Finalmente è arrivata… si è fatta un po’ desiderare, come tutte le belle donne… l’abbiamo sognata, agognata, aspettata avvolti tra le coperte, sotto tristi coltri di nebbia… eppoi… finalmente è arrivata in tutto il suo splendore, calda… sensuale… e maledetta! Anche un po’ in ritardo… sì, proprio come una bella donna! Qualcuno si è anche spogliato prima del tempo, ma lei, con un colpo di coda e un po’ d’acqua… ha subito placato i bollenti spiriti… ricordando a tutti i suoi amanti:“Ci si spoglia solo quando lo dico io!”
Quasi sicuramente molti di noi, tra un mese o due, in un pomeriggio torrido e urticante qualsiasi la malediranno… proprio come si fa quando si incontra una femme fatale… ma lei è così, abbacinante e solare il giorno, fascinosa e imbrillantata di stelle la notte… sì, è proprio lei, è così… io la amo e la odio… è Sua Maestà l’Estate!
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E con l’estate sono arrivati i primi bagni, le spiagge, Charles Trenet, i bikini, gli occhiali da sole, le creme solari, i quotidiani sulle sdraio sotto gli ombrelloni, i papà in bermuda e zoccoli del Dottor School’s che fanno rumore sulla strada, mentre di sera con passi lenti, pesanti e pigri, si dirigono verso le gelaterie, a caccia di orge al glucosio, con ragazzini euforici al seguito che gli corrono tutt’intorno urlando improbabili nomi dei loro eroi androidi alieni manga; ragazzini che si sfiniscono in corse senza sosta mimando figure allegoriche che fanno ricordare un misto di arte marziale e spensieratezza infantile… Che Bello (…i ragazzini)! Eppoi ancora, motorini che rombano nella notte, risa sguaiate, e rumori di fuochi d’artificio in lontananza… con stupori di sguardi bovini che osservano: “si accende, risplende, s’incendia e rimane in aria… la vampa che sorride nel cielo buio e si stampa” che fanno presagire notti con ventagli che si agitano, e corpi di coppie di coniugi che giaciono esausti su letti matrimoniali a 50 centimetri di debita distanza l’un dall’altro… ma ora basta con questi miei ricordi fine anni ’70, lisergici e anche un po’ vintage del resto… direi quasi psichedelici! Bah… sarà colpa della segale cornuta, del caffè col mexcal… o di Rosita… chissà… sì, ma che è successo… poi?
Quest’oggi, miei cari e indefessi lettori si parla di una coltivazione arborea, si parla della Palma da Cocco (Cocos nucifera L.).
Della famiglia delle arecaceae, è originaria delle regioni tropicali dell’Oriente, è oggi coltivata sia nel continente asiatico (India, Ceylon, Indonesia) che in America centrale e meridionale (Messico, Brasile,Santo Domingo); in Africa i paesi maggiori produttori sono il Mozambico, la Tanzania, ed il Ghana. Il nome specifico nucifera deriva dal latino, con il significato di portatore di noci.
La Palma da cocco è una pianta molto longeva, che può arrivare ad oltre 100 anni di vita (è come me!); ha un tronco unico, alto 20-30 metri, con corteccia levigata e grigia, segnato da cicatrici anulari.
Le foglie, lunghe da 4 a 6 metri, sono pennate, composte da foglioline lineari-lanceolate. Le infiorescenze, che nascono all’ascella delle foglie (ma profumano ugualmente!), avvolte da una spata carenata, sono degli spadici ramificati in cui i fiori femminili sono disposti alla base e quelli maschili in alto (un po’ come succede per i bagni pubblici all’ippodromo!). I fiori hanno petali lanceolati, 6 stami e un ovario formato da 3 carpelli saldati.
L’impollinazione è incrociata (vedi 69 del Kamasutra) di tipo anemofilo o entomofilo. Il frutto, grosso quanto una testa d’uomo (anche se dipende dall’uomo, il mio amico Pierpaolo detto er capoccione non fa “testo” …appunto!) e pesante da 1 a 2 kg, è una drupa con epicarpo sottile, liscio e di colore grigio-brunastro, mesocarpo fibroso, spesso da 4 a 8 cm ed endocarpo legnoso; essendo leggero esso può essere trasportato dal mare a grandi distanze e mantiene a lungo la sua germinabilità.
