è capitato a tutti (credo) di cadere vittima di un brano killer (in terra italiota lo chiamano tormentone). non mi riferisco a quelle hit che nello spazio di poche settimane invadono radio, televisioni e spot, ma piuttosto di un brano a stretto uso personale, quasi privato, non necessariamente di consumo diffuso. un brano ascoltato per caso, inavvertitamente, che si appiccica addosso con fare mieloso ed ottuso, qualcosa da ascoltare in loop, inebetiti. a me capitò nella primavera 2010 con questo brano…
Nuru Kane Number One Bus, autore e titolo del brano (e del disco) che uscirono nel 2010 per l’etichetta Iris Music. l’ho ascoltato assai incapace di spiegarmi lucidamente il perché di tanto ardore: forse quella bella chitarra dal ciondolare maliano, o per la voce diseducata e rauca, o per quel piglio alla Nesta Marley o per tutte queste cose assieme. fatto sta che ne godetti appieno senza farne menzione ad alcuno, silenzio sul blog e solo con un buon annetto di ritardo lo pubblicai su uabab (qui).
ma il nome di Nuru Kane è rimasto annotato nel mio taccuino personale nell’attesa di un futuro disco che disvelasse meglio e più compiutamente il significato di tanta dissennata passione. sapevo da qualche tempo che il 25 febbraio 2013 era la data prevista per il suo nuovo lavoro per l’etichetta Riverboat e così ieri sera ho proceduto all’acquisto a scatola chiusa.
Nuru Kane è un ragazzo senegalese nato nei ’70 nella capitale Dakar, la sua mamma lo chiama Papa Nouroudine Kane ma un buon nome d’arte è il giusto viatico per affrontare l’emigrazione che accomuna da decenni molti figli d’Africa. già nel ’90 è a Parigi con la sua chitarra, ma la kora e le percussioni del suo paese lo attraggono: in più un viaggio in Marocco produrrà la scintilla per innamorarsi del guimbri strumento principe della tradizione musicale gnawa. forma a Parigi i Byefall Gnawa assieme a Djeli Makan Sissoko al n’goni e tama e Thierry Fournel all’oud, alla chitarra e alla sanza. l’invito del gruppo al celeberrimo Festival Du Desert nel Mali (era il 2004) pone Nuru Kane sotto le attenzioni della Riverboat Records e lo scopo del nostro ambizioso protagonista è praticamente raggiunto. esordio nel 2006 con Sigil (Riverboat) e secondo disco nel 2010, Number One Bus appunto.
Exile (Riverboat, 2013) esce dunque ora con un certo carico di attese sia da parte mia che di tutti coloro che continuano a porgere i padiglioni auricolari al grande continente. Exile, è bene dirlo, è figlio di quel meticciato sonoro di cui Nuru Kane si vuol fare bandiera, un mix di culture che il nostro pretende di incarnare ed abbracciare in un sol colpo: forse qui risiede il pregio ed anche il limite di tanto desiderio. nello spazio di 11 brani si passa dal Medio Oriente al blues (sia quello afroamericano che quello maliano), dalla gnawa al reggae (con declinazioni ragamuffin’ e ska), dalla spiritualità sufi ad una sbandata gipsy ispanica (il picco più basso del disco). il tutto è però tenuto assieme dall’entusiasmo di Nuru Kane e dalla sua voce che si staglia netta ed adulta e che oramai non ha timore a cantare in wolof, in francese, in inglese e pure in spagnolo (sic!).
tanti gli strumenti, almeno quanto le direzioni a cui si rivolge il disco: chitarra, oud, kora, n’goni e guimbri fra i cordofoni, calabasse, bendir e djembe fra le percussioni e poi mbira, nacchere e chissà cos’altro!
il ragazzo conosce da tempo il mercato occidentale e sa come ammaliarlo: la produzione è pettinata ed educata, i suoni ammorbiditi all’uopo e le divagazioni sapientemente dosate. è un poco lontana l’urgenza scazzata e divertita di quel singolo che mi innamorò ma il ragazzo sta crescendo ed era bene tenerlo d’occhio.
al solito lo dispongo all’attenzione di coloro che ancora porgono i padiglioni auricolari verso la terra d’Africa (come si diceva sopra), e buon ascolto.
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Padiglioni auricolari *sempre* orientati verso il continente africano 🙂
Lo avevo avvistato giorni fa, oggi mi sa che lo ascolto 😛
sapevo che sarebbe comparso nel tuo blog .vecchi brani preferiti Sigil ,Talibe, Nabi , Maman .
http://www.youtube.com/watch?v=GXWfbYK3sx4
concordo sul pezzo in spagnolo ma si sa che i musicisti spesso vogliono divagare , prendere altre strade , divertirsi …
http://www.youtube.com/watch?v=qjzXm2qhIm4
perdonato
il fatto di diventare “prevedibile” è per molti versi un buon indice di attendibilità e per altre vie qualcosa da cui vorrei rifuggire. ma al cuor non si comanda e cado volentieri vittima delle mie passioni.
proverò a sfuggire restando fermo.
grazie come sempre per le integrazioni preziose,
a presto