Boulpik
Konpa Lakay

e chissà che dopo il desert blues del Mali, il balkan beat, la congotronica, il kuduro, le primavere arabe elettroniche gli habitué dei sofà etnomusicologici non volgano le orecchie altrove; oltre l’ethio-jazz, la cumbia e la chica, fuori dalle melasse di bollywood e le devianze inguinali del baile funk magari arriva pure il turno di Haiti.
si perché è proprio nell’isola caraibica che si consuma uno dei paradossi socio-musicologici più vertiginosi di tutto il panorama sonoro dei cinque continenti: in un terra avara, impoverita e flagellata da catastrofi naturali e politiche si suona una delle musiche più divertenti e speranzose che si possano udire oggigiorno: la konpa (detta anche compas). quella interpretata da sei ragazzi dalla magrezza eloquente che si aggirano nei quartieri di Port-au-Prince come moderni troubadours a portare in giro gioia, ritmo, amore e speranza: in una parola sola Boulpik!
Franckel Sifranc è il leader anziano (arrivare oltre i 40 ad Haiti non è da tutti) di questo gruppo: fondatore e sostenitore di questa idea musicale che affonda le radici nella sua infanzia vissuta nel villaggio costiero di Dame-Marie, lontano dalla capitale ed immerso nelle musiche dei gruppi amatoriali che suonavano ti djaz (il piccolo jazz) che si distingueva da quello delle grandi orchestre intrappolate nelle hall degli alberghi di lusso. un suono fisico, materico riprodotto con strumenti artigianali, costruiti alla meno peggio nelle baracche con il tetto di latta. la chitarra matamò (sei corde di derivazione cubana), quella trè (dal numero ridotto delle corde), il banjo e la maniboula (un idiofono straordinario diretto discendente della marímbula cubana) assieme a maracas e kaskayèt (legnetti) a sorreggere la polifonia delle voci.

è lui stesso a raccontare la vita “spirituale” di questi troubadours metropolitani in un video promozionale dell’etichetta Lusafrica che si è accorta di loro ed ha prodotto il loro primo disco. e non poteva che essere la label parigina a testimoniare l’ennesima incarnazione della grande diaspora creola sparsa da tre secoli sulle sponde dell’Atlantico: Franckel Sifranc non si nasconde ed anzi rilancia con forza l’appartenenza spirituale al suolo africano; anche il singolo che hanno scelto per lanciare il disco parla un creolo comprensibile che non fa altro che ribadire il loro colore della pelle e la loro provenienza: questo è Nèg Dafrik!

cantare la gioia e la bellezza della vita in uno dei paesi più poveri al mondo è il vero ossimoro incarnato in queste dodici canzoni spensierate, che fanno ancheggiare dolcemente al ritmo quasi familiare di qualcosa di già udito (rumba congolese? una coladera?): la voce di Franckel Sifranc è ruvida quanto basta, potenziata sulla strada e lubrificata con qualche distillato di fortuna: di certo suona contemporaneamente antica e contemporanea ed è altamente contagiosa.

BoulpikKompa Lakay (Lusafrica, 2014) è una delizia e un toccasana, un formidabile antidoto contro le peripezie di questa vita bagascia che distoglie dall’essenziale: una piccola lezione esistenziale da sei ragazzi che non hanno perso di vista la gioia, la vita e la voglia di ballarci dentro.
Boulpik Twoudadou appunto.
buon ascolto

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