusuf: “Look at me, I am old but I’m happy”. Thanks, carissimo.
You’re my pusher
assicuro chi mi ringrazia che il piacere resta mio!
soprattutto se si parla di dischi come questo!
Pietra Miliare è appellativo ingombrante, ma la direzione è più o meno quella: il tempo, come sempre, farà il resto!
Diego sarà solerte (come sempre) ad avvertire eventuali avvistamenti del neo barbuto e cappelluto… ci conto!
all’ottimo Hank il plauso per aver colto in un sol colpo il poker proposto e per aver rispolverato il concetto originale delle tre palle (che divengono quattro nell’epifania canadese)!
da tempo mi riprometto di approfondirne dogmi e ragioni, ma necessiterebbe l’apporto di uno conoscitore come te! mai dire mai!
a presto
@Lucien
Pushin’ Too Hard
Stasera sto ascoltando “Rococo Zephyr”. Ho i brividi.
Il suo concerto, lo scorso anno, è stato incredibile. Spero torni presto da queste parti.
grande!
Staff Benda Bilili! Sono fantastici 🙂
già sai
non conosco Bill molto bene a parte il lavoro del 2007….che mi era piaciuto molto…quest’ultimo è a livelli ottimi…tenete conto che il mko gruppo preferito sono i Radiohead e ascolto moltissima elettronica…Bill è proprio quello che ci vuole per cambiare….poetico
lieto di essere utile ad introdurre “proprio quello che ci vuole per cambiare”!
benvenuto Paul_Kokac, e lieto di ripresentarti Bill Callahan. se vorrai potrai ascoltare i suoi lavori precedenti a nome Smog, esplorarli. io lo consiglio senza voler essere insistente. di certo “questo” è grandioso!
a presto
Ricevo questo mail dalla Drag City Records e credo sia giusto renderla di pubblica dominio.
Hello
I’m writing from Drag City Records in London.
Please REMOVE the following link:
http://rapidshare.com/files/214375441/BillCallahan_SometimesIWishWeWereAnEagle.rar
This album is owned by DRAG CITY RECORDS & should not be available free for download on borguez.wordpress.com
Please let me know when this has happened.
Thanks,
Fred
Drag City, Inc.
Unit 409
Bon Marche Centre
241-251 Ferndale Road
London SW9 8BJ
United Kingdom
Ph/Fax: +44 (0)20 7274 9908
fr**@dr******.com
http://www.dragcity.com
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Ho risposto personalmente alla mail avvertendo che non sono il responsabile di quell’upload, ma ho solamente segnalato dove si trova. ho inoltre indicato alla Drag City altri 5 siti differenti dove è possibile trovare in download lo stesso disco.
rimuovo comunque il link, per correttezza, e per non incappare in balorde e inutili questioni legali.
non vorrei essere per nessun motivo il soldatino ucciso a guerra finita. a guerra persa:da loro!
a presto…
p.s. la mia mail qui ha fianco resta pur sempre disponibile per consigli e suggerimenti!