All’interno è contenuto un unico seme, ricco di sostanze di riserva localizzate nell’endosperma (non pensate a male!) che è in parte liquido (latte di cocco che si beve!) e in parte solido (polpa che si mangia!). Al momento della germinazione dell’embrione, la radichetta fuoriesce da uno dei tre poli germinativi visibili anche dall’esterno.
La Palma da cocco cresce bene su terreni sabbiosi, salini, richiede luce abbondante e piogge regolari nel corso dell’anno. La Palma da cocco è probabilmente la palma più coltivata al mondo. Le noci di cocco rappresentano una delle principali fonti di reddito per i paesi produttori poichè da esse si ricavano un’infinità di prodotti. Anche altre parti della pianta sono comunque usate, come le foglie, con cui si realizzano cesti, coperture di tetti, o le gemme terminali della pianta ormai adulta che costituiscono un ottimo cavolo-palmizio, o ancora la linfa zuccherina che viene fatta sgorgare con opportuni tagli da alcune infiorescenze e dalla quale si ricava una bevanda alcolica nota come Toddy o vino di palma, ne avete mai sentito parlare? Forse è più nota col nome di Palm Wine, in Africa, sotto i fumi del suo alcol, si sono scatenati movimenti musicali molto interessanti, noti col nome appunto di Palm Wine Music… se siete curiosi vi suggerisco un disco… questo! e un post… quest’altro!
E se vi interessa l’argomento, vi consiglio anche la lettura di due libri: Jazz e vino di palma, grande classico della letteratura africana, questo volume è composto di otto racconti: due imperniati sul grande musicista di jazz John Coltrane ed altri di satira politica che fecero censurare il libro per anni in Congo. Autore eclettico, insieme poetico e ironico, Dongala sconfina anche con umorismo e sensibilità nella fantascienza; pur trattando argomenti vari, si sofferma spesso sul tema dell’infanzia e non ha mai smesso di interrogarsi sulle sorti del mondo e in particolare sul destino futuro dell’Africa, l’altro libro è di Tutuola Amos e s’intitola Il bevitore di vino di palma (raccolto qui), libro onirico e visionario scritto dal nigeriano Tutuola al quale ha creato numerosi problemi di censura col regime nigeriano perché inizialmente considerato troppo filo-occidentale (tutte cazzate del regime!).
Ma ora ritorniamo a bomba (che è anche il cane di un mio pispante amico), ritorniamo a Sua Maestà l’Estate, …”e tornerà un altro inverno, cadranno mille petali di rose”. Sissignore sto parlando del grande Bruno Martino, personaggio sicuramente sottovalutato dal nostro belpaese che incise nel lontano 1960 un brano intitolato Estate destinato poi a diventare uno standard jazz from italy riconosciuto in tutto il mondo e suonato da musicisti di indubbio valore, uno per tutti João Gilberto con la sua chitarra, ma anche gente del calibro come Chet Baker, Michel Petrucciani, Mina, Massimo Urbani, Vinicio Capossela, Mike Stern, Sergio Cammariere (sic! n.d.c.), etc. etc. (non si possono menzionare tutti!) Mi piace l’idea di scrivervi la lirica (il testo di Bruno Brighetti) di questo pezzo struggente e malinconico, ma fradicio zuppo di poesia, e tremendamente estivo, leggete che roba!
Estate
Sei calda come i baci che ho perduto
Sei piena di un amore che è passato
Che il cuore mio vorrebbe cancellare
Estate
Il sole che ogni giorno ci scaldava
Che splendidi tramonti dipingeva
Adesso brucia solo con furore
Tornerà un altro inverno
Cadranno mille pètali di rose
La neve coprirà tutte le cose
E forse un po’ di pace tornerà
Estate
Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore
L’ estate che ha creato il nostro amore
Per farmi poi morire di dolore
Estate
Ahhh… Quanta speme..! E chissà quante calde lacrime d’innamorati, ascoltando questa splendida canzone hanno innaffiato aridi terreni, rendendoli così fertili, lussureggianti, virgulti, vivi e verdi come la speranza… che è veramente dura… a morire!
