mi ritrovo a scribacchiare su di un mac di fortuna: il mio sta facendo una specie di tagliando in una clinica assai specializzata! o forse sarebbe meglio dire che ho la fortuna di poter avere un mac sul quale scribacchiare e che il mio tornerà al più presto, fresco e lavato come il culo di un neonato! preambolo doveroso per dire che in questi giorni sto leggermente trascurando il blog, ma non riesco a fare altrettanto con la musica, e, come un cane (vizioso) che si morde la coda, torno immancabilmente ad aver voglia di scrivere (o annotare) di musica. e quindi siamo da capo!
in questi giorni sta crescendo inesorabilmente la statura di un disco che affastella un ascolto dietro l’altro! Joe Henry è uno di quei cavalli di razza che si attendono sulla ribalta del rettilineo finale, molti allibratori tergiversano sulle quote e sul giusto tempo per la scommessa definitiva che lo consacri nel gotha del songwriting americano. a dire il vero, alcune sgroppate di grande classe sarebbero già state più che bastanti (a parere di chi scrive) per ascrivere il suo talento fra quelli memorabili di outsider di grande classe, ma evidentemente, grosse attese (major economicamente avide) e piccole ribalte circoscritte costringono Joe Henry ad un limbo incastrato fra popolarità mainstream e gloria underground!
quando qualcuno realizza un disco come Scar (2001, link) non credo si debba continuare a “pretendere” saggi di dimistichezza con la penna e la chitarra: addirittura in quel disco splendeva il genio armolodico di Ornette Coleman, e poi Brian Blade (di cui si è già detto), Brad Meldhau e Marc Ribot! ogni istante di quel lavoro mescolava talento e riconoscenza (di chi lo ascoltava)! ma, evidentemente, gli esami non finiscono mai!
da qualche mese è in circolazione questa undicesima fatica del buon Joe Henry: Blood From Stars (Anti) è un disco eretto, integro, consapevole e monumentale nel suo suono dritto e incontrovertibile. ha la classica faccia di chi sa da dove viene e conosce a memoria la strada da percorrere: strada diversa che unisce tradizione americana e jazz procedendo a ritroso e trasversalmente. crooning e bluegrass si incontrano, New Orleans e la fidata (e inconfondibile) chitarra di Marc Ribot affrontano un gospel nero e la più languida torch song! c’è assai in questo disco, così tanto che si è corso il rischio che la produzione dello stesso autore deragliasse e faticasse a trattenere tutte quelle briglie, e invece il disco è coeso e uniforme a restituire un colore preciso che sta fra le tinte della copertina e le sfumature di un blu notte! a tessere ed ordire tutta questa preziosa materia ci pensa la voce di Joe Henry che nel tempo è cresciuta in spessore e pathos: voce che suona familiare (ogni volta mi chiedo vanamente a chi assomigli) e sempre più consapevole della propria espressività!
confesso candidamente che queste atmosfere da qualche tempo non rappresentano esattamente la mia tazza di thé, ma è proprio quando si viene spiazzati e convinti su territori che propriamente non ci appartengono che si dovrebbe riconoscere la statura e lo stupore della bellezza. probabilmente uno dei dischi più “adulti” ascoltati quest’anno: per orecchie esigenti, educate e definitivamente condannate ad ascoltare!
Joe Henry Blood From Stars
(link rimosso – come richiesto)
mi sembrava strano che te lo fossi perso! ti consiglierei anche, se ti fossi perso anche quello, il disco che henry quest’anno ha prodotto per allen toussaint ‘the bright mississippi’ (oltre a lui e al piano magico di toussaint suonano: marc ribot, david pitch, brad mehldau, don byron, nicholas payton, joshua redman e jay bellerose.. t’è capì? :D)
sai qual’è lo strano?
lo strano è che il tempo fugge, si stringe e si rattrapisce: esso manca!
e quindi la stranezza di cui sopra è da attribuire al tempo (il mio) inconsistente di fronte alla caterva (misura vaga e assai evocativa) di dischi da ascoltare!
The Bright Mississippi se ne stava pazientemente il coda in attesa che giungesse il suo turno di ascolto: la tua raccomandazione gli ha fatto fare un bel balzo in avanti ed è finito direttamente in onda dagli altoparlanti del mio stereo!
così, mentre la Anti provvede solertemente a tirarmi le orecchie per la pubblicazione del disco di Joe Henry, io, zitto zitto, aggiungo questo Toussaint prestigioso alla lista dei miei ascolti (cliccare sulla copertina porterà consiglio)!
così ti ringrazio birdantony, per il suggerimento, per il buongusto e per l’attenzione che riservi a queste pagine!
a presto
p.s. Solitude sulle corde della chitarra di Marc Ribot è infinita bellezza!