Mi piacerebbe un giorno cantarvela questa canzone… face à la mer… con la mano destra poggiata sul cuore infranto… e con lo sguardo semispento… naufragato nell’onda del piacere… ma purtroppo i rumori che emetto con quel che resta delle mie corde vocali non le si addicono proprio…Tuttavia, vostro malgrado, sono in vena di puro e mero “esibizionismo”, e siccome il buon borguez tempo addietro scatenò la curiosità del web a causa di alcuni miei commenti poco ortodossi punkstilnovisti… eccovi serviti! (Alla faccia del bicarbonato di sodio e dell’anonimato che odio!!!) Ho deciso quindi, che vi farò sentire come soffio dentro il mio strumento… il sax… in una straziante, folle, delirante e very alcolica “verscion miocardica”, da solo… con pulsazioni rigorosamente irregolari, continui e repentini cambi di fronte e sbalzi di temperatura corporea, col mio cuore malato e inquieto, e con uno dei miei inseparabili compagni di vita… un baritono Conn M12 modello Naked Lady, che guardando il tatuaggio che gli hanno fatto appena nato, più o meno dovrebbe avere l’età del premier (anche lui da giovane cantava su navi da crociera… sulla west coast americana però!), e che, se un giorno mai dovesse ritrovarsi a Palazzo Grazioli, o a Villa Certosa (non credo proprio!), con le sue performance (ardite e audaci!) durante baccanali e festini vari farebbe impallidire gli ormoni imbizzarriti del Cavaliere, e dell’intero Consiglio dei Ministri! Tutto ciò avverrà sul prato di casa mia …a Greenfield …en déshabillé …a piedi nudi …e a mani nude …nella speranza che le mie calde lacrime possano rinverdire il mio prato …e l’anima mia …perennemente innamorata e mai corrisposta…
E se proprio il cuore non ce l’avete più (perchè lo avete dato al gatto! O al premier!) …e quindi non ce la fate nè a vedermi nè ad ascoltarmi, peggio per Voi! Del resto potete sempre lanciarmi una ciabatta (possibilmente un’ infradito di gomma che è più leggera!), o che so …magari degli ortaggi …a foglia però!…ma fate attenzione a non rompere lo schermo del vostro computer …Io, del resto …non ve lo rimborso di certo!
Concludo dedicando questo piccolo videoclip amatoriale e senza pretese, fatto a mano (ma anche coi piedi!), ad un “fenicottero rosa” della riviera ligure, nella recondita speranza che oltre a curare mostre di arte contemporanea, riesca anche a curare e perdonare un vecchio errore, fatto da un cuore malato e un po’ irrequieto che oggi cerca solamente pace (come dice Bruno Martino), nient’altro! …e anche a tutti gli innamorati del mondo …specialmente a quelli non corrisposti!
E infine …Buona Estate a tutti Voi …Dolci Compagni Innamorati …e anche ai timidi che si nascondono dietro l’anonimato! …Io, per quanto mi riguarda…oltre al nome…oltre al cuore…stavolta ci ho messo anche la faccia!!!
La Strozzaquartini Production Entarteinment (S.P.E.) è lieta di presentarvi Costantino Spineti, al sax baritono, che si esibirà in una versione miocardica di Estate di Bruno Martino. Buona visione!
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=m2rpuHfmm0g]
grande Costantino … il Manu Dibango dell’agro pontino!
Pingback: Ortometropolis/3 di Costantino Spineti « borguez
il sun ra(w) della pianura padana!!
Sound verite’, fantastico!
Il Joe Ferguson della Romagna!
in realtà, caro Fabio, l’ascendenza di Costantino affonda le radici nella romanità più sana e verace. uomo d’urbe, di capitale!
ma qualcosa di romagnolo, in fondo, si potrebbe pure riscontrare!
sul fantastico sono d’accordo!
…più che Dibango, fratello Giulio Mario, sono Da banco, anzi da bancone…frigo!
…Sun Ra(w)…è bellissimo, a bassa fedeltà, “raw ‘n dirty sound”…Yeah…I like it! Thanx Punx…le tue foto col telefonino sono veramente bellissime…le amo!
…Fabio se ti riferisci a Joe Ferguson il funambolico DJ speaker radiofonico di Belfast…non posso che ringraziarti di un simile paragone! L’ho sempre immaginato (naked!) on the mic, on air alla radio, o che corre scalzo sulle verdi praterie irlandesi! Lo reputo un vero personaggio mitologico dei tempi moderni…Thank you Sir!
…Ha ragione borguez quando dice che sono un uomo d’urbe…ma senza capitale però!…e con una spiccata vocazione agricola e vitivinicola!
http://en.wikipedia.org/wiki/Romanesco_broccoli
http://www.ilcarcioforomanesco.it/
…la Romagna?…la adoro!
…due persone in particolare…uno è santo (Sangiovese)! l’altro (molto meno santo, ma soul-man!)… è il mio Amico borguez…a cui voglio un Bene dell’Anima!